Non sono bastati i no di Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, né l’astensione del Belgio o le proteste di tanti imprenditori agricoli. Alla fine, il Consiglio dell’Unione Europea ha detto di sì alla Restoration Law, dopo anni di trattative, colpi di scena e periodi di stallo.
Anche grazie ad un ripensamento dell’ultimo minuto da parte dell’Austria, che ha deciso di votare a favore, il nuovo regolamento per il ripristino della natura è diventato realtà. A breve verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e venti giorni dopo entrerà in vigore.
Per il mondo ambientalista – che sostiene fin dall’inizio la Restoration Law, come abbiamo più volte raccontato su Agenda17 – si tratta di una decisione storica.
Il presidente di Lipu – BirdLife Italia Alessandro Polinori ha dichiarato ad esempio che “siamo di fronte a un evento davvero senza precedenti per l’opera di conservazione della biodiversità europea, che apre un orizzonte di speranza concreta per la natura, il clima, il benessere delle società umane”.
Wwf Europa ha anche ricordato come la legge abbia dovuto affrontare “uno dei viaggi più tumultuosi nella storia della legislazione europea, tanto che, dopo una campagna di disinformazione assurda e inaudita, ha persino corso il rischio di essere respinta proprio all’ultimo passaggio, ossia durante il Consiglio. Alla fine, però, il sostegno al ripristino degli habitat ha avuto la meglio”.
Non si è ancora fatta sentire invece, almeno in Italia, la reazione di chi alla legge si è sempre opposto a cui le associazioni ambientaliste e alcuni gruppi di ricercatori avevano rivolto un appello (rimasto inascoltato) perché cambiasse idea e si schierasse dalla parte della Restoration, appena un mese fa. Il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha spesso definito la Restoration Law un provvedimento troppo ideologico e di parte e che “l’’adattamento è trovare un punto di equilibrio tra convivenza civile e natura”.
Ora, con l’entrata in vigore del regolamento, si apre una stagione nuova: le opere di rinaturazione riguarderanno infatti tantissimi habitat diversi, come zone umide, coste, fiumi, praterie, boschi, ma anche campagne e verde urbano. Nonostante alcune sue parti siano state ammorbidite durante il negoziato tra le diverse forze politiche, la Restoration Law rimane molto ambiziosa, e prevede il ripristino di almeno il 30% degli habitat minacciati entro il 2030, di almeno il 60% entro il 2040 e di almeno il 90% entro il 2050.
Fino al 2030 è prevista la possibilità, per gli Stati membri, di dare priorità alle aree già protette da Natura 2000. E il testo si spinge anche più nello specifico: ad esempio, l’articolo 13 contiene l’impegno di “piantare almeno tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030 a livello dell’Unione, garantendo la diversità delle specie e la diversità in termini di struttura di età”. L’Italia dovrà in tempi brevi presentare un proprio piano attuativo, che renda realizzabili a livello pratico questi obiettivi.