Secondo l’Istat, nel 2021 erano oltre 96mila le persone senza tetto e senza fissa dimora in Italia, di cui più di uno su dieci è un minore. Mentre tuttavia alcuni di loro scelgono deliberatamente di fare una vita da clochard, per la stragrande maggioranza dei casi non si tratta di una scelta. Tra i fattori che conducono a questa condizione, infatti, uno dei più rilevanti è la perdita del lavoro, che può portare a un rapido peggioramento delle condizioni socio-economiche, cui si aggiungono altri fattori di marginalità come avere una cittadinanza diversa da quella italiana o problemi di natura sanitaria o psicologica.
Ai senza tetto e senza fissa dimora è dedicato uno degli obiettivi di investimento del Pnrr denominato “Housing temporaneo e stazioni di posta”. L’obiettivo è aiutare i destinatari a trovare una sistemazione temporanea, soprattutto nei periodi più difficili dell’anno come quello invernale
I numeri maggiori nelle grandi città. Molti anche i minori
Il 68% dei senza fissa dimora sono uomini (65.407) e la Regione che ospita il maggior numero di senza tetto è il Lazio: 24.049 persone, pari al 25% del totale. Numeri significativi sono presenti in Lombardia, dove vivono più di 16mila senza tetto (16.346), Piemonte (8.766), Campania (7.828) e Puglia (7.655).
La maggior parte dei senza dimora si trova nei grandi centri urbani, probabilmente per la speranza di andare incontro a maggiori opportunità di lavoro ma anche a servizi di assistenza più strutturati o semplicemente ripari, anche di fortuna, per la notte. Roma ospita il maggior numero di senza tetto (22.182), seguono Milano (8.541), Napoli (6.601) e Torino (4.444). Vi sono poi città meridionali di minori dimensioni che ospitano un numero di senzatetto da non sottovalutare, come Foggia (3.521), Crotone (997), Sassari (953) e Marsala (722), aree che però hanno disponibilità economiche più limitate per aiutare chi è in difficoltà. Ne consegue che i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) possono rappresentare un’opportunità importante.
Una fascia particolarmente vulnerabile è quella dei minori senza tetto e senza fissa dimora, che nel 2021 erano 12.793. La maggior parte (44%) si concentra nelle tre principali città italiane: Roma ne ospita quasi uno su 100 (0.73, pari a 3.186), poco distante Milano (0.67 ogni 100 minori, pari a quasi 1.400), mentre a Napoli sono circa mille (0,65). Si tratta di ragazze e ragazzi che vivono in situazioni estreme di disagio economico e marginalità sociale, di loro il 13,3%, secondo Istat, non raggiunge la maggiore età.
Pnrr e il progetto di housing temporaneo: mancano riforme strutturali
Con l’housing temporaneo, i Comuni potranno mettere a disposizione appartamenti per un periodo massimo di due anni e dovranno essere attivati servizi personalizzati per innescare un progetto di sviluppo del singolo o del gruppo per raggiungere una maturità socio-economica: per questa misura, il Pnrr prevede il coinvolgimento anche dei centri per l’impiego.
Nelle cosiddette Stazioni di posta, poi, oltre a un servizio di accoglienza notturno si potranno offrire cure mediche, distribuzione di generi alimentari e orientamento al lavoro, con il coinvolgimento non solo dei Comuni, ma anche del terzo settore con le associazioni di volontariato.
I fondi stanziati per il progetto ammontano a 450 milioni di euro, e al momento ne sono stati assegnati 405: al primo posto la Lombardia (circa 68,5 milioni per 87 progetti totali) seguita da Lazio (56,6 milioni, 63 progetti), Emilia Romagna (35,5 milioni, 44 progetti) e Campania (35 milioni, 42 progetti). Alle Regioni del Sud Italia, invece, più Abruzzo e Molise, va in totale solo il 29,1% delle risorse.
“Attualmente in Emilia Romagna – afferma Antonio Mumolo, presidente dell’associazione “Avvocato di strada ”recentemente intervistato da Agenda17 sulla situazione sanitaria in Italia per i senza fissa dimora-, si stanno usando i fondi Pnrr per realizzare Centri multifunzionali, che potrebbero servire anche per dare il domicilio postale, in cui oltre ai servizi sociali dei Comuni saranno impegnate le varie associazioni di volontariato.
Rispetto al problema della residenza e delle problematiche derivanti dalla sua mancanza, temo che le cose non cambieranno molto. Anche se venissero utilizzati tutti i 450 milioni di euro previsti per realizzare dei dormitori, infatti, resta il problema dell’impegno di spesa per gestirli che rappresenta la maggiore criticità. Per cui il Pnrr potrà assicurare qualche posto in più nei dormitori e la possibilità di ricevere la posta, ma non molto di più: sarebbe invece stato diverso se avesse previsto delle riforme strutturali, per esempio una misura generale di contrasto alla povertà.
Con il nuovo anno, inoltre, verrà meno anche la rete rappresentata dal reddito di cittadinanza, una misura che aveva oggettivamente diversi limiti ma che comunque garantiva il minimo per la sopravvivenza a migliaia di persone, che dal prossimo anno non sapranno come vivere e si rivolgeranno ai sindaci o alle associazioni di volontariato, ingrossando le fila dei bisognosi.”