Il sovraffollamento turistico mette in crisi città, montagne e spiagge in tutto il Mondo. I residenti protestano contro il degrado e l’aumento degli affitti Nel nostro Paese manca un’azione comune, ma possibili soluzioni già ci sono

Il sovraffollamento turistico mette in crisi città, montagne e spiagge in tutto il Mondo. I residenti protestano contro il degrado e l’aumento degli affitti

Nel nostro Paese manca un’azione comune, ma possibili soluzioni già ci sono

Il presidente nazionale del Club alpino italiano (Cai) Antonio Montani ha recentemente ribadito la necessità di regolare il flusso turistico sulle sovraffollate Dolomiti, lanciando la provocazione di togliere loro il titolo di patrimonio Unesco. Ma il fenomeno dell’ormai ampiamente discusso overtourism riguarda tutte le principali mete turistiche a livello internazionale, con gravi ricadute sui territori e i loro abitanti.

Di overtourism si parla in realtà da anni, tanto che gli Oxford Dictionaries avevano inserito il termine tra i più rappresentativi già nel 2018. Tuttavia è nell’ultimo periodo che ha preso sempre più spazio nelle discussioni pubbliche, in particolare dopo la ripresa del settore turistico post pandemia (che nel nostro Paese ha causato una perdita di circa 24 miliardi di euro). Ma con quali conseguenze?

Residenti contro turisti 

Il sovraffollamento turistico ha diversi impatti sui territori: rischi ambientali, in particolare su ecosistemi delicati e problemi di sicurezza determinati dalla poca o nulla conoscenza dei comportamenti da tenere, ma anche un fondamentale contributo alla gentrificazione delle principali città in tutto il Mondo.

Roma, fontana di Trevi (©wikipedia)

Tutto ciò ha portato a un’impennata delle manifestazioni da parte della popolazione locale per chiedere un ripensamento del modello alla base del turismo di massa, a partire dalla crescita dei prezzi delle abitazioni e il conseguente abbandono delle città da parte dei residenti. La richiesta, insomma, è di un approccio più bilanciato.

A giugno, ad esempio, la Grecia ha varato un’applicazione per monitorare le spiagge e segnalare eventuali irregolarità a fronte delle proteste contro l’affollamento delle coste, mentre dal 2022 un gruppo punk tedesco ha iniziato a opporsi all’esclusione economica e al degrado ambientale dell’isola di Sylt, nel mare del Nord, che ha visto crescere la sua reputazione di parco giochi per i ricchi allontanando i residenti storici.

E tra i Paesi più coinvolti c’è la Spagna, ricca di località ad alto afflusso turistico che stanno guidando la protesta in primis a causa della crisi immobiliare. A Ibiza, ad esempio, i lavoratori sono costretti a vivere in caravan o in tenda, mentre a Malaga i residenti hanno attaccato adesivi con scritte come “una famiglia viveva qui” o “tornate a casa” fuori dalle strutture turistiche.

Dilaga il turismo del selfie” e “delle ultime possibilità”

Secondo il responsabile del progetto Unesco per il turismo sostenibile Peter DeBrine, in questi luoghi si sta superando la soglia di tolleranza. La concezione del turismo come forma di valorizzazione culturale del patrimonio mondiale si sta trasformando, sottolinea, “in un turismo motivato dai selfie: i turisti vogliono solo fare delle fotografie di qualcosa senza realmente comprendere di cosa si tratti e cosa significhi per il nostro passato e per il nostro futuro.”  

A Maiorca, ad esempio, in centinaia hanno protestato contro la degradazione ambientale e il sovraffollamento di una baia causati da numerosi influencer alla ricerca della foto perfetta. Un trend portato all’estremo dal “turismo delle ultime possibilità”, fenomeno discutibile quanto allarmante di assalto a luoghi destinati a scomparire a causa del cambiamento climatico solo per immortalare la propria presenza prima che diventi impossibile farlo.

La classifica delle città più colpite nel nostro Paese

Dalla mappa dell’overtourism pubblicata da Demoskopica, emerge che nel nostro Paese le province più colpite sono Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli, nelle quali il divario rispetto alle aree considerate a basso livello di sovraffollamento è ampio. Si passa infatti dai sessantaquattro turisti per abitante di Bolzano a meno di uno di Benevento, dagli oltre 14mila per chilometro quadrato di Venezia ai quarantuno di Enna. Lo stesso gap si registra sul fronte dei rifiuti, dove si va dai 71,65 kg per turista della provincia di Rimini a un valore minimo di 0.92 kg nel territorio di Isernia.

Le amministrazioni pubbliche non hanno però una voce comune sul tema, limitandosi a singole iniziative basate sulle esigenze locali. Tuttavia è di pochi giorni fa la decisione del tribunale di Firenze, dove già a luglio era decaduta la norma contro gli affitti turistici brevi nell’area Unesco del centro storico, di respingere il ricorso di due residenti contro l’apertura di un bed and breakfast nel loro condominio, il cui regolamento lo vieterebbe. La motivazione è che altrimenti si limita il diritto di proprietà immobiliare: eppure proprio il capoluogo fiorentino è tra le città italiane più colpite dalla speculazione immobiliare.

Possibili soluzioni: dai divieti alla valorizzazione di luoghi meno conosciuti  

Alcuni tentativi di cambiamento sono già stati intrapresi: a Copenhagen i turisti che si spostano in bicicletta o in treno e aderiscono ad attività sostenibili ricevono premi come biglietti gratuiti per i musei o pasti gratis, mentre la Galleria nazionale promuove laboratori  per trasformare i rifiuti di plastica in opere d’arte. O ancora Barcellona, dove il sindaco ha promesso di non rinnovare le licenze di affitti brevi (in scadenza nel 2028), mentre Maiorca e Dubrovnick hanno limitato gli arrivi delle navi da crociera.

Copenpay: a Copenhagen è offerto un giro gratuito in kayak in cambio della raccolta rifiuti in acqua (©visitcopenhagen.com)

Intanto l’Associazione italiana turismo responsabile (Aitr) ha rilasciato un documento nel quale sottolinea come non si possa lasciare che il fenomeno si sviluppi in maniera spontanea e non regolamentata, nonostante le limitazioni oggettive (come il calendario scolastico, la chiusura delle imprese ad agosto e la fruibilità solo stagionale di alcune destinazioni, che favoriscono la concentrazione dei flussi in alta stagione) e il fatto che in certe località il turismo è l’attività economica principale, per cui bisogna tenere conto di ogni categoria coinvolta.

Diventa dunque necessario coinvolgere la popolazione locale nel processo decisionale, raccogliendone critiche e lamentele, ma soprattutto idee e proposte. A partire dall’abbandono della promozione turistica generica in favore di forme più mirate, che valorizzano i periodi di bassa stagionalità e i luoghi meno conosciuti, promuovono azioni educative e percorsi di arricchimento culturale e privilegiano il sostegno a tradizioni e prodotti locali.   

E proprio nel nostro Paese, a Genova, avrà luogo la 15sima edizione del World Tourism Event dal 12 al 14 settembre, con un salone del patrimonio mondiale Unesco: l’ennesima, possibile, occasione per andare oltre i meri interessi economici e fare luce sulle prospettive da adottare per adattare il turismo alla crisi climatica e alle esigenze di giustizia sociale e tutela del patrimonio culturale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *