Overtourism, tra potenzialità e (numerosi) rischi In montagna problemi per la sicurezza oltre che per l’ambiente

Overtourism, tra potenzialità e (numerosi) rischi

In montagna problemi per la sicurezza oltre che per l’ambiente

Sentieri che diventano imbuti e un’estrema fatica a transitare. L’overtourism è una minaccia per l’ambiente e può essere un rischio per la stessa incolumità degli escursionisti. Inizia a emergere più di un interrogativo sul turismo di massa. L’introduzione del ticket a Venezia, gli studi sulla capacità di carico dei territori in Trentino, le limitazioni al lago di Braies in Alto Adige. Ma non è solo l’Italia a valutare un intervento per gestire i flussi

Diversificare e internazionalizzare sono le chiavi del successo di una destinazione, ma c’è anche un prezzo da pagare: serpentoni di persone, escursionisti impreparati e la conseguente crescita delle chiamate ai soccorritori. La crescita dell’economia e l’accessibilità dei trasporti ha aumentato la raggiungibilità dei luoghi.

(©ildolomiti.it/altra.montagna)

Il turismo, di massa, contribuisce a stimolare un territorio, anche sul fronte dei servizi e delle infrastrutture ma, soprattutto nell’era dei social e degli spostamenti motivati da un selfie per un pugno di like, il rischio è quello della sovraesposizione e dell’eccessivo carico per una destinazione: la qualità della vita di un residente si abbassa, l’esperienza di un ospite peggiora e c’è un eccessivo sfruttamento delle risorse ambientali e culturali.

Una gestione delle attività che cambia anche per quegli aspetti che restano dietro le quinte: risorse idriche con una domanda in fortissima crescita e rifiuti da smaltire. Una modifica che riguarda anche il tessuto economico con la possibilità di abbandonare dei settori per virare verso quelli a uso e consumo dei turisti.

Il turismo come salvezza, ma l’overtourism come fenomeno da arginare, ci sono soprattutto da gestire i flussi. In Cina c’è il recente esempio del monte Yandang (1.150 metri) con decine di turisti sono rimasti bloccati per più di un’ora su una parete a strapiombo, aggrappati a una corda lungo un percorso attrezzato, a causa della fila. 

In Giappone la riapertura delle frontiere mondiali dopo le restrizioni di Covid, abbinata al basso valore dello yen, ha portato a un movimento senza precedenti con problemi: la gestione dei freerider a Hokkaido e delle Alpi Giapponesi con criticità sul fronte sicurezza. Eclatante il caso del monte Fuji, Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco dal 2013, relativamente accessibile. 
 

L’iscrizione del vulcano nella lista è stata accompagnata dalla raccomandazione di tenere sotto controllo i potenziali flussi ma i visitatori nell’ultimo decennio è raddoppiato con un picco, nel 2019, di 5,1 milioni di turisti. Un afflusso enorme che è diventato un problema anche a Fujikawaguchiko, da cui si può vedere il monte. L’amministrazione ha deciso di costruire una barriera per coprire, almeno in parte, la vista per l’eccessivo passaggio di persone solo per una foto. 

Da anni i residenti di Fujikawaguchiko si lamentano per la maleducazione dei turisti tra violazione delle norme del traffico e conseguenti incidenti e immondizie lasciate ovunque, in particolare lungo i sentieri. Negli ultimi tempi molte città giapponesi hanno adottato misure per gestire il turismo di massa, come Kyoto con il divieto di entrare nei vicoli privati del quartiere di Gion. 

L’aumento dei turisti ha aperto un dibattito in Islanda sui rischi e i benefici del turismo per la cultura e le tradizioni locali. Casi simili a Venezia, così come sulle Dolomiti o sull’Everest. C’è un cambiamento di percezione verso il turismo. A Barcellona già negli anni ’70 si è iniziato a parlare del fenomeno di overtourism e c’è un recente studio di quattro anni fa.

In Italia non mancano tentativi e studi, da Braies a Molveno, da Perugia a Venezia. Una dinamica non semplice da gestire e da valutare a fronte dei numeri globali: circa 1,4 miliardi di arrivi internazionali nel 2018, in crescita rispetto ai 25 milioni del 1950 e ai 903 milioni del 2007. La previsione dell’Organizzazione mondiale del turismo? Arrivi internazionali a 1,8 miliardi nel 2030.

(Testo originale in L’Altramontagna)

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