“Prima di tutto precisiamo che quello che rileviamo non è esattamente il battito cardiaco ma quello che noi definiamo una frequenza cardiaca” afferma ad Agenda17 Pantaleo Greco, responsabile del Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell’Azienda ospedaliero – Universitaria di Ferrara a cui abbiamo chiesto un parere scientifico a proposito della proposta di legge di iniziativa popolare denominata “Un cuore che batte” che propone l’obbligo da parte dei medici di far ascoltare il battito cardiaco del feto alla donna che richiede una interruzione di gravidanza (ivg).
“Essenzialmente uno scandaglio che sente dei movimenti – afferma il docente -, li rimanda indietro e con un software li elabora e fa una media. Il medico vede un puntino che ha una pulsatività e dalle cinque settimane in poi quello che noi vediamo sicuramente si può considerare battito cardiaco, ma quello che noi registriamo è un artificio.”
Insomma, siamo ben lontani dalla vulgata di poter osservare un cuoricino che batte nelle prime settimane di vita, perché all’inizio della gestazione quello che si sente è l’elaborazione di un segnale che un software “traduce” in modo da poter interpretare quanto sta avvenendo negli organi che hanno iniziato a svilupparsi.
Le Linee guida in vigore per l’ecografia non consentono indagini potenzialmente pericolose
Per quanto riguarda le tecniche utilizzate dai ginecologi, Pantaleo spiega che “Ci sono due modalità di registrazione, una con l’ecografica con power doppler che ha una quantità di ultrasuoni che è superiore a quella che noi riteniamo essere consentita nel primo trimestre di gravidanza. Non abbiamo evidenze che faccia male ma non abbiamo neanche evidenze che faccia bene, è superiore agli standard. Se si usa un’altra tecnica, l’ecografica con M-mode, invece, è al di sotto degli standard quindi è teoricamente fattibile. Ma sono dati molto tecnici e queste due tecniche non sono di routine. Quindi si dovrebbero modificare le linee guida per applicare queste analisi più approfondite.”
Come sottolinea il prof. Greco, le Linee guida non prevedono l’utilizzo di queste tecniche e creare delle linee guida a parte per chi ha un esame medico con l’indicazione di ivg sarebbe superfluo, inutile e poco probabile. “D’altra parte, la risposta che mi aspetto da un esame ecografico fatto in quel periodo della gravidanza, indipendentemente dall’indicazione dell’esame ecografico, quindi anche a una donna che fa una interruzione di gravidanza, è se la gravidanza è in normale evoluzione, cioè se il prodotto del concepimento ha attività cardiaca. Non devo avere altre risposte… Il termine normale evoluzione indica che l’embrione o il feto ha una attività cardiaca e il medico non è tenuto a registrarla, non è tenuto a farla sentire, non è tenuto a farlo vedere. Questo dal punto strettamente tecnico è ciò che si fa e che si deve fare, non c’è altro nelle linee guida. Dubito che le linee guida possano essere modificate dal punto di vista medico.”
Esperti di medicina e salute riproduttiva in varie parti del Mondo sostengono, inoltre, che riferirsi al “battito cardiaco” sia inesatto dal punto di vista medico, poiché l’embrione non ha un cuore sviluppato alla sesta settimana di gestazione. La presenza di attività cardiaca non equivale alla presenza di un cuore funzionante o di un battito cardiaco, definito come la pulsazione del cuore.
Dal punto di vista scientifico le linee guida delle società scientifiche internazionali sconsigliano la procedura che permette di sentire il battito cardiaco nel primo trimestre di gravidanza per i potenziali danni che provocano al feto e la raccomandano solo dopo dieci settimane di età gestazionale.
Sì storico del Parlamento europeo all’inserimento dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali della Ue ma l’Italia ha votato contro
La campagna “My Voice, My Choice” che offre ai cittadini europei la possibilità di migliorare la vita delle donne rendendola più libera e più sicura, ovunque vivano nella nostra Unione, a prescindere dalle condizioni in cui si trovano.
Lo scorso aprile al Parlamento europeo è passata la risoluzione che chiede che il diritto all’aborto venga inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue ma l’Italia ha votato contro.
Il Parlamento ha condannato le azioni che rendono sempre più difficoltoso praticare l’interruzione di gravidanza in alcuni Paesi europei e tutti i tentativi di limitare gli ostacoli esistenti per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) e la parità di genere a livello globale, anche negli Stati membri dell’Ue. I deputati europei hanno chiesto di modificare l’articolo 3 della Carta per affermare che “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”. La risoluzione non è vincolante e per essere inclusa nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione è necessario il voto unanime dei ventisette Stati membri.
Il testo della risoluzione esprime anche preoccupazione per il significativo aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’aborto in tutto il Mondo, e in particolare nell’Unione Europea e per questa ragione il Parlamento ha invitato la Commissione Europea a garantire che le organizzazioni che operano contro la parità di genere e i diritti delle donne, compresi i diritti riproduttivi, non ricevano finanziamenti europei.
Credo che le osservazioni del dott. Pantaleo Greco andrebbero divulgate tra i MMG e tra i cittadini, così come il voto contrario dell’Italia al Parlamento europeo. Un medico può essere antiabortista ma non può supportare infingardi mezzucci CONTRO soggetti in condizione di fragilità psicologica. Quanto alla posizione politica DEVE essere ben chiaro e dichiarato quali sono gli obiettivi , senza nascondersi ipocritamente dietro ad un dito. Sono fortemente indignato!