Avevamo guardato con speranza e gratitudine alla campagna di vaccinazioni antipolio per i bambini di Gaza. Speranza perché, dopo un anno di guerra in quella Striscia che ormai è un “cimitero in cui si confondono macerie e resti umani” al limite del genocidio, il Fondo delle Nazioni unite per l‘infanzia (UNICEF), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il Ministero della sanità palestinese, l’ Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) e tante altre organizzazioni erano riuscite nel compito apparentemente impossibile di restaurare, almeno provvisoriamente, un aspetto del diritto internazionale.
Gratitudine per le centinaia di mobilitatori sociali, comunicatori cittadini e operatori di prima linea che avevano concretamente trasformato quell’accordo in un barlume di umanità.
Erano i giorni in cui (22 settembre) all’Onu si siglava il Patto per il futuro: oltre 4mila persone, tra capi di Stato e di Governo, osservatori, organizzazioni internazionali, società civile e organizzazioni non governative, si erano impegnate per un nuovo inizio delle relazioni internazionali in un Mondo multilaterale sui temi ormai ineludibili del clima, della pace, dei giovani e delle nuove tecnologie.
La speranza è durata pochi giorni.
Il 23 ottobre il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia ha dovuto rinviare l’ultimo ciclo della campagna di vaccinazione contro la poliomielite nel Nord di Gaza a causa dell’escalation delle violenze, degli intensi bombardamenti, degli ordini di sfollamento di massa e della mancanza di pause umanitarie. Le forniture e le risorse umane formate erano pronte per vaccinare 119.279 bambini. Non si sa se e quando le vaccinazioni riprenderanno.
Il 28 ottobre, la Knesset, il parlamento israeliano, ha messo al bando l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. La corte internazionale di Giustizia, nel pronunciarsi sulle misure cautelari richieste dal Sudafrica nel dossier con l’accusa di genocidio nei confronti dello Stato di Israele, aveva ordinato a Israele di adottare misure per prevenirlo, fra cui l’obbligo a cooperare con L’UNWRA.
Rilanciare una governance del Mondo in tutti i campi è necessità ormai ineludibile
Avevamo già segnalato l’impotenza dell’Onu e la necessità di una sua riforma a proposito della guerra in Ucraina, del ruolo svolto dall’Oms durante l’epidemia di Covid-19 e nella difficoltà delle Cop a far rispettare gli impegni presi sul clima.
Il nostro impegno è di dedicare ancor più spazio e attenzione al tema dell’urgente necessità di governance globale, all’analisi della crisi dell’Onu al monitoraggio degli impegni presi con il Patto per il futuro.
A partire dal sedicesimo incontro della Conferenza delle Nazioni unite sulla biodiversità (COP16), che si chiude oggi a Cali (Colombia), durante il quale si farà il punto sullo stato di attuazione del quadro globale in seguito all’adozione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF).