Nel 2024 sono stati quattordici i decessi nelle carceri italiane: già quattro i suicidi nel giro di dieci giorni, cui si aggiungono le morti per cause naturali. Sono i dati rilasciati dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che segnala il rischio per quest’anno di un andamento molto simile al 2022, quando si è verificato un record negativo di detenuti che si sono tolti la vita.
Anche secondo l’ultimo report rilasciato dall’associazione Antigone la situazione risulta sempre più grave. Dopo le segnalazioni già avanzate dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura, diventa infatti oggi più probabile, con la recente introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene, anche il superamento dei limiti di sovraffollamento raggiunti ai tempi della condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Sovraffollamento e condizioni precarie
Ad oggi il tasso di affollamento passa dal 113,1% rilevato nel 2021 al 127,54%, con circa 13mila persone in più rispetto ai posti disponibili (60.328 su 47.300 posti), con percentuali ben più elevate in singoli istituti fino a punte del 232,10% a San Vittore a Milano e 204,95% a Canton Mombello a Brescia. A novembre, i dati regionali registravano tassi particolarmente elevati in Puglia (153,7%), Lombardia (142%) e Veneto (133,6%).
Le condizioni carcerarie sono dunque precarie, con strutture vecchie e spesso prive di servizi quali docce, riscaldamento e spazi ricreativi. Come diretta conseguenza del sovraffollamento, inoltre, sono sempre di più i detenuti che hanno a disposizione in media meno di tre metri quadrati di superficie calpestabile.
Tutto ciò ha portato a registrare sessantotto suicidi nel 2023 (in calo rispetto all’anno precedente), dovuti nella maggioranza dei casi a impiccamento (85,3%), oltre ad asfissia con bombola da gas e sciopero della fame. A questi si aggiungono diversi casi di autolesionismo, tentato suicidio e aggressioni contro il personale e altri detenuti.
Aumentano i detenuti che studiano, ma il personale rimane insufficiente
Dal lato del personale, nonostante un leggero aumento degli educatori (uno ogni settantasei detenuti, mentre nel 2022 erano uno ogni ottantasette), rimangono insufficienti per garantire un efficace percorso di recupero dei detenuti.
Un riscontro positivo, invece, su formazione professionale e istruzione. Da un lato, infatti, ci sono stati oltre mille iscritti alla formazione professionale in più rispetto al 2022 (3.359 contro 2.248), nonostante le forti disparità regionali. Dall’altro, con la scuola quale concreta possibilità di cambiare vita per i detenuti, ci sono state circa 2mila persone in più coinvolte in questi percorsi (19.372 per il 2022-2023, contro 17.324).
Questa legge in Italia deve cambiare, vogliamo l’indulto e l’amnistia. Il carcere a Lecce è pieno di persone che possono tranquillamente scontare ai domiciliari, si fa apposta a tenerli dentro e chi spaccia e violenta sta fuori. Vogliamo che queste persone abbiano la loro dignità, non hanno ucciso quindi non vedo il perché devono stare chiusi. Fare lo svuota carceri per i definitivi, che sinceramente possono scontare la loro pena a casa grazie
Egregio presidente Mattarella dia l’indulto per le carceri fermi questa carneficina