Il turismo incontrollato colpisce anche uno degli ultimi ecosistemi incontaminati d’Europa. La lotta per il Vjosa, fiume selvaggio in bilico tra sostenibilità e turismo di massa, si è infatti riaccesa con l’estate, quando il Governo albanese ha deciso di usare l’acqua di uno degli affluenti, Shushica, per rifornire le case dei turisti di Himare, località rinomata per le sue spiagge e il centro storico che attirano sempre più visitatori. Ma anche qui, come già in altre zone europee, non sono mancate le proteste dei cittadini, che hanno dato vita alla campagna “Save Our Shushica”.
A rischio la vittoria delle comunità locali nella difesa del territorio
Il fiume Aoos (questo il nome greco), o Vjosa, si estende per 272 km dalle sue fonti in Grecia, in cui scorre per 80 km di lunghezza, attraverso l’Albania meridionale e sfocia nel Mare Adriatico: il suo bacino idrografico misura in totale 6.704 km2, di cui la grande maggioranza (4.365 km2) è situata nel territorio albanese.
Si tratta del primo fiume a godere di un così alto livello di tutela, a vantaggio delle oltre 1.000 specie segnalate da uno studio della IUNC (International Union for the Conservation of Nature), che ha sottolineato quelle a rischio e le diverse possibili forme di tutela: sono infatti numerose le caratteristiche di interesse accademico e i delicati e complessi meccanismi da comprendere e proteggere.
Nel 2023 nasce il primo Parco nazionale fluviale selvaggio d’Europa
Considerato uno degli ultimi fiumi incontaminati del continente europeo, il Vjosa è stato dichiarato Parco nazionale dal Governo albanese nel 2023, diventando così il primo Parco Nazionale fluviale selvaggio in Europa.
Le comunità locali, in prima linea nella tutela dell’area, ben conoscono i rilevanti benefici ambientali e sociali derivanti dalla protezione del fiume, che include opportunità di ecoturismo e la salvaguardia di attività e stili di vita che appartengono alla tradizione, nonché la conservazione della ricca biodiversità. Il Governo albanese si era allora impegnato a garantire che l’istituzione del parco rispettasse e valorizzasse le caratteristiche e le necessità locali.
Il Parco del Vjosa è nato infatti grazie alla lunga e preziosa collaborazione tra le comunità indigene, il Governo, esperti locali e internazionali, le Ong ambientaliste unite nella campagna Save the Blue Heart of Europe, lo IUCN, l’azienda di abbigliamento outdoor Patagonia e persino celebrità internazionali, quali Leonardi di Caprio (il quale nel 2019 ha condiviso un video del fiume Vjosa sul suo profilo Instagram), che ha dato all’iniziativa un’ampia risonanza pubblica.
Il Parco come esempio di tutela garantita da tutta la comunità
In particolare, la campagna “Save the Blue Heart of Europe” è stata lanciata proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere supporto per la protezione del fiume Vjosa nel settembre 2017. L’impegno ufficiale del Governo risale invece al 13 giugno 2022, con la sottoscrizione del protocollo d’intesa con Patagonia per designarlo parco nazionale. Infine, l’ufficializzazione è stata sottoscritta il 15 marzo 2023, prima dell’avvio di nuovi progetti di gestione ambientale che oggi ne minano l’attuazione. Nonostante questo percorso condiviso, infatti, l’equilibrio creduto protetto appare oggi nuovamente minacciato.
In questa innovativa forma di tutela ambientale, ideata ma ad oggi non applicata, a essere soggetto a tutela è il fiume stesso assieme a tutti i suoi affluenti, anziché un’area delimitata. Per questo, in un’epoca di profonda incertezza climatica in cui la cruciale importanza dei bacini idrografici si manifesta in modi sempre più estremi, questa nuova concezione del bacino idrografico potrebbe fare scuola per l’intensa ed efficace partecipazione delle comunità nella gestione del territorio e delle acque, bene comune e profondo legame tra popolazioni e specie viventi.