Contro il turismo. Inedite forme di lotta dalla città alla montagna: esasperazione o idee per un abitare migliore? Confronto con il sociologo Alietti e l’urbanista Farinella (1) Trasformazioni urbane e lotte locali hanno una lunga storia. I limiti dell'opposizione e delle amministrazioni pubbliche

Contro il turismo. Inedite forme di lotta dalla città alla montagna: esasperazione o idee per un abitare migliore? Confronto con il sociologo Alietti e l’urbanista Farinella (1)

Trasformazioni urbane e lotte locali hanno una lunga storia. I limiti dell'opposizione e delle amministrazioni pubbliche

“Voi vi divertite e noi soffriamo”: recentemente i residenti di alcune zone della Spagna sono tornati in piazza contro l’invasione di un turismo predatorio che mette sempre più in difficoltà i cittadini di molte località in tutto il Mondo.

Intanto, in molte città italiane ha preso piede l’assalto alle key box, il sabotaggio delle cassette dove vengono riposte le chiavi degli affitti brevi utilizzate dai proprietari di appartamenti messi in locazione su portali come Airbnb per fornire le chiavi agli ospiti senza nemmeno accoglierli di persona. È la forma di lotta scelta dai residenti in città d’arte e turismo come Firenze, Genova, Venezia, Rimini e Milano, dove sono nati gruppi di attivisti che hanno coperto le key box con nastro adesivo. 

Gli slogan della protesta sono del tipo: “Meno affitti brevi, più case per tutti”, “Il tuo B&b, la nostra espulsione”, “Il tuo B&b, il nostro sfratto”, e segnalano non solamente l’insofferenza verso una presenza di visitatori “mordi e fuggi” che altera la vita sociale della città, ma anche una forma embrionale di resistenza ai processi di gentrification che espellono gli abitanti meno abbienti dai centri storici.

L’impatto di questo tipo di turismo, infatti, è non solo ambientale, ma anche economico e sociale, anzitutto per la crescita dei prezzi delle abitazioni nei centri abitati e nelle aree in prossimità delle attrazioni turistiche e, di conseguenza, la sempre minore disponibilità di alloggi residenziali. 

Ma anche in montagna si moltiplicano le manifestazioni di avversione da parte dei suoi (sempre meno numerosi) abitanti: si va dalla scritta “tourists go home” su una roccia vicino alle Tre Cime di Lavaredo al “too much” scritto in rosso sulla neve nei pressi della cabinovia dell’Alpe di Siusi, in Alto Adige. Cresce infatti ovunque un movimento di resistenza al turismo predatorio e sempre più elitario

Si tratta, dunque, di nuove e inedite forme di lotta che si organizzano “dal basso” contro gentrificazione e overtourism? Sono fenomeni effimeri destinati a scomparire, magari quando, come sta avvenendo in alcune città, le amministrazioni regolamentano gli affitti brevi? Sono movimenti interessati solamente al loro particulare (nuova edizione del vecchio NIMBY Not in My Back Yard-non nel mio cortile) o sono in grado di dialogare con soggetti sociali, studiosi e altre “forze del territorio” e articolare con loro visioni e progetti che tengono conto della complessità dell’abitare città e territori in trasformazione?  

Ne abbiamo parlato con Alfredo Alietti, docente di sociologia urbana, e Romeo Farinella, architetto, dell’Università di Ferrara. Con loro Agenda 17 ha sviluppato un ricco dialogo sui molteplici aspetti dell’abitare, che ha coinvolto studiosi ed “esperti laici” di molte città, a partire dal loro Manifesto contro la città autoritaria: per un confronto interdisciplinare sui luoghi dell’abitare.

Alfredo Alietti ha recentemente pubblicato per Mimesis “Interruzioni. Città, razzismo e politiche urbane”, e Romeo Farinella “Le fragole di Londra. Attraverso le città disuguali” per i tipi di Mimesis.

Il turismo invasivo, predatorio di cui abbiamo già parlato su Agenda 17 grazie anche al vostro contributo, si aggiunge come un nuovo tassello al costituirsi di una “città autoritaria”, una città di “pietre senza popolo” con forti ricadute sugli abitanti e sulle popolazioni locali.

Le proteste, inedite e diffuse, che si sono manifestate in molte città non solo italiane sono la nuova forma di lotta contro la gentrificazione e l’overtourism?

Alietti

“Queste lotte locali non rappresentano una novità tout court: la storia urbana è infatti caratterizzata dal contrasto ai processi di gentrification

Indubbiamente la novità sta nel peso dell’overtourism, che caratterizza un conflitto volto a ridefinire il luogo di vita in termini sociali e non solo esclusivamente da quali spazi estrarre valore senza nessuna ricaduta sugli abitanti. 

