Produzione ed uso di combustibili fossili continuano ad aumentare, nonostante giugno 2024 sia stato il tredicesimo mese consecutivo più caldo mai registrato e il riscaldamento climatico anomalo seguiti a causare considerevoli danni al nostro Pianeta.
Secondo il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali, le emissioni di gas serra legate ai combustibili fossili dovrebbero ridursi entro il 2030 del 75% rispetto al livello raggiunto nel 2022. Ciò nonostante, la cifra spesa per l’esplorazione e lo sviluppo di nuovi pozzi è cresciuta considerevolmente dopo la pandemia da Covid-19 e quest’anno le principali compagnie petrolifere e del gas spenderanno 302 miliardi di dollari, l’importo più elevato dell’ultimo decennio.
I Paesi meno dipendenti dai fossili soni i primi ad aumentare la produzione
Si stima quindi che produzione ed uso di combustibili fossili aumenteranno, ampliando il divario tra la produzione effettiva e quella allineata con gli accordi di Parigi, in base ai quali i Paesi sviluppati con alta capacità di transizione energetica e bassa dipendenza economica dai combustibili fossili dovrebbero procedere prima degli altri all’eliminazione graduale di questi ultimi e a fermare i piani di espansione.
Al contrario tali Paesi, secondo IEA, hanno ripreso la loro attività, assegnando un numero di licenze record nel 2023: considerando i giacimenti attuali e le licenze che saranno concesse entro il 2024 stanno per essere rilasciati circa 12 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra, maggiori di quattro anni di emissione messi insieme.
Se tutti i volumi stimati di petrolio e gas incorporati nelle licenze già assegnate si trasformassero in campi produttivi, entro il 2040 il mondo estrarrebbe più del doppio della quantità di petrolio e gas coerente con qualsiasi scenario credibile di 1,5°C.
Come mostra il grafico, tra i principali emettitori di gas serra dovuti al fossile per il 2023 troviamo al primo posto gli USA, poi Russia, Iran, al sesto posto la Cina, mentre la Norvegia è a emissioni zero.
A sorpresa però la Norvegia, secondo lo studio dell’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (Iisd), insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia è tra i cinque Paesi responsabili del 67% di tutte le nuove licenze di estrazione di petrolio e gas rilasciate a livello globale dal 2020. Si stima che le licenze dell’ultimo decennio di questi Paesi abbiano contribuito a generare emissioni di gas serra cinque volte superiori tra il 2014 e il 2023 rispetto a tutti gli altri Paesi produttori di petrolio e gas considerati nella loro totalità. Si tratterebbe inoltre degli stessi Paesi che stanno utilizzando enormi sgravi fiscali per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Gli Stati Uniti sono diventati nel 2023 il più grande produttore di petrolio e gas al Mondo, concedendo 758 nuove licenze per progetti di estrazione, quasi quante ne avevano concesse nei tre anni precedenti. Si stima che nel 2024 le emissioni di gas serra degli USA saranno di 397 milioni di tonnellate.
Il Regno Unito rilascerà 72 licenze per petrolio e gas che si tradurranno in 101 milioni di tonnellate di emissioni, il livello più alto degli ultimi 50 anni.
La Norvegia concederà 80 licenze per petrolio e gas, con conseguenti 771 milioni di tonnellate di agenti inquinanti, equivalente della messa in circolazione di 183 milioni di nuove auto a benzina.
L’Australia ha intenzione di rilasciare 20 nuove licenze nel 2024, per produrre circa 217 milioni di tonnellate di emissioni, il dato più alto dal 2009 e più di quello dell’ultimo quinquennio considerato nella sua totalità.
La Russia sarà responsabile dei tre quarti delle emissioni globali derivanti dalle nuove licenze concesse a giugno.
Secondo il recente studio “No New Fossil Fuel Projects: The Norm We Need” condotto da esperti dell’IISD e dell’University College di Londra, i progetti già pianificati a livello globale sono sufficienti a coprire il fabbisogno di energia fino al 2050. Pertanto il primo passo per eliminare gradualmente i combustibili fossili è quello di smettere di concedere licenze per nuovi giacimenti di petrolio e gas e cessare di costruire nuove centrali elettriche a carbone e gas.
Il grafico sottostante illustra come le previsioni di produzione di gas e petrolio e capacità energetica del carbone, indicate con colori dal grigio all’azzurro tra giacimenti già autorizzati e nuove esplorazioni, siano tutte notevolmente superiori alla domanda di energia compatibile con il riscaldamento di 1,5 gradi Celsius contrassegnata con le linee marrone.
Gli sforzi politici dovrebbero indirizzarsi verso la nuova norma “No New Fossil”, un passo avanti in una questione chiave di giustizia climatica ed economicamente più fattibile rispetto alla chiusura di progetti esistenti. Al contrario, le iniziative che mirano a una completa eliminazione dei combustibili fossili, non distinguendo tra progetti nuovi ed esistenti, sembrano risultare meno favorevoli alla creazione di norme e pertanto difficilmente realizzabili.
Molto interessante. Complimenti.
Grazie. Ci è sembrato utile per l’informazione fornire lo stato di fatto.