DOSSIER EOLICO Sempre più pale per catturare energia pulita. Ma si alza anche il vento della protesta In Sardegna la prima legge sulle aree idonee e una legge alternativa nata dal basso

DOSSIER EOLICO Sempre più pale per catturare energia pulita. Ma si alza anche il vento della protesta

In Sardegna la prima legge sulle aree idonee e una legge alternativa nata dal basso

La corsa all’eolico ha visto depositare in Regione Sardegna circa 800 richieste di autorizzazione per la costruzione di impianti on e off-shore, pari a una potenza superiore ai 50 GW. Nel dettaglio, secondo i dati forniti da Terna, per la Sardegna si parla di richieste di allaccio 21,33 GW di impianti fotovoltaici, 16,63 GW di eolico a terra e 13,81 GW  di eolico in mare per un totale di 51,77 GW. 

Richiesta di connessioni per la Sardegna (Fonte Terna, gennaio 2025) Econnection: la mappa delle connessioni rinnovabilli

Dal grafico precedente, confrontando il totale di richieste di 52.2 GW agli 80 GW necessari all’Italia per raggiungere gli obiettivi al 2030, sembrerebbe che già la Sardegna da sola sia vicina al raggiungimento del target. Ma gli unici dati effettivi sono i progetti con nulla osta, cioè  quei progetti approvati che ancora non hanno il contratto di connessione, e i contratti STMD, ovvero i contratti con richiesta di connessione approvata che andranno in esercizio, mentre tutti gli altri sono solo potenziali. Quello che invece il grafico esplicita chiaramente è che in Sardegna c’è un surplus di richieste di connessioni, dovuto molto probabilmente alla mancata pianificazione, alla  facilità di richieste di connessione alla rete e alla corsa agli incentivi. 

Interessi contrastanti: il ricorso degli imprenditori e l’opposizione del movimento

Il 14 novembre 2024 il Consiglio di Stato, accoglie il ricorso presentato da una società proprietaria di parchi eolici intenzionata a ripotenziarli che mirava all’annullamento del decreto Aree Idonee, emettendo una  sospensiva di efficacia dell’art. 7 che attribuisce alle singole Regioni la facoltà di dichiarare non idonee alcune aree.  Fino al 5 febbraio le Regioni dovranno escludere dalle valutazioni future le aree già considerate idonee dalla normativa nazionale per impianti di energia rinnovabile.

Intanto, il 26 novembre 2024, il movimento Pratobello ‘24, presenta una proposta di legge di iniziativa popolare per “proteggere il territorio sardo dall’invasione indiscriminata di pale eoliche e pannelli fotovoltaici”, denunciando l’atteggiamento inerte e negligente della maggioranza del Governo regionale, chiedendo le immediate dimissioni della presidente Alessandra Todde e dell’assessore Emanuele Cani. 

Il Consiglio regionale sardo decide di non accettare lo stop alla discussione della legge regionale voluto dagli imprenditori, proseguendo l’analisi del disegno di legge n 45 poi approvato il 4 dicembre 2024 che contenente misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e la semplificazione dei procedimenti autorizzativi.

In un’intervista rilasciata a Telesardegna la governatrice ribadisce che la Sardegna  ha fatto la migliore legge a tutela del paesaggio e del territorio e di voler contribuire alla transizione energetica  superando le centrali a carbone ancora presenti sul suolo senza trasformarlo in territorio industriale.

La legge 45

La 45 è una legge di pianificazione per cui alle aree idonee sono dedicati i terreni industriali, le cave dismesse, i territori di risulta delle strade e delle ferrovie, le superfici dei capannoni industriali e agricoli e tutte le superfici di edifici pubblici e privati che hanno aderito alle comunità energetiche. 

Oltre a stabilire i criteri di idoneità, il disegno prevede uno stanziamento di 700 milioni di euro per comunità energetiche e impianti di autoconsumo per cittadini, imprese ed enti per produrre la propria energia. Per tutelare il territorio sardo dalla speculazione di società costituitesi con bassissimo capitale, allo scopo di usufruire dei finanziamenti, acquisire l’autorizzazione e poi rivenderla, il disegno sancisce l’obbligo di due polizze fideiussorie: una finalizzata alla corretta esecuzione dei lavori e l’altra tesa a garantire la dismissione dell’impianto. 

