Pesticidi nel piatto. Rispettato il Limite massimo di residuo, ma restano molte tracce negli alimenti. Il dossier di Legambiente La frutta è l'alimento più colpito, va meglio con quelli trasformati

Pesticidi nel piatto. Rispettato il Limite massimo di residuo, ma restano molte tracce negli alimenti. Il dossier di Legambiente

La frutta è l'alimento più colpito, va meglio con quelli trasformati

Solamente l’1,36% degli alimenti analizzati da Legambiente ha superato nel 2024 il Limite massimo di residuo (Lmr) di pesticidi ammesso o presentava sostanze non consentite o fitofarmaci ritirati dal mercato.

Il dato proviene dal dossier Pesticidi 2024, per il quale sono stati controllati 5233 campioni provenienti sia dall’agricoltura convenzionale che da quella biologica. I campioni, che includono prodotti animali e vegetali, appartengono a frutta, verdura e alimenti trasformati. 

L’indagine, condotta in collaborazione con Alce Nero, segnala un miglioramento rispetto al 2023. Inoltre, il 57,32% dei campioni è risultato regolare, privo di residui. 

Tuttavia, il 41,32% degli alimenti ha mostrato tracce di uno o più residui di fitofarmaci, con un 14,99% di monoresiduo e un 26,33% di multiresiduo. Questo rappresenta un lieve peggioramento rispetto al 39,21% registrato nella rilevazione precedente.

In Italia, a livello legislativo, il multiresiduo è consentito, a condizione che i singoli residui siano al di sotto dei limiti stabiliti. 

Si evidenzia, afferma il dossier, “una situazione che non ha registrato significativi miglioramenti, sia nell’uso di fitofarmaci in Italia, sia nei residui rilevati in frutta e verdura monitorate.”

“Nel valutare il rischio alimentare derivante dalla presenza di pesticidi – sottolinea il Dossier –  è fondamentale considerare il fenomeno del ‘multiresiduo’, che riguarda la presenza contemporanea di più residui di sostanze nocive in un unico campione. 

Questo può verificarsi quando un pesticida contiene più principi attivi, quando vengono applicati diversi pesticidi (come erbicidi, fungicidi o insetticidi) per combattere parassiti e malattie, oppure a causa della contaminazione durante la lavorazione degli alimenti, dell’assorbimento di residui persistenti dal terreno o della dispersione di sostanze chimiche da trattamenti effettuati su campi vicini. 

Le interazioni tra più principi attivi possono avere effetti diversi sull’organismo, a seconda della struttura chimica delle sostanze. Queste interazioni possono essere antagonistiche, additive o sinergiche, portando a effetti dannosi amplificati, irreversibili e perfino imprevedibili rispetto all’azione individuale di ciascun principio attivo.”

Multiresiduo soprattutto nella frutta

Tra gli alimenti, la frutta è la categoria più colpita, con più della metà dei campioni con multiresiduo (56,74%). In particolare, le pesche hanno registrato la percentuale più alta, con il 75,53% di campioni che presentano più residui contemporaneamente, seguite dagli agrumi (69,10%) e dai piccoli frutti (66,10%). 

La verdura ha mostrato percentuali decisamente inferiori, con un multiresiduo al 16,87%. Fanno eccezione i peperoni, che sono risultati con residui in quasi nella metà dei casi (44,94%), seguiti dalle insalate (39,13%) e dagli ortaggi da fusto (33,01%).

Per quanto riguarda gli alimenti trasformati, la percentuale di multiresiduo riguarda un alimento su dieci (11,59%), in calo rispetto alla rilevazione precedente. Tra questi, i cereali integrali trasformati e il vino risultano essere i più contaminati, con percentuali del 31,43% e del 18,86%, rispettivamente.

In questa situazione, decisioni come quella europea di rinnovare l’autorizzazione al glifosato per altri dieci anni costituiscono un grave ostacolo alla transizione ecologica e un danno alla tutela della salute degli agricoltori e dei consumatori 

“Riteniamo fondamentale – si legge nel dossier – adottare un modello che metta al centro l’agroecologia, promuovendo pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente. 

Le conclusioni sono chiare: l’Italia è pronta per compiere il passo decisivo verso la transizione ecologica delle filiere agroalimentari. La domanda di cibo sano, giusto e sostenibile cresce, con i consumatori che richiedono prodotti che rispettino i principi di responsabilità lungo tutta la filiera, dal campo alla tavola. Per raggiungere questo traguardo, è fondamentale ristabilire un equilibrio tra i tre pilastri della sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – assicurando al contempo un reddito equo e maggiore sicurezza per gli operatori del settore

Promuovere un modello agricolo virtuoso, capace di ridurre gli impatti ambientali negativi, rafforzare l’agricoltura integrata, investire in innovazione e puntare sull’agricoltura biologica e la ricerca, rappresenta l’unica strada percorribile. Un approccio del genere deve includere anche il sostegno all’agricoltura biologica per ridurre l’uso di pesticidi chimici e di sintesi.”

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