La “doppia violenza” che le donne migranti subiscono in Italia si concretizza anche al confine italo-francese, dove sono in aumento respingimenti e violazioni dei loro diritti, come testimonia il report “Inter-rotte” dell’associazione umanitaria WeWorld. A causa della reintroduzione dei controlli alle frontiere nel 2015 da parte del governo francese, sono migliaia le persone, provenienti sia dalla rotta balcanica che da quella mediterranea, che rimangono bloccate a Ventimiglia: motivo per cui la città è stata soprannominata “imbuto d’Europa”.
Nel 2022 ci sono stati 33mila respingimenti e quest’anno, secondo la Prefettura di Nizza, al 15 giugno 2023 già 13.395 migranti sono stati fermati alla frontiera e consegnati alle autorità italiane. Negli ultimi due anni si è registrato un aumento di donne e ragazze sole o con al seguito bambini che dopo pochi giorni dallo sbarco in Italia giungono a Ventimiglia per passare il confine con la Francia. Vengono soprattutto da Costa d’Avorio, Guinea, Tunisia, Camerun, Mali e talvolta Sierra Leone.
Strutture di accoglienza insufficienti e difficile accesso all’assistenza sanitaria
I quattro Punti di assistenza diffusa (Pad) che le autorità locali stanno realizzando per donne e bambini, dopo la chiusura del Campo Roja durante la pandemia, non avranno posti sufficienti per ospitarli tutti. L’unica altra struttura di accoglienza presente è quella informale gestita da WeWorld, Caritas Intemelia e Diaconia Valdese, che da novembre 2020 a maggio 2023 ha ospitato 1269 donne e 1264 minori. Coloro che sono costrette a dormire all’aperto sono soggette a condizioni meteo avverse, soprusi e infezioni a causa dell’assenza di servizi igienici.
Donne e ragazze avrebbero bisogno di un’assistenza ginecologica specifica, perché incinte o sopravvissute a violenza sessuale durante il viaggio o a mutilazioni genitali. Tuttavia, l’accesso alle cure mediche è difficile, in parte perché le stesse donne preferiscono non interrompere il viaggio, ma soprattutto perché il personale sanitario delle strutture ospedaliere locali non è sufficientemente consapevole della legislazione sull’assistenza sanitaria a migranti privi di documenti.
In questi casi, gli ospedali sono tenuti a rilasciare un codice “Stranieri temporaneamente presenti” (Stp) per prescrivere visite e cure. Nonostante ciò, il report “Vietato passare” di Medici senza frontiere (Msf) descrive casi di donne incinte a cui i medici locali non prescrivono esami diagnostici perché esse non hanno regolarizzato il loro status in Italia. La discontinuità delle cure comporta un aumento del rischio di complicazioni durante la gravidanza.
Respingimenti e violazioni sistematiche al confine
Le donne che tentano di attraversare il confine e vengono intercettate dalla polizia francese sono soggette a violazioni sistematiche, come umiliazioni, separazioni familiari, documenti di respingimento fatti firmare in assenza di mediatori interculturali e trattenimento in container in condizioni di sovraffollamento, senza separazione fra donne e uomini e senza considerazione per la presenza di bambini o di vulnerabilità individuali. Le autorità francesi affermano che i container costituiscono un riparo per la notte in attesa di procedere al respingimento il mattino successivo, ma si tratta di una privazione della libertà che può durare più di dodici ore.
Fare rete per contrastare la tratta alle frontiere
Infine, secondo il report “Inter-rotte”, i movimenti dall’Italia a un altro Paese possono esporre al rischio di ricadere nello sfruttamento sessuale donne e ragazze uscite dal sistema anti-tratta, ingannate dalla promessa di un miglioramento della loro condizione una volta superato il confine. D’altra parte, anche i movimenti di rientro in Italia, dettati dalla procedura di Dublino (per cui a esaminare la domanda di asilo deve essere il Paese di arrivo), possono comportare la ricaduta nelle reti criminali della tratta.
Anche quando gli sfruttatori vengono denunciati, inoltre, il procedimento penale è rallentato se i fatti sono avvenuti in uno Stato diverso da quello in cui la donna ha sporto denuncia. Proprio per tutelare meglio le vittime di tratta e indagare gli spostamenti fra Italia, Francia e Germania, a febbraio 2023 diverse associazioni dei tre Paesi si sono unite a Ventimiglia nella rete sperimentale Beyond Borders, che in futuro punta a coinvolgere enti anti-tratta in altri Stati europei.
Al confine opposto la presenza femminile è minoritaria
Se a Ventimiglia si è osservata una femminilizzazione dei flussi migratori, non si può dire altrettanto per il confine italiano orientale. Secondo il monitoraggio “Vite abbandonate” di Linea d’ombra, le donne sole o con bambini rappresentano solo l’1% delle persone incontrate e assistite da questa e altre associazioni umanitarie a Trieste nel corso del 2022, mentre le famiglie costituiscono il 6%. Questo perché la maggior parte delle donne e dei bambini si fermano nei campi per rifugiati nei Balcani, mentre gli uomini proseguono il viaggio verso l’Europa occidentale, per trovare lavoro e asilo e riunirsi successivamente con le loro famiglie.
Come a Ventimiglia, anche a Trieste le strutture di accoglienza notturna, pur dando la priorità a persone vulnerabili, tra cui malati, anziani e donne, non sono sufficienti a coprire il fabbisogno reale e dalla seconda metà del 2022 è aumentato il numero di persone costrette a dormire per strada. Nonostante ciò, le autorità locali e regionali non sono intervenute efficacemente e hanno incitato alle riammissioni dei richiedenti asilo in Slovenia, dichiarate illegali dalla magistratura.