Ispirata dalle opere di Shirin Neshat, artista iraniana.
Scrive l’autrice: “Non sono sola, sono con me. Non sono sola, sono sì con te!. Pensavo di essere completa, pensavo di essere al sicuro, ma poi all’improvviso.., tutto andò perduto. Ero sola. Rimasi in silenzio. Il mio destino rideva di me. Rallegrava il mio profondo dolore silenzioso. Non ho mai sollevato alcuna domanda. Non ho mai chiesto di smettere di ridere. Rise e poi sussurrò nella mia anima. Non sono una perdente. Non vincerò immediatamente, ma vincerò di sicuro. Sono una creatrice. Sono una creatrice della mia storia.
Sono una creatrice del mio destino. Posso creare quello che voglio, quindi perché dovrei dispiacermi? Perché dovrei chiedere assistenza? Ero scioccata. Non mi rendevo conto di cosa io stessi dicendo. Pensavo fosse un altro scherzo della mia vita. Ma mi ha convinto a ricercare il mio valore, per cercare i miei nuovi orizzonti. Ora lo so, sono completa perché sono quella che sono. Sono protetta perché so cosa sono. Ora rido e la mia sorte sorride. Sorride delle mie decisioni. Sorride delle mie scelte. Sta sorridendo perché sa. Ora sono con me, e sono sola.”
Oggi, la solitudine sembra essere parte della vita di molte donne. La violenza nei loro confronti è quasi ovunque una costante, a partire dalle donne migranti e dall’aumento di matrimoni infantili e mutilazioni genitali femminili.
In Italia, il 31.5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, con le forme più gravi esercitate da partner o ex partner, parenti e amici. Il 62,7% degli stupri, inoltre, è commesso dai partner. Rimane difficile la situazione anche in Iran, dove, a seguito dell’uccisione di Mahsa Amini nel settembre 2022, centinaia di persone sono state uccise o incarcerate per aver manifestato in ricordo della donna divenuta simbolo della lotta per le donne nel Paese. Recentemente, inoltre, due giornaliste iraniane, Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi, sono state condannate a oltre dieci anni di carcere con l’accusa di collaborazione con gli Stati Uniti nel caso di Amini.