“Abbiamo urgente bisogno di cambiare le cose: da una maggioranza di vaccini che va ai Paesi ricchi a una maggioranza che va ai Paesi poveri”, così si esprimeva Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) all’inizio di agosto.
L’urgenza e la necessità di una vaccinazione più inclusiva a livello globale contro il Covid-19 è un tema molto dibattuto e la sua attuazione è caratterizzata spesso da troppi ostacoli.
I dati aggiornati al 21 agosto continuano a mostrare una situazione drammaticamente sbilanciata tra Paesi ricchi e poveri. Nell’Unione europea è stata inoculata almeno una dose di vaccino al 63,2% della popolazione, negli Stati Uniti la percentuale è del 59,9% e in Israele ha raggiunto il 68%. In Africa, invece, il valore medio non ha ancora toccato la doppia cifra, nonostante spicchi il Marocco con il 46,7% per la prima somministrazione, ma molti Paesi non arrivano all’unità percentuale.
In Italia la prima dose di vaccino è stata ricevuta quasi dal 70% delle persone, oltre il 61% ha completato l’intero iter vaccinale, e gli scienziati richiedono ulteriori dati per poter valutare l’effettiva necessità di un’eventuale somministrazione aggiuntiva.
In contrasto con le indicazioni dell’Oms, Germania e Francia hanno già deciso di iniziare la somministrazione di una terza dose ai cittadini più fragili e a quelli di età superiore ai sessant’anni, mentre Israele ha incluso gli over cinquanta e dato il via alla nuova campagna vaccinale. Dall’altra parte dell’Oceano, sulla stessa scia, la Food and Drug Administration (FDA) ha recentemente autorizzato la dose aggiuntiva per alcuni individui immunocompromessi.
La rivista Nature schierata con l’Oms, anche per contenere il pericolo varianti
La rivista Nature il 19 agosto ha pubblicato un articolo che supporta le dichiarazioni dell’Oms sul posticipo della somministrazione aggiuntiva di vaccino. Quando la rivista è stata inviata alla fase di stampa, il 58% delle persone nei Paesi ad alto reddito aveva ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre il valore corrispondente per i Paesi a basso reddito si attestava ad appena l’1,3%.
“Focalizzarsi sui richiami quando a più di metà del Mondo mancano le dosi di vaccino, permetterà solo alla pandemia di durare più a lungo – afferma la rivista -. Infatti, gli scienziati non sanno quantificare l’extra protezione derivante dalla terza dose di vaccino; mentre, mediamente, è molto più probabile che una persona non vaccinata esposta al coronavirus si infetti e diffonda il virus rispetto a un individuo vaccinato. Non solo, le persone non vaccinate hanno anche il 90% in più di probabilità di essere ospedalizzate o di morire.”
Oltretutto, la maggior percentuale di popolazione mondiale vaccinata inciderebbe sul rischio di diffusione di nuove varianti del virus Covid-19. Questo è un punto caldo su cui ha fatto leva Soumya Swaminathan, responsabile scientifico dell’Oms, secondo la quale “togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti.”
In linea con la collega dell’Oms è la posizione di Bruce Aylward, Senior advisor to the director-general, organizational change: “ci sono abbastanza vaccini per tutti, ma non stanno andando nel posto giusto al momento giusto. Due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il Mondo prima che i richiami vengano dati a chi ha completato il ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione.”
I vaccini ci sono, manca la volontà
L’equità di accesso ai vaccini potrebbe essere vista come una questione di volontà più che di effettiva disponibilità, come sostenuto dal virologo Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di microbiologia e diagnostica di immunologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma durante un’intervista a Radio 3 scienza. “Se ci fosse un’evidenza per cui di fatto noi stiamo togliendo il vaccino ai Paesi poveri – ha affermato il virologo -, noi dovremmo rinunciare alla terza dose per portarla agli altri, sia perché è giusto sia perché da un punto di vista virologico è importante.
Un virus che circola nei Paesi poveri ritornerà da noi più cattivo e aggressivo. Quindi, se non lo facciamo perché siamo buoni facciamolo perché ci serve.”
Però la sua sensazione è che questo sia accaduto in una prima fase, mentre adesso i vaccini ci sono, c’è disponibilità economica, di produzione e di distribuzione, ma manca la vera voglia di aiutare questi Paesi a comprare i vaccini per loro.
La stessa opinione è stata recentemente espressa anche da Guido Rasi, professore ordinario presso l’Università di Roma Tor Vergata ed ex direttore dell’European Medicines Agency (EMA), il quale sostiene che il vero problema non sia la disponibilità delle dosi perché tante sono inutilizzate, ma la logistica.
L’obiettivo dell’Oms di vaccinare almeno il 10% della popolazione di ogni Paese entro la fine di settembre sembra lontano, non un miraggio, ma quasi. Una nota positiva arriva dall’Africa, dove qualcosa si sta muovendo seppure a rilento.
Buone novità per l’Africa
620 milioni di dosi di vaccino si prevedono in arrivo in Africa tramite la sola COVID-19 Vaccines Global Access (COVAX) entro la fine del 2021. I Paesi africani sono pronti a lanciare la campagna vaccinale, ognuno con i propri requisiti di stoccaggio, trasporto e amministrazione.
“È una grande e complessa operazione, ed è cruciale che sia pianificata bene, per assicurare le risorse sul posto e mantenere e aggiornare la documentazione, imparare e condividere le informazioni in tempo reale. I Paesi devono anche comunicare tutti i dati rilevanti al World Health Organisation (WHO), come usare e allocare i vaccini, tracciare i progressi e personalizzare il nostro supporto”, queste le parole di Phionah Atuhebwe, New Vaccines Introduction Officer with the World Health Organization (WHO) Regional Office for Africa.
L’appello rivolto dall’Oms ai Paesi ricchi per aiutare quelli poveri nell’acquisire le dosi di vaccino, come evidenziato dalla rivista Nature, dovrebbe prevedere proprio un maggior supporto a COVAX e l’espansione della produzione degli stessi vaccini, facilitata dalla sospensione temporaneamente dei brevetti.