Ai primi Collegi docenti che saranno convocati verso la fine del mese, dirigenti e docenti si troveranno a gestire e normare il divieto assoluto di smartphone e telefoni cellulari alle scuole elementari e medie. La nuova circolare va a inasprire le direttive della precedente, firmata dal ministro dell’istruzione Valditara: se prima i telefonini erano consentiti, in classe, solo per scopi didattici e di apprendimento, adesso anche questa possibilità è revocata.
Nel corso di “Scuola Artificiale. Età evolutiva ed evoluzione tecnologica”, convegno avvenuto il 10 luglio scorso con il patrocinio della Camera dei deputati (e dove Valditara stesso ha annunciato la nuova circolare), è stato quindi riaperto l’annoso dibattito su rischi, danni e benefici e opportunità dei telefonini durante l’età evolutiva e nei percorsi di apprendimento.
Se da un lato queste “estensioni artificiali dell’uomo” (come Marshall McLuhan definiva i media) sono ormai parte essenziale nella vita di tutti i giorni e quindi l’insegnamento di un loro corretto uso va preso in considerazione, dall’altro ci sono numerose evidenze scientifiche sugli effetti negativi degli smartphone in età evolutiva, soprattutto in termini di deficit di concentrazione e difficoltà nell’apprendimento. A tal proposito, dunque, cos’ha da dire la scienza?
Nel dibattito pubblico l’impatto dei telefonini su apprendimento ed educazione viene spesso affrontato insieme alle nuove tecnologie. Tuttavia in questa sede ci limiteremo a isolare l’impatto dei soli telefonini. Se infatti rispetto a televisioni, computer o LIM (lavagna interattiva multimediale) la polemica non è mai stata particolarmente accesa (anche per il loro indubbio e comprovato valore didattico) gli smartphone sono oggetto di controversia.
La ricerca ha evidenziato pro e contro in alcuni campi
In uno studio condotto nel 2020 su 499 bambini delle scuole elementari taiwanesi, il gruppo di ricerca guidato da Jen Chun Wang e colleghi della National Taichung University of Science and Technology di Taiwan ha investigato gli effetti dell’uso degli smartphone sulle performance scolastiche di bambini delle elementari, attraverso una serie di analisi statistiche.
Lo studio di Wang e colleghi è un tentativo di valutazione dell’impatto specificatamente degli smartphone e specificatamente in età evolutiva; inoltre, ha una corposa literature review che aiuta a farsi un’idea dello “stato dell’arte” degli studi sull’ambito di ricerca, la quale mostra la presenza di risultati conflittuali e controversi: molti studi esprimono infatti giudizi positivi sull’utilizzo degli smartphone: alcuni, citati nella review, hanno individuato i benefici degli smartphone nel facilitare la creazione di intimità sociale tra bambini, risultato supportato anche da altre ricerche, che hanno evidenziato come i social possano contribuire alla condivisione di informazioni, migliorando l’efficienza, la comunicazione e la collaborazione tra studenti. sempre nel gruppo degli studi “favorevoli” a cui si riferisce Wang, alcuni hanno inoltre rimarcato come l’accesso alla ricerca d’informazioni da qualsiasi luogo grazie agli smartphone e a una connessione internet rappresenti un indubbio vantaggio per lo studio e l’apprendimento e hanno osservato come i telefonini possano fornire un utile strumento di supporto nell’educazione alla partecipazione civica.
Altri studi, invece, ne evidenziano alcuni aspetti negativi: fra questi, i rischi di dipendenza in età evolutiva dallo smartphone, il fatto che troppo tempo davanti al telefono rischia di ridurre il tempo dedicato all’attività fisica. Infine, alcuni risultati mettono in guardia contro il facile accesso alle informazioni tramite smartphone perché esso può ostacolare la concentrazione e scoraggiare il pensiero critico.
Per superare questa impasse che emerge dalla letteratura di ricerca, Wang si chiede innanzitutto quali sono le attitudini dei bambini nei confronti dello smartphone, concentrandosi soprattutto sul rischio di dipendenza e quali sono le variabili che la influenzano. Due le variabili indipendenti ipotizzate: controllo genitoriale (variabile estrinseca) e capacità di autoregolazione dei bambini (variabile intrinseca).
