Dal laboratorio di Fabio Fornara, docente di botanica generale dell’Università di Milano, all’azienda agricola Radice Fossati nel pavese, Ris8imo è il primo riso in Italia prodotto con le Tecniche di evoluzione assistita (Tea). Un risultato nato dall’esigenza di proteggere i raccolti dal fungo Pyricularia oryzae senza dover ricorrere ai pesticidi, e che ha seguito un lungo iter di approvazione prima di diventare la prima sperimentazione in campo aperto.
Ma la sperimentazione ha avuto vita breve: dal 13 maggio 2024, giorno in cui le prime duecento piantine di Ris8imo sono state piantate, alla notte tra il 20 ed il 21 giugno 2024, notte in cui, fa sapere la Regione Lombardia, “ignoti”, dopo aver manomesso la telecamera di sorveglianza e divelto la rete metallica di protezione, hanno tagliato e sradicato le piantine compiendo un “gesto criminale”.
Il campo sperimentale ora distrutto poteva rappresentare una tappa fondamentale nella storia delle biotecnologie vegetali. Questo perché sulla manipolazione genetica dei vegetali si è combattuta per decenni una battaglia senza esclusione di colpi fra sostenitori e oppositori. Gli Organismi geneticamente modificati (Ogm) vegetali sono stati presentati dai primi come la panacea per la produttività agricola e poi per la sconfitta della fame nel Mondo, mentre i loro oppositori li hanno considerati come il peggiore dei mali per la salute degli ecosistemi agricoli e dei consumatori e per la tipicità dei prodotti e come responsabili della schiavità dei produttori dalle multinazionali. Sugli opposti fronti si sono schierati non solo i portatori di interessi delle singole parti, ma anche – come sempre più spesso accade in controversie come queste – esperti “arruolati” sui due fronti.
L’innovazione rappresentata dalle Tea avviene dunque in un contesto fortemente segnato da conflitti, ma tenta di eluderne i presupposti. È probabile che i fatti dell’altra notte siano solamente l’inizio di uno scontro pubblico che sulle Tea era rimasto fino ad ora piuttosto in sordina.
Una nuova tecnologia per evitare una decennale serie di divieti
La manipolazione genetica, in questo caso, ha utilizzato la tecnologia Crispr per silenziare tre geni (Pi21, HMA1 e HMA2) che sono coinvolti nella suscettibilità alla malattia del brusone, causata dal fungo. Una storia che sembra essere il naturale sviluppo di quanto accaduto a inizio anno, quando il Parlamento di Strasburgo ha approvato la proposta della Commissione di escludere le Tea dalla regolamentazione degli Ogm e che ora aspetta il vaglio da parte del Consiglio. Essendo, come abbiamo ricordato, il dibattito sugli Ogm un terreno di scontro molto acceso, serve fare un passo indietro per ricostruirne la storia con chiarezza.
Quando si parla di Ogm si fa ancora oggi riferimento, dal punto di vista legislativo, alla Direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001 riguardo al rilascio di Ogm nell’ambiente, e ai Regolamenti (CE) n. 1829/2003 e n. 1830/2003 per quanto riguarda più nello specifico alimenti, mangimi e la regolamentazione di etichettatura e tracciabilità. In Italia la coltivazione di Ogm è praticamente vietata, sulla base del principio di precauzione, che prevede di tutelare i cittadini nei confronti di qualcosa di nuovo e su cui non si hanno ancora dati a lungo termine, e delle preoccupazioni ambientali.
Sebbene la coltivazione di Ogm sia vietata, è consentita però l’importazione di alcuni autorizzati a livello europeo. Questi prodotti devono essere etichettati in conformità con le normative Ue, permettendo ai consumatori di sapere se un prodotto contiene Ogm. Anche la ricerca è consentita, ma sperimentazioni in campo aperto come questa sono molto rare.
