Il Covid rialza la testa. Ma i contagi sono decisamente più bassi rispetto all’emergenza. Cresce, ma sotto controllo, l’occupazione dei posti letto Le nuove varianti sono più contagiose ma meno pericolose grazie alle vaccinazioni. Consigliata la mascherina in viaggi affollati

Il Covid rialza la testa. Ma i contagi sono decisamente più bassi rispetto all’emergenza. Cresce, ma sotto controllo, l’occupazione dei posti letto

Le nuove varianti sono più contagiose ma meno pericolose grazie alle vaccinazioni. Consigliata la mascherina in viaggi affollati

Nella settimana dall’11 luglio 2024 al 17 luglio 2024 i nuovi casi di Covid19 sono aumentati del 66% sfiorando i 9 mila contagi, ma vi è motivo di ritenere che i dati siano ampiamente sottostimati, in virtù del fatto che i tamponi diagnostici sono limitati ai soggetti ricoverati.

L’incidenza nel periodo considerato è pari a quindici casi per 100mila abitanti ed è in aumento rispetto alla settimana precedente (nove casi per 100mila abitanti), pur rimanendo contenuta. L’incidenza più elevata è stata riportata nella regione Lazio (ventinove casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (meno di 0,5 casi per 100mila abitanti).  

L’incidenza settimanale è in aumento nella maggior parte delle fasce d’età, ma sono quelle di 80-89 e oltre 90 anni che registrano negli ultimi mesi il tasso più alto.

Incidenza settimanale di infezioni da SARS-CoV-2 per 100 mila abitanti per fascia d’età a partire dall’8 aprile 2024 (fonte: report settimanale monitoraggio Ministero della salute, Istituto superiore di sanità)

L’indice di trasmissibilità (Rt), calcolato con dati aggiornati al 17 luglio 2024 e basato sui casi con ricovero ospedaliero, al’8 luglio 2024 è pari a 1,20 in leggero aumento rispetto al 02 luglio 2024 (Rt=1,00) (1,9% occupazione dei posti letto in area medica, rispetto all’1,6% della settimana precedente).

Andamento giornaliero di Rt ospedalizzazione nazionale, calcolato con dati estratti il 17 luglio 2024 (fonte: report settimanale monitoraggio Ministero della salute, Istituto superiore di sanità)

I tassi di ospedalizzazione e mortalità sono più elevati nelle fasce di età più alte: nelle fasce 80-89 e maggiore di 90 anni il tasso di ospedalizzazione è rispettivamente di 34 e 80 per 1 milione di abitanti, il tasso di ricovero in terapia intensiva è di 1 per 1milione di abitanti e il tasso di mortalità nelle fasce 80-89 e >90 anni è rispettivamente di 3 e 6 per 1milione di abitanti. 

La variante Kp3 spinge i casi di Covid, ma i vaccini continuano a proteggere

Per quanto concerne le varianti di Sars – CoV -2 in Italia, come in altri Paesi, la variante JN.1 e i suoi sotto-lignaggi rimangono predominanti. In particolare, l’aumento dei contagi sembra essere legato alla sottovariante KP.3 che deriva dalla mutazione “madre” JN.1. 

Il picco estivo dei nuovi casi, che interessano anche altri Paesi dell’Unione europea e gli Stati Uniti, conferma che l’infezione di Sars – CoV -2 più che stagionale sia determinata dall’aggressività delle varianti che emergono. In particolare la sottovariante KP.3, secondo quanto recentemente affermato dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, “è più contagiosa rispetto ad altre ma sembra non causare patologie più gravi anche grazie ai vaccini e alla protezione offerta dalle pregresse infezioni.”  

L’importanza della vaccinazione

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un recente incontro virtuale con i media ha ricordato che Covid19 uccide ancora una media di 1700 persone a livello globale ogni settimana.  

Ciononostante, i dati mostrano che la copertura vaccinale è diminuita tra gli operatori sanitari e le persone di età superiore ai 60 anni, tra i gruppi più a rischio, dopo i trapiantati, gli immunodepressi e i pazienti con patologie croniche.

 L’Oms raccomanda che le persone nei gruppi a più alto rischio ricevano un vaccino Covid-19 entro dodici mesi dall’ultima dose.

Un problema che si ripropone anche per il nostro Paese, dove la vaccinazione 2023-24 ha faticato a decollare e mediamente, secondo i dati riportati dal Ministero della sanità, si è vaccinato il 10% degli ultrasessantenni, con quote maggiori fra 70-79enni (12%) ed ultraottantenni (16%) e importanti differenze regionali.

Con l’avvicinarsi dell’autunno, quando il virus probabilmente si farà maggiormente sentire, sarà fondamentale monitorare l’andamento dei contagi e prepararsi adeguatamente per la campagna vaccinale, al fine di ridurre il rischio di una nuova importante ondata di casi. 

Come già ricordato sarà essenziale fornire una comunicazione chiara e rigorosa ricordando ai cittadini che il nostro sistema immunitario relativamente al virus Sars COV 2 nel tempo perde la capacità di risposta, ottenuta sia con la malattia spontanea che con la vaccinazione. 

La vaccinazione, in grado di proteggere contro le forme più gravi di malattia, purtroppo non fornisce una copertura per tutta la vita, ma è essenziale per proteggere i pazienti anziani e immunocompromessi, la cui risposta immunitaria cellulo-mediata arriva con qualche giorno di latenza e può rappresentare un grande pericolo, perché durante questi primi giorni il virus può replicarsi e provocare molti danni, talora fatali.

Mascherine non più obbligatorie ma consigliate 

Per quanto riguarda le precauzioni, ancorché non più obbligatorio “l’uso della mascherina rimane una delle precauzioni più efficaci, soprattutto in vista delle vacanze estive in cui tanti italiani viaggeranno con treni e aerei verso località turistiche molto affollate. È consigliato, inoltre, evitare i luoghi affollati soprattutto quando si ha a che fare con persone fragili e lavarsi spesso le mani.”

Il Ministero della salute, con la recente circolare “Raccomandazioni sull’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nelle strutture sanitarie per la protezione dalle infezioni virali acute”, passa dall’obbligo (cessato il 1 luglio 2024) alla raccomandazione circa l’utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie, strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza. Raccomanda poi ai direttori sanitari di “valutare l’opportunità di disporre l’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei diversi contesti della propria struttura, tenendo conto della diffusione dei virus a trasmissione aerea, delle caratteristiche degli ambienti nonché della tipologia di pazienti, lavoratori o visitatori che li frequentano, in funzione del livello di rischio di infezione  e/o trasmissione.”

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