L’Oms va riformata. Controversie con i governi nazionali, troppa burocrazia, eccessiva focalizzazione sulle malattie infettive sono i problemi I margini di miglioramento esistono, e l’Agenzia resta fondamentale per la salute globale, secondo l’epidemiologo Donato Greco

L’Oms va riformata. Controversie con i governi nazionali, troppa burocrazia, eccessiva focalizzazione sulle malattie infettive sono i problemi

I margini di miglioramento esistono, e l’Agenzia resta fondamentale per la salute globale, secondo l’epidemiologo Donato Greco

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è un’agenzia delle Nazioni unite, dunque i 194 Paesi del Mondo che ne fanno parte ne sono i proprietari.

“L’Oms – afferma Donato Greco, medico epidemiologo con una vasta esperienza nazionale e internazionale, consulente dell’Oms, già componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza Covid-19 – non ha nessuna attività di governo, non comanda, e se interviene in un Paese membro lo fa su richiesta dello stesso. Suggerisce tipologie e modalità di intervento basati su una robusta conoscenza scientifica, ma non li impone. 

Le possibili controversie tra l’Oms e i Paesi membri sono sovente legate al rifiuto, alla difficoltà da parte di questi ultimi ad accettare l’adozione di interventi pur supportati da conoscenze scientifiche.”

Donato Greco, medico epidemiologo e consulente dell’Oms (© Scienzainrete)

A fronte di costi limitati, l’Oms dà molto in termini di conoscenza, in particolare raccoglie e restituisce i dati delle sorveglianze che consentono a tutto il Mondo di conoscere la diffusione e le cause delle principali malattie infettive e non solo: dal colera alla malaria, ma anche le dimensioni di problematiche come l’antimicrobico resistenza. 

Inoltre l’Agenzia sanitaria mette a disposizione dei Paesi membri le linee guida sulle principali malattie frutto dell’aggiornamento quotidiano delle massime conoscenze scientifiche disponibili, a cura di comitati mondiali di scienziati indipendenti. 

 “Quando ho dovuto affrontare il colera in Uganda o l’Ebola in Centro Africa o in Liberia- ricorda Greco- la prima cosa che ho fatto è stato scaricare le linee guida dell’Oms specifiche che fanno tesoro delle esperienze fatte sul campo e pubblicate. Si tratta di un servizio di incalcolabile di valore, per costruire il quale l’Europa da sola impiegherebbe anni.”

Lo stesso Centro europeo per le malattie infettive, l’Ecdc di Stoccolma è gemellato con l’Oms europea, con la quale collabora in maniera molto fruttifera senza conflitti di competenza, avendo anche funzioni diverse.  

Rivedere strategie: margini di miglioramento nell’organizzazione.

Pur con la sua conclamata utilità, le critiche nei confronti dell’Oms non sono mancate, alcune strumentali, ma altre fondate. 

Si è lamentata un’eccessiva burocratizzazione. L’Agenzia sanitaria  è ingabbiata in regole internazionali tipiche delle agenzie Onu, ma anche delle agenzie europee, che ne limitano le possibilità di intervento. Resta anche  il problema dei conflitti tra l’autonomia del singolo Paese membro, l’Oms e i regolamenti sanitari internazionali.  

Si è, inoltre, osservato che l’Agenzia sanitaria mondiale si occupa prevalentemente di malattie infettive. “Questo – ricorda Greco –  deriva dal mandato Onu  che ha indirizzato l’intervento delle sue Agenzie, verso i Paesi in via di sviluppo, più bisognosi, Paesi dove le malattie infettive rappresentano la prima causa di malattia e morte. 

Una problematica che nei Paesi sviluppati come l’Italia è sembrata più remota.  Salvo poi accorgersi, in occasione della recente pandemia di Covid19, che si tratta di problemi che possono interessare pesantemente anche i Paesi più sviluppati.” 

Altra critica riguarda il fatto che l’Oms sia condizionata sostanzialmente da contributi privati che finanziano importanti programmi di profilassi di malattie infettive come l’HIV e quello per l’eradicazione della poliomielite, il più costoso fra tutti. “A questi programmi – afferma l’epidemiologo –  l’Oms potrebbe senz’altro rinunciare se gli stati membri decuplicassero il loro contributo. Per alleggerire l’impegno sulle malattie infettive si dovrebbe puntare maggiormente ad azioni di prevenzione semplici come assicurare la disponibilità di acqua potabile, lo scarico controllato delle acque reflue e dei rifiuti, servizi igienico-sanitari e igiene.” 

Si tratta di interventi di sanità pubblica essenziali che si stima siano in grado di prevenire 1,4 milioni di decessi e 74 milioni di anni di vita vissuti con disabilità. 

Sarebbe, inoltre, auspicabile un maggiore impegno dell’Agenzia sanitaria mondiale sul fronte delle malattie croniche non trasmissibili (malattie cardiovascolari, tumori, diabete…) principale causa di morte e malattia nei Paesi più sviluppati che cominciano a costituire una minaccia concreta anche in quelli in via di sviluppo.

Tali problematiche sono stati affrontate dall’Oms nel programma Global Health che nel più recente aggiornamento (2025-2028) riconosce che il Mondo è cambiato radicalmente dall’adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG- Sustainable Development Goals) dell’agenda Onu 2030 e stabilisce un programma ambizioso per la salute globale di fronte a sfide chiave, tra cui il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, le migrazioni e un ambiente geopolitico in rapida evoluzione, nonché alle opportunità offerte dal progresso della scienza e della tecnologia. 

A tal fine prevede di rinvigorire le azioni necessarie per rimettere in carreggiata gli SDG correlati alla salute e per aiutare i sistemi sanitari a prepararsi ad affrontare le sfide del futuro.  

“A fronte di ciò – conclude Greco- , non fa ben sperare il fatto che un Paese come gli Stati Uniti  decida di uscire sia dall’ Oms sia dagli accordi di Parigi per lotta al cambiamento climatico che influenza pesantemente i rischi per la salute ed in particolare le malattie infettive. In aggiunta a ciò, l’interruzione dei programmi dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), peserà gravemente sui programmi di profilassi delle malattie infettive e sulla salute globale. L’attività dell’Agenzia è stata interrotta per decisione del nuovo presidente USA Donald Trump che ne ha bloccato i fondi, salvo un eventuale ripristino per decisione della Corte suprema.

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