Pochi giorni fa il presidente della Provincia autonoma di Trento (PAT) Fugatti ha nuovamente firmato un decreto di abbattimento, questa volta nei confronti di M91. Nel giro di poche ore è stato ucciso un orso mai dimostratosi aggressivo verso l’uomo.
Oltre all’importanza del fatto in sé, sta diventando sempre più evidente che non c’è nessuna strategia reale per sviluppare una convivenza – difficile ma possibile – tra grandi carnivori e abitanti delle zone interessate. Si era già visto con il caso di mamma orso Kj1, quando la pelle dell’orso era stata usata come trofeo da chi cavalca la paura dopo avere favorito per motivi di marketing l’immigrazione degli animali, senza adottare per tempo alcuna strategia per dissuaderli dall’avvicinarsi all’uomo e per tutelare le greggi.
È stata vanificata la possibilità di “ascolto, confronto e trasparenza” rilanciata solo alcuni mesi fa dal Tavolo grandi carnivori. “La PAT – scrive il World Wild Fund (WWF) – è evidentemente consapevole che gli atti che adotta sono palesemente illegittimi e li adotta di notte e li fa attuare nel giro di poche ore proprio per impedire alle associazioni di ricorrere alla giustizia amministrativa, che finora ha sempre censurato tali scelte.”
Mancano trasparenza e informazione: la politica ignora ancora scienza e legge
Le associazioni sottolineano l’assoluta mancanza di collaborazione e trasparenza da parte della Provincia. I rappresentanti di WWF Trentino, Lipu di Trento, Enpa, Lav Trentino, Mountain Wilderness e Legambiente Circolo di Trento hanno infatti inviato una lettera a Roberto Failoni, assessore provinciale alle foreste, per ribadire come i membri del Tavolo dovrebbero agire secondo i principi di trasparenza e collaborazione, imprescindibili per la loro stessa partecipazione.
“Eppure – scrive Francesco Romito, loro rappresentante – si è scelto deliberatamente di non condividere alcuna informazione con il Tavolo, privando così tale organo della sua funzione primaria: costituire uno spazio utile e partecipato per la condivisione e l’informazione.” Oltretutto l’ordinanza, presentata di venerdì pomeriggio, ha impedito di fatto di poter presentare ricorso al Tar. La Lega nazionale difesa del cane (Lndc Animal Protection) ha quindi annunciato azione legale contro Fugatti per l’uccisione ingiustificata di un animale protetto, in violazione delle normative nazionali ed europee di tutela della fauna selvatica.
L’abbattimento, inoltre, non era necessario da un punto di vista scientifico, né l’esemplare poteva essere considerato pericoloso in base alla normativa vigente. L’orso era infatti già monitorato e, come rileva il WWF, pur avendo seguito un escursionista per alcuni minuti lo scorso aprile, non ha mai dimostrato comportamenti aggressivi anche a fronte del lancio di sassi da parte del turista. In alcune occasioni si era avvicinato ai centri abitati in cerca di cibo facile, dimostrando ancora una volta come siano gli errati comportamenti umani, e la mancanza di formazione, a indurre nella fauna selvatica atteggiamenti confidenti utilizzati poi dalla politica per legittimare scelte prive di fondamento scientifico.
Anche la Convenzione di Berna contro la scienza: il lupo è sempre meno protetto dalla politica
Nel frattempo anche il lupo rimane nel mirino della politica. La proposta europea di declassamento della specie da “rigorosamente protetta” a “protetta” è stata infine adottata dal Comitato permanente della Convenzione di Berna: la modifica entrerà in vigore fra tre mesi, a meno che almeno un terzo delle (cinquanta) Parti della Convenzione non si opponga. La Commissione europea potrà poi proporre un adeguamento della Direttiva Habitat.
E l’abbassamento della protezione potrebbe tradursi in sensazione di “licenza di uccidere”. A Frabosa Soprana, in provincia di Cuneo, un lupo è stato appeso a un cartello all’ingresso del paese. “Non è con il giustizialismo che si affrontano i problemi di convivenza tra fauna selvatica e attività umane – ha affermato l’assessore regionale allo sviluppo e promozione della montagna del Piemonte Marco Gallo -. Serve equilibrio.”
“Per questo – afferma l’assessore, rilanciando la promessa della partecipazione e coinvolgimento – avvierò subito un confronto con tutte le parti coinvolte, per costruire soluzioni concrete e condivise, nel rispetto del territorio e della tutela dell’animale.”
In un documento del 13 novembre, gli esperti del Large Carnivore Initiative for Europe (LCIE) hanno espresso preoccupazione per il declassamento: le decisioni sulla gestione della fauna devono basarsi, scrivono, su solide evidenze scientifiche e non (solo) su ragioni politiche.
L’abbattimento selettivo è infatti già consentito in caso di situazioni problematiche.
“Alla luce delle politiche globali ed europee volte a invertire la perdita di biodiversità, ripristinare gli ecosistemi e promuovendo la coesistenza uomo-fauna selvatica – conclude il documento – sembra importante che i lupi (e altri grandi carnivori) siano messi in condizione di vivere al meglio come componenti funzionali, interattivi e dinamici degli ecosistemi europei, tenendo in debita considerazione le percezioni, i mezzi di sostentamento e le attività delle comunità umane locali.”