La Ue ha votato il nuovo patto sui migranti che da alcuni è ritenuto un patto storico con il parziale superamento dell’accordo di Dublino. In un momento in cui dall’Italia all’America, dal Regno Unito all’Australia le leggi sull’immigrazione diventano sempre più stringenti, il tema della migrazione è al centro dell’agenda politica dei tanti Paesi che andranno a votare nel prossimo futuro ed è difficile immaginare un mondo con le frontiere aperte.
Nel recente libro ‘Il secolo mobile’ il giornalista e scrittore Gabriele Del Grande ripercorre la storia dell’immigrazione illegale in Europa. Come racconta, cent’anni fa i passaporti non esistevano e si poteva viaggiare liberamente attraverso le frontiere senza permessi né visti di ingresso.
Oggi il problema dei visti e dei permessi di ingresso è una questione puramente economica, perché sono tante le persone economicamente avvantaggiate che riescono ad arrivare e a risiedere in Europa per ragione di studio, lavoro o per ricongiungimenti familiari.
Il sistema dei visti obbligatori istituto da Schengen negli Ottanta certamente non ferma i milioni di persone in movimento tra le frontiere europee, ed è definitivamente fallito
Gabriele Del Grande propone come soluzione: “abolire il divieto di viaggio dei poveri. Ripristinando la libera circolazione tra le due rive del cimitero Mediterraneo e ristabilendo una volta per tutte la legalità delle migrazioni tra i Paesi non bianchi e l’Europa”.
Prima degli anni Venti del secolo scorso non c’era passaporto
Secoli fa, il sauf conduit o salvacondotto era progettato per garantire a un nemico “il
passaggio dentro e fuori da un regno” ma tutto cambiò nel 1920, quando all’indomani della Prima Guerra Mondiale emerse l’idea di uno standard mondiale per i passaporti, sostenuto dalla Società delle Nazioni, un organismo incaricato di mantenere la pace.
Un anno dopo gli Stati Uniti approvarono l’Emergency Quota Act del 1921 e successivamente l’Immigration Act del 1924 che limitavano l’afflusso di immigrati. L’emergenza percepita era costituita dai troppi arrivi dal Vecchio continente e i nuovi immigrati venivano considerati una minaccia all’ideale dell’egemonia americana. Per identificare il Paese di origine di un immigrato veniva richiesto un passaporto.
Gabriele Del Grande riflette sulla narrazione che esiste intorno alla migrazione: “ancora oggi noi crediamo che esista un’immigrazione buona e un’immigrazione cattiva. L’immigrazione buona è quella legale e quella di chi viene a lavorare mentre quella cattiva è quella illegale. In realtà le cose sono un pò più complesse. Esiste l’immigrazione buona che è quella legalizzata, cioè quella di chi è autorizzato a viaggiare e che noi percepiamo come necessaria. Poi c’è l’immigrazione illegale e ci sono una serie di aree del Mondo dalle quali è tendenzialmente vietato spostarsi che sono poi le aree dove si viaggia con il contrabbando in mare, attraverso la rotta balcanica o in altri modi”.
Le prime migrazioni in Europa sono soldati per le trincee della Grande guerra
Come scrive nel suo libro, la prima grande immigrazione risale agli anni della Prima guerra mondiale e all’entrata in campo delle truppe coloniali formate da un milione di marocchini, tunisini, senegalesi, west- africani, vietnamiti, indo-cinesi, giamaicani, indiani, pakistani, bengalesi quando gli eserciti alleati si rendono conto che le popolazioni delle colonie possono essere usate come riserva di popolazione e carne da cannone sul fronte nella guerra di trincea contro la Germania.
Finita la guerra una parte di quel milione di persone non si presenta all’imbarco per ritornare nei propri Paesi e vanno a formare le prime comunità di migranti in Francia e in Inghilterra. Una parte delle truppe africane francesi vennero spedite in Germania a occupare la Renania suscitando incredibili tensioni nella popolazione per il supposto pericolo, amplificato dai media dell’epoca, delle relazioni scaturite tra donne tedesche con uomini non bianchi.
Secondo Gabriele Del Grande “Ancora adesso ci portiamo questa paura di mescolarci con chi viene non soltanto al di là della linea del confine ma di andare al di là della linea del colore. Questi fantasmi del razzismo sono rimasti, qualcosa aleggia ancora in qualche angolo recondito dell’immaginario collettivo europeo in particolare in quei Paesi, tipo l’Italia, che hanno vissuto una stagione del colonialismo e poi ne sono usciti sconfitti senza una vera riflessione su quello che è stato”.
La situazione oggi: anno record di irregolari nel 2023
Secondo Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, il 2023 ha visto un significativo aumento del numero di arrivi irregolari nelle frontiere europee, aumentati del 17% nei primi 11 mesi per raggiungere oltre 355 mila. Questo numero ha già superato l’intero totale del 2022, segnando il valore più alto registrato dal 2016.
La rotta dell’Africa occidentale ha registrato il maggiore aumento nel numero di arrivi irregolari, che quest’anno sono raddoppiati fino a raggiungere oltre 32 mila. Questo aumento senza precedenti è il più alto da quando Frontex ha iniziato a raccogliere dati nel 2009. Il numero di arrivi a novembre è balzato a oltre 500 % rispetto allo stesso mese dell’anno scorso a quasi 5 mila arrivi.
La rotta del Mediterraneo centrale è ancora la più frequentata nel 2023 con oltre 152 mila arrivi, il numero più alto dal 2016. Sempre secondo i dati Frontex, i primi tre Paesi di provenienza degli immigrati con status irregolare su tutte le rotte quest’anno sono Siria, Guinea e Afghanistan.
Anche la rotta del Mediterraneo orientale è rimasta attiva, registrando un aumento di quasi il 50% rispetto a un anno fa.
Se guardiamo, invece, all’Italia secondo i dati di Mediterranea Saving Humans a novembre scorso oltre 8520 persone sono arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo centrale.
La maggior parte degli arrivi (54%) è stata soccorsa dalle autorità italiane – in alcuni casi con il supporto di Frontex.
Migranti irregolari e sans-papiers in cerca di migliori condizioni di vita
L’ingresso in un Paese in maniera irregolare o la permanenza con uno status irregolare non costituisce un crimine bensì un’infrazione dei regolamenti amministrativi. I sans-papiers sono persone che soggiornano in un Paese senza un titolo di soggiorno valido, non necessariamente senza documenti di identità.
La nozione di sans-papiers è nata in Francia negli anni 1970 ed è andata affermandosi in numerosi Paesi. La maggior parte dei sans-papiers sono immigrati in cerca di lavoro e su cui si reggono molti settori dell’economia globalizzata. La maggior parte dei sans-papiers in Europa proviene dall’America centrale e latina, seguiti da migranti provenienti dall’Europa orientale.
Negli ultimi dieci anni l’obiettivo degli Stati europei è stato quello di intensificare le azioni volte a ridurre il numero di persone in arrivo in Europa e in movimento tra i Paesi dell’Unione impedendo a rifugiati e migranti irregolari di accedere al proprio territorio via mare o terra, con i respingimenti e la chiusura delle frontiere mettendo a rischio la vita di uomini, donne e bambini di tutte le provenienze in piena violazione dei diritti umani.