“Essendo uno degli ecosistemi più sensibili ai cambiamenti climatici e ai disturbi antropici, i pascoli alpini sono stati identificati come hotspot per quanto riguarda i cambiamenti del clima e dell’uso del suolo. Il progetto LIFE PASTORALP unisce due approcci, biofisico e socio-economico, per affrontare la vulnerabilità dei pascoli alpini e offre strumenti per migliorarne la capacità di ridurla”: si presenta così PASTORALP, il progetto scelto come progetto LIFE per il mese di gennaio 2024 che ha coinvolto due parchi rappresentativi dell’ambiente alpino occidentale: il Parco nazionale del Gran Paradiso, in Italia, e il Parc National des Ecrins, in Francia.
Il programma LIFE dell’Unione europea è nato infatti nel 1992 per co-finanziare progetti su tematiche ambientali all’interno degli Stati membri. Cofinanziato nell’ambito di LIFE 2014-2020 e coordinato dall’Università di Firenze, PASTORALP, da ottobre 2017 per cinque anni, ha coinvolto diversi partner e si è occupato della vulnerabilità dei pascoli alpini e delle strategie di adattamento al cambiamento climatico.
L’importanza dei pascoli alpini per l’ecosistema
Gli ecosistemi alpini risentono particolarmente dei cambiamenti climatici e hanno subito un aumento di temperatura circa doppio rispetto alla media globale (+2°C nel periodo 1979-2018), oltre a un significativo aumento degli eventi climatici estremi e conseguente irregolarità nelle nevicate invernali e lunghe siccità nei periodi estivi.
In questo contesto, i pascoli necessitano di una gestione razionale che tenga in considerazione tutti questi fattori. Si tratta infatti di ambienti fondamentali per la produzione di foraggio, lo stoccaggio di carbonio, la prevenzione dell’erosione del suolo, la tutela di biodiversità e paesaggio, l’attività turistica e la fauna selvatica.
Dalla tutela della biodiversità a politiche di gestione del territorio
Il progetto è nato con diversi obiettivi, tra i quali la promozione di strategie e politiche di adattamento ai cambiamenti climatici specifiche per i pascoli alpini e la messa a disposizione di decisori politici e allevatori di strumenti digitali per una gestione più efficace del territorio.
Le misure adottate per aumentare la resilienza dei pascoli sono volte, ad esempio, a mantenere la produzione foraggera, migliorare l’uso della risorsa idrica, sempre più carente, ottimizzare la gestione degli animali e tutelare la biodiversità.
Attraverso un approccio multidisciplinare è stato possibile sviluppare una mappatura delle risorse, sperimentare di misure di adattamento e monitorare i cambiamenti della biodiversità a seguito della loro applicazione, analizzare la percezione e gli impatti dei cambiamenti climatici sulle comunità locali e sviluppare una piattaforma digitale interattiva che facilita l’adozione di strategie di adattamento non solo all’interno dei due parchi, ma anche in altri contesti pastorali alpini.
Inoltre, si è lavorato in parallelo per aumentare la consapevolezza della comunità pastorale alpina sul clima attraverso seminari, workshop e aree dimostrative permanenti, nonché per proporre una serie di raccomandazioni politiche per una gestione consapevole e coordinata del territorio.
Alcune delle strategie di adattamento proposte, infatti, sono state inserite in politiche regionali e nazionali, ad esempio tramite accordi con enti regionali e l’inserimento del progetto nella piattaforma nazionale sull’adattamento ai cambiamenti climatici dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) e del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.
Il progetto in futuro: diffondere i risultati in altri territori montani
Lo scorso anno, inoltre, è stato presentato il progetto After-LIFE per continuare a diffondere i risultati raggiunti e garantirne l’applicazione, in particolare il metodo innovativo ed economico sviluppato, che combina strumenti, indagini sul campo e mappature, per monitorare in maniera costante e aggiornata le risorse pastorali, tanto che è già stato adottato dalla Valle D’Aosta per mappare i pascoli di alta montagna e monitorare le attività di sfalcio e pascolamento.
Inoltre si è consolidata una rete di collaborazione tra enti e istituzioni per proteggere le comunità in futuro ed evitare l’abbandono dei terreni e la perdita di biodiversità, a ulteriore dimostrazione dell’importanza di approcci globali e coordinati per affrontare le sfide climatiche.
Per tutti questi motivi, con il progetto After-LIFE sarà possibile proseguire le attività di comunicazione per i prossimi tre-cinque anni, attraverso l’aggiornamento dei canali digitali su eventi e notizie riguardanti i temi trattati, ma anche promuovendo ulteriormente le collaborazioni tra i vari soggetti del territorio e l’utilizzo degli strumenti in altre zone alpine e appenniniche.