Tutto ciò almeno fino al 5 luglio 2023, quando la Commissione europea ha avanzato una proposta di revisione dei regolamenti dell’Unione europea sugli Ogm. La proposta prevede una deregolamentazione in materia “nuovi Ogm”, organismi geneticamente modificati ottenuti con nuove tecniche di ingegneria genetica, denominate “Nuove tecniche genomiche (Ngt)”. Tra queste tecniche anche la tecnica CRISPR/Cas che è valsa un premio Nobel per la chimica a Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier nel 2020.
Ancora a novembre però questa proposta non era stata approvata, a causa del veto da parte di Paesi tra cui Austria, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Germania, Bulgaria, Grecia, Polonia, Romania e Slovenia e delle tante proteste e prese di posizione di lavoratori e politici. Un tira e molla che si è concluso il 7 febbraio 2024 con il via libera del Parlamento affinché le Ntg, in Italia tradotte con il termine di “Tecniche di evoluzione assistita”, vengano escluse dalle regolamentazioni degli Ogm.
In particolare, si prevede di suddividere le Ntg in due categorie. Le piante di categoria 1, considerate equivalenti alle piante convenzionali, sarebbero esentate dai requisiti di sicurezza previsti dalla legislazione Ue sugli Ogm, e quelle di categoria 2 che invece rimarrebbero soggette alla vecchia normativa.
Il punto è: queste nuove tecniche sono o no da considerate Ogm? Il loro vanto è di essere utilizzate per produrre piante con nuovi tratti, ad esempio la resistenza a una malattia, senza l’introduzione di materiale genetico “estraneo”. Anche nel caso di Ris8imo, la tecnica Crispr è stata impiegata per “annullare” l’effetto di tre geni già naturalmente presenti nelle piante di riso e che in alcune, poche, piante già si trovano naturalmente disattivati.
L’idea è quindi di accelerare attraverso le Tea processi di breeding che l’uomo utilizza sin dai tempi del Neolitico per la coltivazione di alcune specie. In pratica, mentre un tempo il breeding prevedeva di incrociare per più generazioni piante con specie affini per per selezionare artificialmente quelle con le caratteristiche più vantaggiose, oggi è possibile ottenere lo stesso risultato modificando direttamente il materiale genetico delle piante a nostro vantaggio.
Stando a quanto riportato nell’articolo 9 bis del Ddl. 660 il termine Tea dovrebbe riferirsi a “organismi prodotti con tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi”.
Per editing ci si riferisce a tecniche genetiche con le quali è possibile andare a modificare o a correggere il DNA direttamente in situ, all’interno delle cellule e senza necessità di DNA esterno. Il termine cisgenesi ricorda invece l’ingegneria genetica classica che prevede il trasferimento di materiale genetico da una specie sessualmente affine e, ancora una volta, non estranea.
Per gli oppositori Tea è solamente il nuovo nome di Ogm
Per alcuni però si tratta solamente di un tentativo di camuffare il termine Ogm per non rischiare di scoperchiare qualche vaso di Pandora e per sviare l’attenzione verso qualcosa che evochi un processo di evoluzione quanto più naturale possibile.
In questo senso, Tea sarebbe un termine utilizzato per lo più da politici e comunicatori, mentre per molti scienziati indicherebbe praticamente la stessa cosa.
Per semplificare, la differenza principale tra Tea e Ogm si potrebbe ridurre al fatto che, quando parliamo di Ogm ci riferiamo quasi sempre a modelli transgenici come il famoso mais BT, mentre le Tea utilizzano procedure più classiche e tradizionali. Fino all’approvazione della proposta da parte del Parlamento UE, dunque, la stessa cosa anche per le leggi comunitarie.
L’Italia, che da una parte vieta gli Ogm, aveva approvato queste tecniche già nel maggio 2023 con il decreto siccità, aprendo una finestra di sperimentazione fino a dicembre 2024 nella quale ben si è inserito il progetto dell’Università di Milano.