“Il tentativo di affossare la Restoration Law è stato respinto e per la biodiversità europea può davvero cominciare una stagione in cui la natura la proteggiamo davvero e la ripristiniamo” ha dichiarato la Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu) commentando l’accordo provvisorio raggiunto dal Trilogo, composto da Commissione europea, Consiglio dell’Unione europea (Ue) e Parlamento europeo, accordo che ora andrà sottoposta ai voti finali. Rimangono però diversi dubbi sul testo.
La legge per il ripristino della biodiversità e la lotta al cambiamento climatico era stata adottata a luglio dal Parlamento europeo, dopo l’approvazione a giugno da parte di quasi tutti i ministri dell’ambiente degli Stati membri. Si tratta di una proposta fondamentale perché vincolerebbe questi ultimi a contrastare la perdita di biodiversità e ripristinare gli habitat naturali nei rispettivi territori.
Con questo negoziato sono state recuperate alcune parti in precedenza modificate o cancellate: nel ripristino degli ambienti naturali, ad esempio, sono reinseriti ambienti agricoli, torbiere e il mare, rendendo l’azione sulle regioni europee finalmente complessiva.
L’opera di ripristino riguarderà inoltre tutto il territorio, non più solo i siti rete Natura 2000, nonostante alcune lacune significative. Lipu infatti dichiara che “varie misure sono state indebolite (tra cui l’inserimento di una clausola che potrebbe congelare l’attuazione per emergenza socio-economica) e, su alcuni punti, un eccessivo potere discrezionale è stato concesso agli Stati membri, che possono determinare, nel bene e nel male, una parte considerevole dell’attuazione della legge.”
Secondo le associazioni ambientaliste, la legge rischia di essere inefficace nella pratica e le esenzioni e la mancanza di tutele legali hanno creato un pericoloso precedente nel processo legislativo europeo.
Al momento, comunque, il passo avanti è importante: i prossimi passaggi saranno la ratifica da parte degli Stati membri, il voto in Commissione ambiente a dicembre (dove i gruppi conservatori potrebbero ancora opporsi) e il voto finale del Parlamento europeo previsto a gennaio 2024.