Due variabili fondamentali: il controllo dei genitori e l’autoregolazione dei bambini
Per definire l’impatto su educazione e apprendimento, gli autori scelgono di misurare la performance scolastica, che però non è considerata nel senso classico di rendimento. Essa è infatti definita da tre elementi: attività di apprendimento (come la ricerca su internet di informazioni), applicazioni di apprendimento (come app di didattica) e attitudini all’apprendimento (giudizi positivi o negativi degli scolari sullo smartphone in relazione a studio e apprendimento).
Il termine performance scolastica cattura quindi più l’uso dello smartphone per finalità di apprendimento, che il rendimento scolastico in sé. Proposito degli autori è definire come i comportamenti dei bambini verso lo smartphone, influenzati dalle due variabili indipendenti, impattino sulla loro performance scolastica.
Gli autori ipotizzano che l’uso dello smartphone abbia un impatto sull’apprendimento dei bambini (in particolare, sulla modalità di apprendimento dei bambini), e che il controllo da parte dei genitori e l’autocontrollo dei bambini siano fattori che influenzino questo apprendimento.
L’indagine di Wang ha rivelato alcuni interessanti risultati. I comportamenti legati allo smartphone’ vengono così classificati: uso per comunicazione interpersonale (ossia in un’ottica di socialità), uso per piacere e intrattenimento, uso per ricerca di informazioni per lo studio.
Se controllato dai genitori, l’utilizzo dello smartphone nella didattica migliora
Una delle conclusioni raggiunte è che se i genitori esercitano un controllo sui loro figli (come accade per il 71% dei bambini), questi tenderanno a usare di più il telefono per la ricerca di informazioni che per ragioni di svago e socialità (cosa che invece fanno se non sottoposti al controllo genitoriale), segno che un’educazione vigile e presente all’uso di questi dispositivi può ottimizzarne le funzionalità didattiche e che invece in autonomia il bambino tende di più all’uso degli smartphone per la socialitá e l’intrattenimento. In secondo luogo, si è notato che le femmine usano più dei maschi gli smartphone per la ricerca di informazioni.
Un altro risultato, forse più prevedibile, è che i bambini che usano tanto lo smartphone, rispetto a quelli che lo usano poco, hanno performance accademiche (sia in termini di attività di apprendimento, utilizzo di app per l’apprendimento e attitudini) che superano di gran lunga quelle dei pari che lo usano poco. Questo risultato, apparentemente banale, ci dice però che quanto più i bambini utilizzano lo smartphone e tanto più (a maggior ragione se sotto l’occhio di un controllo genitoriale) tenderanno a usarlo per attività didattiche.
Infine, un altro risultato notevole è che i bambini che presentano una più alta capacità di autocontrollo tenderanno a diventare meno dipendenti dal telefono (ossia a usarlo più di quattro ore al giorno), e che i bambini con la maggior capacità di autocontrollo sono proprio quelli che chiedono attivamente ai loro genitori di comprare loro un telefono, rispetto a quelli cui i telefoni vengono regalati dai genitori.
Lo studio dimostra la correlazione positiva fra uso dello smartphone e performance scolastica, intesa però non come risultato esprimibile in termini di voti, ma come utilizzo di questi dispositivi per finalità didattiche. Un uso integrato e consapevole dello smartphone in ambito didattico, che faccia leva sulla responsabilizzazione del bambino nel suo percorso, è quanto Wang e colleghi auspicano per il futuro; anche perché, come si è visto, l’uso degli smartphone abilita possibilità di apprendimento che vanno al di là di quelle offerte dai metodi tradizionali. Bambini che magari a casa possono avere più accesso rispetto ad altri agli smartphone, e quindi creare una situazione di diseguaglianza di opportunità formative.
Insegno in una scuola superiore e non sono d’accordo con quanto affermato nell’articolo almeno per quanto riguarda l’Italia. Nella realtà i genitori lavorano e sono impegnati nella cura della casa, nella preparazione dei cibi, nella cura dei familiari, certamente dovrebbero evitare di delegare tutto alla scuola, ma non ci riusciremo a meno di cambiamenti profondi nella nostra società.
La scuola può e deve insegnare l’autocontrollo e la ricerca di informazioni e lo può fare con il divieto ” reale” dei cellulari e con l’utilizzo della Lim che ha le stesse risorse dello smartphone e uno schermo più grande che non ingabbia il cervello in pochi pollici. Tuttavia la norma si può far rispettare solo se alle scuole vengono assegnati spazi e risorse per armadietti dove chiudere i cellulari. Allo stato attuale continueremo a mettere divieti che non siamo in grado di far rispettare e ciò per certi aspetti può essere anche peggiore della tolleranza dell’uso dei cellulari.