L’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a +1.5°C rispetto all’epoca preindustriale potrebbe essere già solo un buon proposito: centinaia tra gli scienziati più autorevoli a livello mondiale hanno infatti previsto un aumento di almeno 2.5° C entro la fine del secolo. E le conseguenze saranno catastrofiche.
A rivelarlo è un’indagine del Guardian tra gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC): l’80% ha avallato questa previsione, mentre quasi la metà prevede addirittura un aumento di 3°C. Solo il 6% ritiene invece che sarà rispettato il limite di 1.5°C concordato a livello internazionale.
Un futuro inesplorato e “semi-distopico”
Anche per il 2023 le previsioni finora avanzate sono state negativamente smentite: la temperatura ha infatti superato di 0.2°C l’aumento che ci si aspettava e sono stati infranti diversi record climatici in tutto il Mondo (eccezionali ondate di calore, oceani storicamente caldi e livelli mai così bassi di ghiaccio attorno l’Antartide).
Senza un rientro dell’anomalia, ci troveremo di fatto in quello che Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies (Giss) della Nasa ha definito un “territorio inesplorato” in uno studio recentemente pubblicato su Nature. L’entità del fenomeno, infatti, rimane inspiegabile anche per il mondo scientifico, dove si è arrivati a ipotizzare la possibilità di un cambiamento già talmente avanzato da aver iniziato ad alterare il sistema climatico.
Lo scenario che si prospetta è definito addirittura “semi-distopico”: carestie, conflitti e migrazioni di massa, con ondate di calore, incendi, inondazioni e tempeste di intensità e frequenza ben superiori a quelle finora conosciute.
A queste previsioni si aggiungono la rabbia e la paura degli scienziati per l’incapacità dei Governi di agire sul fronte climatico, nonostante le prove scientifiche fornite. Ribadiscono comunque la necessità di continuare nella lotta per il clima, perché sarà importante evitare ogni minimo aumento della temperatura.
Manca volontà politica di agire: probabile l’aumento dei tipping points
Tra gli scienziati a essere più pessimisti sono gli under 50, di cui oltre la metà è convinta che l’aumento sarà di almeno 3°C.
Tutti però concordano sulla mancanza di volontà politica, citata da circa i tre quarti degli intervistati, e sugli interessi aziendali acquisiti (60% delle risposte). Oltre, ovviamente, a ricordare le disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri e l’incapacità di un reale aiuto nei confronti di questi ultimi.
Le soluzioni per limitare la crisi tuttavia ci sono: senza la volontà di attuarle in maniera tempestiva potremmo renderci conto dell’emergenza troppo tardi, determinando una crescita definitiva dei cosiddetti “tipping points”, i punti di crisi irreversibile dei sistemi naturali.