Senza merito: sempre più disuguaglianza economica e sociale, ma la concentrazione della ricchezza non è frutto di duro lavoro e abilità, secondo Oxfam Italia Dipende anche da un  fisco internazionale favorevole a ricchi ereditieri e multinazionali digitali

Senza merito: sempre più disuguaglianza economica e sociale, ma la concentrazione della ricchezza non è frutto di duro lavoro e abilità, secondo Oxfam Italia

Dipende anche da un fisco internazionale favorevole a ricchi ereditieri e multinazionali digitali

Mentre i miliardari americani Musk e Altman si sfidano sull’acquisto delle tecnologie di OpenAI e di X, i divari economici fra la popolazione continuano ad acuirsi. “La comunità internazionale è alle prese con numerose sfide: la necessità di accelerare la decarbonizzazione e combattere il cambiamento climatico, la necessità dei Paesi indebitati di mantenere lo spazio fiscale per investire nell’eliminazione della povertà, nei servizi sociali e nei beni pubblici globali, e la necessità di rimettersi in carreggiata per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. C’è un problema che rende molto più difficile affrontare queste sfide globali: la disuguaglianza.”

Si apre così l’appello della Pontificia accademia delle scienze sociali per “Tax Justice and Solidarity”, un recente convegno che ha visto la partecipazione di studiosi e alcuni leader politici mondiali, tra cui un solo italiano. 

Al centro il sistema fiscale internazionale, responsabile di molta di questa disuguaglianza, e l’elusione fiscale delle multinazionali, in particolare quelle che beneficiano di investimenti pubblici in conoscenza, tecnologia e infrastrutture.

Poco merito: la ricchezza è frutto di privilegi fiscali ed eredità

La globalizzazione ha favorito al ribasso le aliquote fiscali effettive per gli individui con un elevato patrimonio netto, che possono abbassare le tasse sfruttando la concorrenza fiscale internazionale e le opportunità di elusione fiscale.

Durante l’incontro, il premio Nobel Joseph Stiglitz ha proposto, anche a fronte del crescente protezionismo statunitense, un’architettura finanziaria globale basata su un’intesa globale guidata dall’Organizzazione delle nazioni unite (Onu): se gli Stati Uniti rappresentano il 20% della ricchezza globale, ha evidenziato, occorre unire il restante 80%. E, punto sul quale molti partecipanti si sono allineati, è necessario tassare i super-ricchi e le multinazionali digitali (le cosiddette Big Tech).

Anche Oxfam Italia ha organizzato un incontro sul ruolo dei sistemi fiscali nella lotta a povertà e disuguaglianze. Dove si collochino le responsabilità principali lo si poteva però già evincere dall’analisi presentata a gennaio, dal titolo indicativo “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”: la ricchezza, infatti, è sempre più spesso “ascrivibile a un sistema economico “estrattivo’” e l’acuirsi dei divari economici e sociali è frutto di scelte politiche che favoriscono chi è già in una posizione di vantaggio.

(Ⓒoxfamitalia.org)

“Un’inversione di tendenza è necessaria, ma il contesto politico la complica. La precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione – commenta il direttore generale di Oxfam Italia Roberto Barbieri – favoriscono proposte politiche che creano artificiose contrapposizioni tra emarginati e si prodigano nell’imprenditoria della paura. 

Proposte politiche che si vanno radicando negli Stati Uniti, con la rielezione di Donald Trump, e nel Vecchio continente, volte a soddisfare obiettivi di identità più che raggiungere effettivi risultati economico-sociali a vantaggio dei propri sostenitori più vulnerabili. 

Una politica dell’identità che tiene insieme più interessi contrastanti, ma avvantaggia di fatto solo chi è già in posizioni di privilegio.”

Quattro nuovi miliardari a settimana, ma la ricchezza è ereditaria

A livello mondiale, lo scorso anno la ricchezza dei miliardari è cresciuta di 2 mila miliardi di dollari, pari a 5,7 miliardi al giorno: ogni settimana sono nati in media quattro nuovi miliardari. Mentre la ricchezza dei dieci uomini più facoltosi è cresciuta in media di quasi 100 milioni di dollari al giorno, mentre 3,5 miliardi di persone vivono sotto la soglia di povertà. Come nel 1990: una situazione stagnante quindi da oltre trent’anni.

La ricchezza, inoltre, non solo è concentrata nelle mani di pochi, ma è anche legata in gran parte a rendite di posizione: oltre un terzo (36%) delle fortune dei miliardari deriva da eredità. 

“Ai super-ricchi piace dire che per accumulare enormi patrimoni ci vogliono abilità, determinazione e duro lavoro. Ma la verità è che gran parte della ricchezza estrema non è ascrivibile al merito. – ha aggiunto Amitabh Behar, direttore esecutivo di Oxfam International –. Molti dei cosiddetti ‘self-made men’ sono in realtà eredi di grandi fortune, tramandate per generazioni. È per questo, ad esempio, che la tassazione irrisoria o nulla delle grandi eredità è contraria a qualsiasi criterio di equità e non fa che perpetuare un sistema in cui ricchezza e potere restano nelle mani di pochi.”

Anche in Italia la situazione è in peggioramento

La stessa situazione si ripropone nel nostro Paese, dove da anni cresce la povertà assoluta

A metà dello scorso anno, il 10% più ricco delle famiglie possedeva oltre otto volte la ricchezza della metà più povera. Inoltre, il 5% di esse era titolare di quasi la metà della ricchezza nazionale (47,7%).

(Ⓒoxfamitalia.org)

Nel complesso, nel 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro, pari a 166 milioni al giorno: solo settantuno persone possiedono 272,5 miliardi di euro. 

E anche a livello nazionale il merito c’entra poco: come per la povertà, anche la maggior parte della ricchezza miliardaria (63%) è frutto di eredità e, al contempo, il sistema fiscale è percepito come profondamente iniquo dalla quasi totalità (85%) dei contribuenti.
Tutto ciò mentre, nel 2023, oltre 2,2 milioni di famiglie (5,7 milioni di individui) non avevano risorse sufficienti per i beni essenziali. L’andamento positivo del mercato del lavoro non ha ridotto la povertà assoluta, a causa del peso dell’inflazione sui salari reali, rimasti nel frattempo stagnanti. La dinamica del 2024 aggraverà ulteriormente il quadro, a causa del rallentamento economico e della scarsa efficacia delle misure di contrasto alla povertà introdotte.

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