L’Istituto nazionale di statistica (Istat) redige annualmente un Rapporto SDGs (Sustainable Development Goals) nel quale illustra lo stato di attuazione in Italia dei 17 obiettivi (GOAL) dell’Agenda Onu 2030.
Per quanto riguarda l’obiettivo 15 riportiamo l’andamento di alcuni parametri.
Aree protette ancora al di sotto degli obiettivi, ma timidi segnali di rallentamento della diffusione delle specie alloctone
Nel 2022, il sistema italiano delle aree protette copre il 21,7% del territorio nazionale e include, in media, il 75,9% delle 172 aree chiave per la biodiversità censite nel nostro Paese. La copertura rimane quindi sostanzialmente invariata negli ultimi dieci anni, ma inferiore alla media UE, che è passata dal 18,5% del 2012 al 26% del 2021. Siamo ancora lontani dall’obiettivo della Strategia europea per la biodiversità con cui l’Italia intende portare la copertura al 30% del territorio nazionale, entro il 2030.
La diffusione di specie alloctone invasive, che rappresenta una delle principali minacce per la biodiversità, mostra per la prima volta segnali di rallentamento: nel 2021, infatti, sono state individuate sul territorio italiano soltanto tre nuove specie (il valore più basso dal 1968).Secondo le stime di ISPRA, nel 2021 si trovano sul territorio italiano 674 specie alloctone invasive, introdotte intenzionalmente o accidentalmente dall’uomo dal 1900 in poi, il cui numero è comunque raddoppiato negli ultimi trent’anni.
Migliorano i dati sulla superficie forestale, ma cala la copertura vegetale montana a causa del consumo di suolo
Rispetto al decennio precedente migliora la percentuale di superficie forestale e in particolare nel 2021 aumenta del 18,8% rispetto al 2011 la superficie forestale certificata. Si stima che le superfici forestali certificate ammontino a 930 mila ettari, un’estensione comunque modesta in rapporto alla totalità delle aree forestali, almeno nel contesto europeo. Un incremento della produzione interna di legname in aree gestite con criteri di sostenibilità può contribuire sia alla riqualificazione di boschi e aree seminaturali degradate, sia alla riduzione delle importazioni di legno, con cui l’Italia esternalizza la pressione produttiva sul patrimonio boschivo estero. Per quanto riguarda l’indice di copertura vegetale montana, che monitora i cambiamenti della vegetazione in sei fasce altimetriche sopra i 300 m, la dinamica complessiva è rallentata dopo il 2018,ma è in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al 2012. Ciò equivale a una perdita media di circa 4.600 ettari all’anno di aree vegetate. Le perdite si concentrano nelle Isole e nel Nord-ovest, mentre sono più contenute nel Sud e pressoché nulle nel Nord-est e nel Centro. L’80% della perdita di copertura vegetale è avvenuta nella fascia più bassa (fino a 1.000 m s.l.m.), più interessata dal consumo di suolo, che non diminuisce e rimane attestato al 7,1%.