“Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’inquinamento atmosferico è uno dei maggiori rischi ambientali per la salute.” Ed è necessario “individuare e attuare rapidamente strategie aggiuntive rispetto a quelle già implementate, atte a ridurre significativamente l’inquinamento atmosferico, tenuto conto del fatto che i livelli attuali sono superiori, in larga parte del paese, ai valori limite proposti e ai valori guida dell’OMS. La strada da percorre è ancora lunga e richiede un’ulteriore – particolarmente rilevante – riduzione delle emissioni”. Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) sintetizza cosi nel rapporto sulla qualità dell’aria in Italia recentemente pubblicato ciò che è necessario fare, pur in un quadro decennale di progressivo miglioramento.
E lo studio Pendolaria di Legambiente mostra che nel nostro Paese siamo molto in ritardo nel migliorare il sistema del trasporto pubblico responsabile di quasi un terzo del consumo finale di energia nell’ Unione europea.
Le maggiori fonti di inquinamento atmosferico
Secondo l’European Environment Agency (EEA), in Europa le principali fonti di inquinamento atmosferico sono il riscaldamento degli edifici, il trasporto su strada, le attività industriali e l’agricoltura.
Il consumo energetico residenziale, commerciale e istituzionale è stato la principale fonte di particolato nel 2020. Anche l’industria manifatturiera ed estrattiva è stata una fonte significativa, mentre l’agricoltura è stata una fonte altrettanto importante di PM10. Tra il 2005 e il 2020 le emissioni di particolato PM10 e PM2.5 sono diminuite rispettivamente del 30% e del 32%.
L’agricoltura è stata la principale fonte di ammoniaca e metano nel 2020, responsabili rispettivamente del 94% e del 56% delle emissioni totali. Le emissioni di ammoniaca sono diminuite solo dell’8% dal 2005 al 2020, si tratta della riduzione percentuale più bassa di tutti gli inquinanti.
Nel 2020, il trasporto stradale è stato la principale fonte di ossidi di azoto, responsabile del 37% delle emissioni. Le emissioni di ossidi di azoto sono diminuite del 48% tra il 2005 e il 2020.
Il settore dell’approvvigionamento energetico è stato la principale fonte di anidride solforosa , responsabile del 41% delle emissioni nel 2020. Le emissioni di anidride solforosa sono diminuite del 79% tra il 2005 e il 2020.
Le industrie manifatturiere ed estrattive e il settore dell’approvvigionamento energetico sono state le principali fonti di emissioni di metalli pesanti nel 2020. Tra il 2005 e il 2020, le maggiori riduzioni delle emissioni sono state quelle di nichel (64%) e arsenico (62%).
Necessario migliorare sistemi di riscaldamento, trasporto e produzione industriale
Circa la metà del consumo finale di energia dell’Unione europea (Ue) è destinata al riscaldamento, che rappresenta un settore chiave da migliorare per la sicurezza energetica e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Per quanto riguarda gli edifici, le ristrutturazioni e altre misure di risparmio energetico ridurrebbero il fabbisogno di riscaldamento, mentre il passaggio a soluzioni di riscaldamento moderne, come pompe di calore, collettori solari termici e sistemi di teleriscaldamento basati su fonti rinnovabili, potrebbe ridurre l’inquinamento.
L’Italia in grave ritardo in Europa sul trasporto urbano
Nel nostro Paese, secondo il rapporto Snpa, rispetto alla qualità dell’aria “i dati del 2023 delineano un quadro di generalizzato miglioramento rispetto al recente passato e un consolidamento del trend di riduzione registrato negli ultimi 10 anni, nonché un sostanziale avvicinamento all’obiettivo di rispettare i valori limite di legge su tutto il territorio nazionale”. Resta però ancora molto da fare, e nel settore dei trasporti, molti benefici possono derivare dal miglioramento delle infrastrutture per gli spostamenti a piedi, in bicicletta e altri tipi di mobilità attiva, soprattutto nelle città.
La promozione del trasporto pubblico pulito, il car sharing, la riduzione del traffico e il passaggio a veicoli elettrici ridurrebbero ulteriormente l’inquinamento atmosferico, il rumore e le emissioni di gas serra.
Secondo il recente Report Pendolaria di Legambiente, il nostro Paese appare alquanto carente sul fronte della mobilità sostenibile su ferro con poche infrastrutture e pochi investimenti.
Nel nostro Paese la lunghezza totale delle linee metropolitane si ferma a poco meno di 256 km totali, a fronte dei 680 km del Regno Unito, dei 656 della Germania e dei 615 della Spagna. Inoltre in Italia ci sono appena 397 km di tranvie assai lontani dagli 875 km della Francia e dai 2.042,9 km della Germania.
Non molto diversa è la situazione per le ferrovie suburbane, utilizzate quotidianamente da tanti pendolari, che in Italia può contare su una rete totale di 740,6 km mentre sono 2.041,3 quelli della Germania, 1.817,3 km nel Regno Unito e 1.442,7 in Spagna. Sul fronte investimenti su ferro l’Italia ha fatto ben poco: dal 2016 al 2023 sono stati realizzati appena 11 km di tranvie e 14,2 di metropolitane. Il nostro Paese si conferma fra quelli più legati all’utilizzo dell’auto con un parco auto italiano tra i più grandi d’Europa. 666 auto ogni mille abitanti, il 30% in più rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna.