Vaccinazione antipolio per i bambini di Gaza. Al via la seconda fase, quella risolutiva, dopo il successo della prima. Ma serve una tregua dei combattimenti La malattia è ricomparsa a causa della guerra, dice l’UNICEF

Vaccinazione antipolio per i bambini di Gaza. Al via la seconda fase, quella risolutiva, dopo il successo della prima. Ma serve una tregua dei combattimenti

La malattia è ricomparsa a causa della guerra, dice l’UNICEF

Tra il 10 e il 15 ottobre dovrebbe partire la somministrazione della seconda dose di vaccinazione antipolio ai bambini di Gaza. A circa quattro settimane dal primo ciclo di vaccinazione, si punta a chiudere con successo l’intero ciclo vaccinale indispensabile a fermare l’epidemia, impedire la diffusione della poliomielite e ridurre il rischio della sua ricomparsa, si rendono ora indispensabili nuove pause umanitarie.  La malattia era ricomparsa nel Paese dopo venticinque anni a causa del conflitto in corso, secondo il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia (UNICEF, United Nations International Children’s Emergency Fund).

Il ritorno della polio dopo oltre due decenni

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a metà settembre ha comunicato che si era concluso favorevolmente  con quasi 560 mila bambini vaccinati il primo ciclo della campagna di vaccinazione antipoliomielite di emergenza condotta nella Striscia di Gaza.

La campagna si era resa necessaria come risposta urgente alla circolazione della variante del poliovirus di tipo 2 (cV DPV2) a Gaza, che era stata trovata nell’ambiente lo scorso luglio e in un bambino di dieci mesi nel mese di agosto, dopo venticinque anni di assenza.

Un tempo causa principale di paralisi tra i bambini in tutto il Mondo, la poliomielite è molto vicina all’eradicazione, ma sta riemergendo, a causa dei conflitti, in Paesi che ne sono stati liberi per decenni. Si tratta purtroppo di un’ulteriore conferma di come fra le prime conseguenze delle guerre vi siano la crisi dei centri vaccinali e il rischio di epidemie

Fondamentale la tregua per il successo della campagna 

La poliomielite colpisce principalmente i bambini di età inferiore ai cinque anni, ma chiunque, a qualsiasi età, se non vaccinato può contrarre la malattia con conseguenze potenzialmente letali.

Non esistendo una cura per la poliomielite, il vaccino rappresenta infatti l’unica soluzione disponibile per proteggere i bambini, e più in generale la popolazione, nella Striscia di Gaza e nei Paesi limitrofi dal poliovirus. 

(©Unicef.it)

Stante la gravità della situazione è stata concessa una tregua nei combattimenti ed è stato possibile avviare la campagna di vaccinazione in tre fasi a partire dallo scorso primo settembre. Per ogni fase, è stata concordata una pausa umanitaria specifica per area di nove ore al giorno, per garantire la sicurezza delle comunità e degli operatori sanitari e consentire gli sforzi di vaccinazione.

La prima fase della campagna vaccinale, svoltasi dal 1° al 12 settembre 2024, è iniziata con quasi 500 team (473, tra cui 230 team mobili e 143 siti di vaccinazione) nella Gaza centrale, novantuno siti fissi e 384 team mobili nella zona meridionale e altri 200 circa  nella Gaza settentrionale (127 team in siti fissi e 104 mobili). In particolare, i siti fissi comprendevano ospedali, punti medici, centri sanitari primari, spazi di apprendimento temporanei, scuole e punti di distribuzione di cibo e acqua.

Inoltre, numerosi mobilitatori sociali sono stati formati e dispiegati per coinvolgere le comunità, prima e durante la campagna, spingere le famiglie a vaccinare i propri figli e affrontarne le preoccupazioni. Durante la campagna, sono stati poi dispiegati team di monitoraggio addestrati per supervisionare l’andamento della vaccinazione e valutare, in modo indipendente, il livello di copertura raggiunto nel primo round nella Striscia di Gaza. 

Lo sforzo vaccinale si è dovuto misurare con infrastrutture devastate, operatori sanitari formati in numero limitato, problemi di accesso dovuti all’insicurezza, carburante limitato per la conservazione dei vaccini e continui spostamenti della popolazione. 

Ciononostante la campagna vaccinale si è conclusa con successo grazie a uno straordinario sforzo collaborativo col Ministero della salute palestinese di Oms, UNICEF e l’Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East). Essenziale alla buona riuscita della campagna, ricorda inoltre l’Oms, è stato il supporto dei membri della Global Polio Eradication Initiative, dei donatori, degli Stati membri dell’Oms e dei partner nei territori occupati.

L’appello per una nuova pausa umanitaria

Per ripetere l’ambizioso intervento realizzato nel primo ciclo, raggiungere un numero sufficiente di bambini (almeno il 95%, stante la grave compromissione dei sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari nella Striscia di Gaza) e fermare con successo l’ulteriore trasmissione del poliovirus, Oms, UNICEF e UNRWA chiedono a tutte le parti in conflitto di impegnarsi in un altro ciclo di pause umanitarie, garantendo il libero accesso ai bambini nelle aree che necessitano di un coordinamento speciale. Dal canto loro, anche i rappresentanti del Comitato permanente inter-agenzie IASC (Inter-Agency Standing Committee, un forum nato tra partner interni ed esterni alle Nazioni unite per rafforzare e coordinare l’assistenza umanitaria) su Israele e territorio palestinese occupato hanno dichiarato “abbiamo bisogno di un cessate il fuoco duraturo, poiché tutte le famiglie della Striscia di Gaza hanno bisogno della pace per poter iniziare a guarire e ricostruire le loro vite.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *