Generazione Z e lavoro: un futuro senza sicurezze, e  andare dallo psicologo è una strategia per capire e decidere. Conta più la qualità del lavoro che lo stipendio. Intervista ad Andrea Giaquinta I giovani hikikomori sono bloccati dietro uno schermo: bisogna imparare a gestire i media

Generazione Z e lavoro: un futuro senza sicurezze, e  andare dallo psicologo è una strategia per capire e decidere. Conta più la qualità del lavoro che lo stipendio. Intervista ad Andrea Giaquinta

I giovani hikikomori sono bloccati dietro uno schermo: bisogna imparare a gestire i media

No a like e cuoricini, sì al benessere psicologico. Il consulente delle risorse umane Andrea Giaquinta delinea in video il quadro generale  in cui si muove la Generazione Z, i giovani nati tra la fine degli anni Novanta ed il 2010.

La pandemia Covid-19 ha segnato un cambiamento radicale per la Generazione Z, ridefinendo il rapporto con il lavoro attraverso nuove tecnologie e nuovi modi di lavorare. La sicurezza del posto fisso lascia spazio all’incertezza, ma anche a nuove priorità: flessibilità, benessere mentale e ambienti lavorativi più stimolanti.

I giovani cercano orari adattabili, spazi verdi e open space per favorire la socialità, mentre il mondo aziendale fatica ad adeguarsi, mantenendo spesso schemi rigidi e gerarchici. L’alienazione digitale e il distacco dalla realtà impongono una nuova sfida: ascoltare e comprendere le proprie emozioni e riabituarsi alle relazioni con gli altri. Nel mercato sempre più competitivo, distinguersi diventa cruciale. Costruire un personal brand e sfruttare le piattaforme digitali sono strumenti essenziali per emergere nel mondo del lavoro. La speranza? Passa dalla formazione continua e dalla capacità di adattarsi a un mondo in rapido cambiamento.

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