“Nel 2023 il Mondo è sfrecciato all’indietro rispetto alla promessa dei diritti umani universali del 1948, nonostante dall’altro lato si stia proiettando sempre più velocemente in un futuro dominato da una tecnologia senza regolamentazione. I passi indietro fatti sul fronte dei diritti umani non sono però avvenuti nel silenzio. Le persone di tutto il Mondo si sono opposte a questa regressione, dimostrando una solidarietà globale senza precedenti.”
Si apre così il rapporto 2023-2024 di Amnesty International, che analizza la situazione dei diritti umani in 155 Paesi, con esiti purtroppo allarmanti. A margine della presentazione del rapporto lo scorso 9 settembre, nel quadro delle iniziative organizzate dall’Università di Ferrara e dal Laboratorio per la pace Unife, abbiamo incontrato presso l’Istituto di storia contemporanea di Ferrara (Isco) Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, e abbiamo chiesto il suo parere riguardo al tema del rispetto dei diritti umani nel Mondo di oggi. Il discorso ha toccato vari punti che hanno costruito il quadro generale sullo stato di salute dei diritti fondamentali e delle democrazie mondiali.
L’attenzione al rispetto dei diritti umani riguarda anche l’Occidente
“Tendenzialmente, quando parliamo di violazione dei diritti umani, volgiamo lo sguardo – spiega Noury – verso Paesi che consideriamo lontani dai nostri standard di democrazia. Purtroppo però, sono sempre più numerose le violazioni che avvengono nel cosiddetto “primo Mondo” e che hanno portato l’Occidente ad aprirsi a scenari che, fino a pochi anni fa, avremmo ritenuto impensabili.”
Non esiste, quindi, una reale contrapposizione tra un “noi” e un “loro”. Discutendo sul rapporto tra diritti umani e democrazia, Noury evidenzia infatti un processo di erosione democratica: “Fin dalla sua nascita, Amnesty International non ha mai considerato i diritti umani come qualcosa di cui preoccuparsi solo oltre la frontier., Temi come la condizione delle carceri o la pena di morte sono ancora diffusi anche in Occidente, così come il trattamento delle persone migranti e dei richiedenti asilo.” Oggi quindi, senza nessuna distinzione, stiamo conoscendo una situazione di declino dei diritti a livello globale.
La crisi degli organismi internazionali
In un Mondo in cui la logica bellicista favorisce il disprezzo di ogni garanzia per la persona e per il corpo del “nemico”, Noury sottolinea come ci sia un enorme problema di leadership che abbia autorevolezza e autorità per tentare di rimettere le cose in ordine. A questo proposito afferma: “l’organo che dovrebbe garantire la pace e la sicurezza internazionale (Consiglio di sicurezza) è svuotato di ogni potere a causa dell’intervento di lobby standard e dell’uso del potere di veto.”
Nello scorso decennio, ad esempio, quattro/cinque membri del Consiglio di sicurezza sono stati coinvolti nella guerra in Siria, mentre attualmente nel Consiglio di sicurezza c’è un Paese che ne ha invaso un altro e c’è un altro Paese che, con forniture costanti di armi, alimenta il conflitto in Medio Oriente.” Il problema quindi, secondo Noury, ha origine qui: i rapporti degli ultimi cinque anni contengono schede su più di 150 Paesi e questo vuol dire che la situazione, complessivamente, sta peggiorando.
Cosa sta cambiando: l’importanza delle proteste della società civile
Se dovessimo immaginare una copertina del rapporto di Amnesty International con un segno grafico, secondo Noury avremmo la raffigurazione di un manganello e un missile, poiché le guerre da un lato e la repressione delle proteste dall’altro sono stati tratti dominanti del rapporto di Amnesty International.
Il simbolo del manganello per Noury ci dice però un’altra cosa: “c’è un Mondo che scende in piazza e lo fa costantemente dal 2022, dopo un periodo in cui le piazze erano rimaste ferme e vuote anche a causa del Covid. La protesta pacifica è però un segno positivo e ha fatto la differenza in due situazioni: Kenya e Bangladesh. In Bangladesh ha fatto crollare un regime autoritario, portando al potere un Nobel per la pace; in Kenya ha costretto il presidente a rimangiarsi una proposta di aumento delle tasse che sarebbe stata rovinosa per il Paese.” La piazza quindi, dice Noury, può richiamare l’attenzione: “nel breve periodo non è detto che porti a una svolta, ma nel lungo periodo non lascia che le cose restino invariate.”