Pillola anticoncezionale maschile non ormonale. Concluso il primo stadio di sperimentazione sull’uomo (2) Ricerca dagli anni Cinquanta: dalla vasectomia al controllo della speratogensi. Ma posizioni sociali e politiche hanno ritardato gli studi fino a oggi

Pillola anticoncezionale maschile non ormonale. Concluso il primo stadio di sperimentazione sull’uomo (2)

Ricerca dagli anni Cinquanta: dalla vasectomia al controllo della speratogensi. Ma posizioni sociali e politiche hanno ritardato gli studi fino a oggi

La pillola YCT-529, il primo contraccettivo non ormonale ad assunzione orale per uomini, è il risultato di due decenni di ricerca guidata da Gunda Georg, ricercatrice e fondatrice dell’Institutes for Therapeutics Discovery and Development e docente presso la Facoltà di farmacia dell’Università del Minnesota, che ha dichiarato: “il Mondo è pronto per un agente contraccettivo maschile e fornirne uno privo di ormoni è semplicemente la cosa giusta da fare, considerato ciò che sappiamo sugli effetti collaterali che le donne hanno sopportato per decenni a causa della pillola.”

L’organizzazione no profit americana Male Contraceptive Initiative ha sostenuto lo sviluppo della prima pillola anticoncezionale maschile priva di ormoni che l’azienda biofarmaceutica YourChoice Therapeutics ha portato alla fase di sperimentazione

Gli uomini rifiutano anticoncezionali con effetti collaterali simili a quelli accusati dalle donne  

Negli ultimi cinquant’ anni sono stati proposti diversi metodi per la contraccezione maschile, compresi alcuni che sono arrivati ​​​​a studi clinici sugli uomini. Tuttavia, alla fine delle fasi di ricerca ognuno di essi si è trovato in un vicolo cieco: anche quelli sicuri ed efficaci sono stati cancellati a causa di effetti collaterali indesiderati. Infatti, diverse pillole maschili sono state rifiutate perché provocano sintomi estremamente comuni tra le donne che assumono la pillola come variazioni di umore, problemi di acne e aumento di peso.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) già nel 1965 istituì la Human Reproduction Unit, che lavorò fino al 1971 allo sviluppo di progetti di ricerca, redigendo linee guida per studi clinici e stabilendo due centri di ricerca, uno in Israele e uno in Svezia al Karolisnka Institute. 

Gunda Georg, ricercatrice e docente presso l’Università del Minnesota (©University of Minnesota)

Nel 1973 nacque la Male Task Force (Task force maschile) e, come si legge nel report dell’Oms, attraverso il coinvolgimento di molti scienziati internazionali ha contribuito alle fasi esplorative della ricerca sulla contraccezione maschile attraverso studi multicentrici sull’efficacia che hanno accelerato il progresso verso il metodo ormonale ideale per gli uomini. 

Le attività della Task Force furono sospese nel 1979 per varie ragioni, tra le quali la necessità di investimenti su larga scala nella ricerca di base, il numero ridotto di ricercatori interessati in quest’area, la percezione della mancanza di istituti di ricerca ritenuti capaci di operare in questo settore e dubbi sull’effettivo utilizzo da parte degli uomini.

Dalla vasectomia al controllo della spermatogenesi: oltre mezzo secolo di ricerca Oms 

Tra i metodi contraccettivi maggiormente utilizzati in Italia e nel Mondo vi è il profilattico (preservativo o condom), che ha un’efficacia nel prevenire il concepimento che varia dal 97 all’84% ed è utile anche per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse. 

In alternativa al profilattico vi è la vasectomia cioè la resezione, dopo legatura, dei dotti deferenti (tubicini che collegano il testicolo alla prostata e permettono il passaggio degli spermatozoi), il cui problema principale è che non è assicurata la sua reversibilità. 

La vaso-vasostomia, cioè la ricanalizzazione dei condotti da cui scorrono gli spermatozoi e il ripristino del sistema allo stato precedente all’interruzione, hanno occupato molti sforzi di ricerca dal 1982 al 1987. La reversibilità è considerata importante per l’accettabilità complessiva del metodo contraccettivo e successivamente l’attenzione si è spostata verso metodi ormonali e di valutazione della capacità funzionale dello sperma residuo dopo l’interruzione dei farmaci. 

Studi condotti negli anni Sessanta e Settanta avevano dimostrato che un androgeno, da solo o in combinazione con un progestinico, poteva sopprimere la spermatogenesi fino all’azoospermia, la totale mancanza di spermatozoi nel liquido seminale, in circa la metà degli uomini trattati.

Nonostante un clima avverso che ha visto atteggiamenti sociali e politici contrari a tali studi, vincoli di finanziamento ed esitazioni dell’industria farmaceutica, l’Oms ha formato coalizioni con Governi e agenzie internazionali per sostenere la ricerca con risultati applicabili su uomini in popolazioni culturalmente diverse e influenzare le attività per la salute riproduttiva e pianificazione familiare a livello globale. 

Continua la ricerca  nell’ambito della contraccezione ormonale

In tale contesto, la contraccezione ormonale maschile è andata emergendo come regime intramuscolare, che evita l’esposizione epatica di primo passaggio dei farmaci orali, un formato meglio accettato in alcune culture e in grado di soddisfare le preoccupazioni sulla compliance maschile.

Più recentemente nell’ambito della contraccezione ormonale maschile sembra promettente un nuovo gel che combina due ormoni acetato di segesterone e testosterone. 

I risultati di uno studio clinico multicentrico di fase 2b che ha coinvolto 222 uomini, che hanno completato almeno tre settimane di trattamento quotidiano con il gel contraccettivo (applicato sotto la scapola), ha dimostrato una soppressione più rapida della produzione di spermatozoi

entro la 15esima settimana. L’86% dei partecipanti ha raggiunto questo livello di soppressione, con un tempo mediano di soppressione inferiore a otto settimane.

Si tratta di un miglioramento significativo rispetto ai metodi precedenti, in cui i contraccettivi ormonali somministrati per iniezione impiegavano tra le nove e le quindici settimane per ottenere risultati simili. L’aggiunta di acetato di segesterone al testosterone, infatti, non solo ha accelerato la soppressione dello sperma, ma ha anche permesso una dose più bassa di testosterone, mantenendo la normale funzione sessuale e altre attività androgeno-dipendenti.

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