“Il rapporto mostra chiaramente come in questi otto anni l’Italia non abbia scelto in modo convinto e deciso l’Agenda 2030 come mappa per realizzare uno sviluppo pienamente sostenibile sul piano ambientale, sociale, economico e istituzionale.” Si apre così il rapporto ASviS 2023, che monitora l’andamento nel nostro Paese degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile definiti dall’Organizzazione delle nazioni unite (Onu) nel 2015.
Dati che si aggiungono a quelli forniti dalla sesta edizione del rapporto SDGs (Sustainable Development Goals) dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), che ha condotto l’analisi sugli anni 2021 e 2022, confrontandoli con i dati dell’ultimo decennio.
Anche a livello globale la situazione risulta critica: secondo l’Onu, solo nel 12% dei target per cui sono disponibili dati affidabili si è sulla buona strada, e recenti avvenimenti come la pandemia, la guerra tra Russia e Ucraina e l’innalzamento dei prezzi di materie prime e prodotti alimentari, hanno causato ovunque un forte rallentamento.
In Italia passi avanti, ma non basta. Molti obiettivi stazionari o in peggioramento
Così nel nostro Paese la situazione non è soddisfacente. Secondo ASviS, rispetto al 2010 ci sono peggioramenti sul fronte della povertà, dei sistemi idrici (42% di perdite) e sociosanitari, della qualità degli ecosistemi, della governance e della partnership.
Stabilità invece per quanto riguarda gli aspetti legati a cibo (ad esempio lieve calo di persone in sovrappeso e aumento delle coltivazioni biologiche), disuguaglianze e città sostenibili, mentre miglioramenti, se pur contenuti (inferiori al 10% in dodici anni) per sei obiettivi (istruzione, parità di genere, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, innovazione e infrastrutture, lotta al cambiamento climatico), nonostante indicatori negativi al loro interno tra cui in primis l’abbandono scolastico, pari all’11,5% (36,5% tra i ragazzi stranieri).
Il quadro complessivo è dunque “variegato” secondo l’Istat: il 42,6% delle misure è in miglioramento, il 24,6% stazionario e il 32,8% peggiora. Cercheremo di fornire nel tempo gli aggiornamenti sui singoli obiettivi, in maniera da continuare il lavoro intrapreso in passato e monitorare l’andamento degli stessi in maniera più dettagliata.
Bene l’uso delle tecnologie, ancora molto da fare per parità di genere e rinnovabili
Secondo l’Istat, l’andamento più positivo si riscontra nell’uso delle Information and Communication Technologies (ICT): sempre più italiani utilizzano Internet, tuttavia rimangono forti divari territoriali, di genere e di istruzione e crescono i reati informatici (+152,3% rispetto al 2012). Aumenta anche l’aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al reddito nazionale lordo, sia complessivamente sia nella quota destinata ai Paesi in via di sviluppo.
Lievi miglioramenti poi sul fronte della parità di genere, soprattutto rispetto alla presenza femminile in posizioni direttive. Aumentano anche i centri antiviolenza e le case rifugio, ma continuano le violenze domestiche e i femminicidi (119 nel 2022, tre in più dell’anno precedente). Inoltre, come abbiamo visto, rimangono ulteriori passi avanti da fare, ad esempio per le donne nella sanità e la tutela del diritto all’aborto.
In peggioramento invece il settore dell’energia pulita, a seguito dell’aumento dei consumi dopo il lockdown non accompagnato da un parallelo aumento della produzione di energia rinnovabile. Dopo un andamento positivo costante tra il 2010 e il 2020, con l’efficienza energetica migliorata del 12,3%, nel 2021 gli indici sono tornati ai livelli pre-pandemia (l’efficienza cala ai valori del 2017) e di nuovo nel 2022 c’è stato un miglioramento. Nel complesso, però, le energie rinnovabili rappresentano il 19,2% del totale e ciò impedisce di avviare il processo di drastica riduzione delle emissioni.
Drammatica la situazione delle carceri, stabili ma forti le disuguaglianze tra Nord e Sud
Rimane poi una forte drammaticità su un altro tema che abbiamo seguito da vicino, con l’Istat che registra un netto peggioramento all’interno dell’obiettivo 16: la difficile situazione delle carceri italiane. Diminuisce inoltre la fiducia dell’opinione pubblica nelle forze dell’ordine e rimane bassa quella nei confronti del sistema giudiziario.
Infine, la crescita delle disuguaglianze. “In coerenza con il principio cardine dell’Agenda 2030 del non lasciare indietro nessuno” l’Istat sottolinea la necessità di “monitorare nel tempo l’obiettivo di riduzione delle disparità.”
Nel complesso, il 47,8% delle 159 misure statistiche analizzate indica una convergenza tra le Regioni, il 17,6% è stabile e il 34,6% mostra invece una divergenza. C’è una riduzione soprattutto in tema di infrastrutture (obiettivo 9) e di partnership per gli obiettivi, grazie a una vicinanza territoriale in tema di digitalizzazione, ricerca e sviluppo. Rimane problematico, come già evidenziato, il divario sul fronte scolastico.
Da notare una maggiore stabilità, ma negativa, in termini di differenze territoriali nell’obiettivo 13 (agire per il clima) in quanto tendono ad avvicinarsi i valori relativi al numero di persone esposte al rischio di disastri naturali, come d’altra parte dimostrano eventi quali alluvioni al Nord e forte siccità al Sud.