“Non importa chi sei o da dove vieni, molti elementi della gravidanza sono universali” ha affermato recentemente la principessa Beatrice di York, riferendosi al suo recente parto prematuro.
Un tema – quello della prematurità – ancora scarsamente trattato e conosciuto, ma talmente importante che dal 7 aprile l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in occasione della Giornata mondiale della salute, lancia la campagna Healthy beginnings, hopeful futures, che per tutto il 2026 porrà attenzione sull’importanza della salute di madri e bambini come fulcro di famiglie e comunità sane e sulla costruzione di un futuro di speranza per la collettività.
Secondo dati recenti, avvengono circa 30mila morti materne durante la gravidanza o il parto, 2 milioni di bambini nascono morti e altri 2 milioni perdono la vita nel corso del primo mese dopo la nascita.
Se non saranno programmati interventi per migliorare la situazione, si stima che quattro Paesi su cinque non raggiungeranno gli obiettivi previsti dall’agenda Onu (Organizzazione delle nazioni unite) 2030 per migliorare la sopravvivenza materna, e un Paese su tre non raggiungerà l’obiettivo di limitare il fenomeno della mortalità neonatale.
L’Oms apre una riflessione sull’importanza di garantire l’accesso a un’assistenza sanitaria di alta qualità a tutte le donne che affrontano il delicato percorso della gravidanza e post-parto ponendo l’accento sia su possibili complicazioni fisiche che mentali.

Tra le azioni promosse dalla campagna spiccano investimenti efficaci per sostenere la causa ma anche attività di sensibilizzazione per rendere la società più consapevole delle complicanze e dei rischi della gravidanza per donne e neonati, tra cui il rischio parto prematuro, che rappresenta la prima causa di morte dei bambini sotto i cinque anni.
Dalle famiglie reali alle comunità più povere: ma è qui dove la prematurità è la prima causa di morte neonatale
Secondo il rapporto Oms Born too soon, nel 2020 la prematurità rappresenta la prima causa di morte neonatale a livello mondiale e uno dei principali rischi per la salute materna.
Secondo il rapporto, a livello globale circa 13,4 milioni di bambini sono nati prematuramente e 1 milione sono morti a causa di complicanze dovute alla prematurità. Circa un bambino su dieci nel Mondo nasce prematuro.
Si stima che in tutto il Mondo il trend delle nascite pretermine non sia mai stato significativamente ridotto, rendendo il fenomeno un rilevante problema di salute pubblica a livello globale.
Tuttavia, si riscontrano alcune differenze tra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati.
Come mostra il rapporto Oms, le percentuali di parti prematuri si differenziano a seconda della zona, con il tasso più elevato nell’Asia meridionale dove nel 2020 i nati pretermine hanno raggiunto il 13,2%, seguita dalle altre regioni asiatiche, Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda con percentuali inferiori all’8%.

Anche il tasso di sopravvivenza varia a seconda del luogo di nascita dei neonati. Il rapporto Born too soon osserva che solo un neonato su dieci nato prima delle ventotto settimane sopravvive nei Paesi meno sviluppati rispetto alla sopravvivenza di nove neonati su dieci nei Paesi ad alto reddito.

Italia in linea con i Paesi Ue. Migliora la sopravvivenza
Per quanto riguarda la situazione del nostro Paese, l’Italia presenta dei trend in linea con gli altri Paesi europei, come riportato nel rapporto ISTISAN 11/44 dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
I dati stimano che in Italia i nati prima della trentasettesima settimana rappresentano il 6,8% e i nati precedentemente alla trentaduesima settimana lo 0,9% del totale delle nascite. La percentuale di neonati con peso inferiore ai 2,5 Kg e a 1,5 Kg è rispettivamente del 6,8% e 1% del totale.
I bambini nati con peso alla nascita più basso hanno visto nel corso degli anni un miglioramento della sopravvivenza dovuto al progresso dei trattamenti tra cui la profilassi per la maturazione polmonare.
Per quanto riguarda la situazione del nostro Paese, l’Italia presenta dei trend in linea con gli altri Paesi europei, come riportato nel rapporto ISTISAN 11/44 dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
I dati stimano che in Italia i nati prima della trentasettesima settimana rappresentano il 6,8% e i nati precedentemente alla trentaduesima settimana lo 0,9% del totale delle nascite. La percentuale di neonati con peso inferiore ai 2,5 Kg e a 1,5 Kg è rispettivamente del 6,8% e 1% del totale.
I bambini nati con peso alla nascita più basso hanno visto nel corso degli anni un miglioramento della sopravvivenza dovuto al progresso dei trattamenti tra cui la profilassi per la maturazione polmonare.