Di conseguenza, questa inedita frontiera della protesta mette in evidenza, ancora una volta, la svolta autoritaria che si offre nelle dinamiche di sviluppo socio-economico, le quali sottomettono la qualità delle relazioni tra umani e tra umano e ambiente al solo esclusivo paradigma economicistico che espropria il sociale dai suoi diritti.” 

Farinella

“Credo sia una forma di lotta ma non so dire quanto coscientemente contro gentrificazione e overtourism

Probabilmente è più una risposta a un disagio legato a condizioni locali che non una strategia politica e, infatti, nasce da movimenti di cittadini. 

La politica, sia conservatrice che progressista, su questi temi mi sembra molto ammaliata dalle sirene neoliberiste e non credo nemmeno che ci sia una relazione diretta tra i due fenomeni di causa-effetto. 

La gentrificazione delle città è un fenomeno di cui parla anche Karl Marx. Forse uno degli esempi storici più importanti di gentrificazione è il Central Park di New York: Olmsted, quando lo progetta, lo pensa come un parco ‘per i piaceri del popolo’, in una zona povera e popolare, ma poi la sua costruzione attira la ricca borghesia affaristica che costruisce edifici di lusso lungo il perimetro, mettendo in crisi l’idea di Olmsted di un parco dal cui centro non si doveva vedere la città.

Romeo Farinella, docente di Progettazione urbanistica presso l’Università di Ferrara (ⓒunife.it)

Gli anni Ottanta del secolo scorso vedono poi la nascita delle grandi operazioni di riqualificazione urbana, come il recupero urbano dei dock londinesi: una delle zone negli anni Cinquanta tra le più misere di Londra inizia a trasformarsi in un distretto finanziario, con appartamenti dai valori immobiliari impossibili per gran parte della popolazione. 

Esiste un filo che unisce questa operazione londinese con quanto sta capitando a Milano e lo ritroviamo nell’idea neoliberista di rigenerazione urbana gestita da società finanziarie e immobiliari, che relegano le amministrazioni pubbliche al ruolo gregario di “facilitatore”.

L’overtourism per come lo conosciamo oggi è esploso grazie alla concomitanza di diversi fattori che hanno riguardato vecchie e nuove città turistiche, ma anche territori. Un fenomeno che per alcune città potremmo rideclinare anche come ‘studentificazione’.

Gli effetti sono noti e una delle cause che li ha scatenati, al di là dei processi economici della globalizzazione, è l’ormai strutturale mancanza di politiche pubbliche e di risorse per avviare piani casa, costruzioni di studentati pubblici e investimenti nella mobilità pubblica, per riaffermare il diritto alla città per tutti. 

Promuovere visioni di futuro urbano basate solo sulla ricerca di eventi spettacolari o sportivi e di turismo mordi e fuggi evidenzia piuttosto l’incapacità di elaborare strategie di ampio respiro, lasciando le dinamiche economiche in mano a un capitalismo di rapina che ha come unica finalità la rendita.”

Le proteste possono essere la chiave per un ripensamento delle città che faccia attenzione alle necessità anzitutto dei loro abitanti e ai diritti di chi abita i luoghi di valore naturalistico?

Alietti

“Il conflitto in questione può assumere una sua forza emancipatrice nel momento in cui si determina effettivamente un radicale ripensamento della città e dei luoghi di vita colpiti da gentrification e di overtourism

Il problema è che si presentano due ostacoli essenziali. 

Anzitutto lo sfruttamento del patrimonio artistico e delle risorse naturali a fini turistici, che assume una retorica positiva per sé a cui non ci si può sottrarre pena la supposta minaccia di una minore ricchezza per il territorio e questa narrazione distorta sull’ineluttabilità del modello estrattivista trova un deciso consenso tra gli stakeholder locali e, in parte, tra le persone comuni. 

Alfredo Alietti, docente di Sociologia urbana presso l’Università di Ferrara (ⓒunife)

A ciò si aggiunge la logica estrattiva di AirBnB, che alimenta un circolo vizioso tra rendita e offerta locativa a costi abbordabili che espelle dalle città le famiglie più vulnerabili. Riflettere su questa configurazione in negativo è un passaggio ineludibile per ideare e progettare percorsi di giustizia sociale ed ecologica.”

Farinella

“Le proteste sono una risorsa per un Paese democratico perché alimentano forme di cittadinanza attiva. 

Non dimentichiamoci che il conflitto (ovviamente non violento) è una delle forme attraverso cui si manifesta la democrazia: senza conflitto la democrazia o è negata o è sedata dalle retoriche comunicative, che costituiscono una delle ‘armi’ usate dalla cultura neoliberista per stoppare forme di presa di coscienza collettiva.” (1_Continua)

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