Secondo il calcolo dei tecnici della Regione ci sarebbe di gran lunga di che superare il burden sharing di 6,26 GW, lo zainetto assegnato fino al 2030. 

La condivisione degli oneri è uno dei nodi centrali del conflitto, ovvero l’assegnazione delle ripartizioni regionali dell’obiettivo Fer (Fonti energetiche rinnovabili) nazionale al 2030, che prevede che 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi gli 80 GW di nuova capacità rinnovabile attesa per la fine del decennio. 

La Sardegna rappresenta a tal proposito un caso emblematico, in quanto il Ddl pone un veto all’installazione di impianti rinnovabili su oltre il 99% del territorio e pone limiti al repowering (ammodernamento) degli impianti eolici esistenti

(© regione.sardegna.it)

Il dibattito pubblico: le lettere “minatorie” alla regione Sardegna da parte di aziende delle rinnovabili 

Il 12 novembre 2024 in una nota su Facebook, la Presidente Todde aveva reso noto di aver ricevuto lettere tese a diffidare il Consiglio a votare sul provvedimento,  da parte di alcune grandi società energetiche con interessi alla realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici nell’Isola, commentando così: “Non si è mai visto un privato, che persegue finalità di lucro, invitare un’assemblea legislativa democraticamente eletta e un governo regionale, nel pieno delle proprie funzioni tutelate dalla Costituzione e dallo Statuto, a non discutere di una legge. Noi perseguiamo il solo interesse pubblico e fino a quando saremo al governo della Sardegna non permetteremo a nessuno di minacciare, mettere veti o porre condizioni sulla pelle dei sardi.”

La scorso 14 gennaio nel comunicato stampa della Regione Sardegna si leggeva che la Corte ne ha accolto l’istanza escludendo dal procedimento una società privata attiva nel campo delle energie rinnovabili, che recentemente aveva tentato di condizionare il dibattito pubblico mandando una lettera di diffida al Consiglio regionale nell’esprimere un voto sulla legge 20/2024. “Una decisione importante anche in prospettiva futura, perché sancisce la preminenza dell’interesse pubblico rispetto a quello dei privati”, sottolinea Todde.

Il dibattito pubblico: la proposta di legge alternativa  Pratobello ’24 nata dal basso

Durante l’esame del Ddl, il Consiglio regionale ha dovuto fare i conti anche con nuove accese polemiche di attivisti e comitati promotori della legge di iniziativa popolare Pratobello ‘24

Manifestazione per Pratobello ‘24 a Cagliari ottobre 2024 (© rainews.it)

Si tratta di una proposta di legge frutto della collaborazione tra giuristi e attivisti, portata avanti da un gruppo di sindaci con in testa il sindaco di Orgosolo, Pasquale Mereu. 

Con questa proposta, i sardi intendono esercitare l’autonomia derivante dall’articolo 3 dello Statuto, in base al quale la competenza del legislatore in materia di edilizia e urbanistica non comprende solo le funzioni di tipo urbanistico, ma anche quelle relative ai beni culturali ed ambientali. 

Si chiede che il territorio sardo per le sue peculiarità, non possa essere assoggettato a procedure accelerate di semplificazione e si vuole imporre il divieto di realizzare infrastrutture di reti non previste nel piano energetico regionale e non strettamente funzionali al sistema elettrico della Sardegna. Con essa la Regione potrebbe legiferare in materia fino a bloccare i cantieri già in essere.  

Nel mese di novembre 2024 gli attivisti del movimento Pratobello ‘24 occupano l’aula consiliare della Regione, chiedendo di rimettere in discussione la loro proposta di legge, ma la governatrice dichiara che fare un percorso comune con la legge sulle zone idonee è impossibile: “Sono due leggi differenti. La Pratobello ‘24 è una sospensiva, che eventualmente sarebbe dovuta entrare in concorrenza con la Legge 5 (moratoria) che ha funzionato fino a questo momento. La legge 45 che stiamo portando avanti è invece una legge di pianificazione all’interno di una cornice nazionale che ci permette di utilizzare l’urbanistica come competenza primaria – poi prosegue – non ci siamo mai sottratti dal considerare come valore aggiunto alcuni spunti che sono arrivati dai comitati, abbiamo recepito le osservazioni di molti comitati, li abbiamo uditi nelle commissioni. Diverso è invece il voler utilizzare la Pratobello come una clava,  sicuramente questo non lo possiamo accettare.”

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