Agire secondo i ritmi della natura, gestirla in armonia con i suoi tempi, in una parola in modo sostenibile, richiede un pensiero lungimirante e non frettoloso. Negli anni del boom edilizio del dopoguerra, molti Comuni montani hanno investito nella costruzione di impianti di risalita per attirare, anno dopo anno, numeri sempre più alti di turisti della neve. Altri, invece, hanno favorito il ritorno a un abitare la montagna in equilibrio con essa: è il caso di Ostana, uno dei paesi più belli d’Italia in alta valle del Po, in Piemonte.
Queste borgate hanno vissuto il drastico spopolamento del secondo dopoguerra, diffuso presso i centri alpini, senza assecondare la frenesia di costruzione e cementificazione. A Ostana, la popolazione censita prima delle due guerre era dell’ordine di 1500 abitanti per scendere a cinque negli anni Settanta.
La scelta controcorrente di osteggiare impianti e nuove costruzioni ha lentamente portato i suoi frutti in un gruppo di borgate dove lungimiranti amministratori e residenti hanno creato le condizioni per ripensare un modo di vivere il territorio in armonia con la natura.
Una comunità cresciuta in armonia con l’ambiente
Ad oggi i residenti nel comune di Ostana, a oltre 1300 m di quota, sono saliti a ottanta e sono in continua crescita. Inoltre, sono stati aperti un asilo nido e un panificio, sono riprese le attività agropastoarli e numerose attività di ricezione turistica, dato che nel periodo estivo gli abitanti salgono a 400.
“La chiave del successo – racconta ad Agenda17 Silvia Rovere, sindaco di Ostana – è l’aver costruito l’evoluzione delle abitazioni, del paesaggio e della comunità ponendo al centro il concetto di sostenibilità culturale, ambientale, architettonica, linguistica e sociale.
Negli anni Ottanta, con l’attuazione delle prime importanti opere di ristrutturazione, sono stati introdotti nel regolamento edilizio tutta una serie di indicazioni su come recuperare gli edifici mantenendo la tipologia dei fabbricati. L’obiettivo era non snaturare l’esistente, usando pietra e legno locali, aprendosi alla capacità di innovare senza però rovinare le strutture originali.”
Renato Maurino, architetto noto a livello internazionale, a Ostana ha lasciato le più importanti tracce del suo lavoro di architetto montano, specializzato nell’attento recupero degli edifici rurali di antica origine attraverso sperimentazione e innovazione finalizzate alle esigenze di fruizione contemporanea di questo patrimonio culturale.
Anche il turismo è sostenibile
La cura con cui le abitazioni delle numerose borgate di Ostana sono state ristrutturate è, insieme alla posizione privilegiata di fronte al Monviso, il motivo per cui molti turisti scelgono di vivere in quota l’esperienza di turismo slow e rispettoso della natura.
“Le attività di recupero e valorizzazione delle origini culturali non si sono limitate all’architettura: negli anni sono state numerose le iniziative che hanno reso il piccolo Comune un centro di interesse capace di rendere le terre alte un luogo privilegiato di pensiero.
Cultura e ricerca scientifica hanno trovato casa qui
“Il ‘Premio Ostana: scritture in lingua madre’ è, per esempio, un appuntamento con le lingue madri del Mondo che promuove la biodiversità linguistica riunendo autori di lingua madre da tutto ogni angolo della Terra” spiega Rovere.
Sempre nell’ottica della valorizzazione delle biodiversità e dello spirito di comunità, è stato inaugurato nel 2015 Lou Pourtoun, un centro polifunzionale costruito dal Politecnico di Torino secondo i più moderni principi di sostenibilità e che rappresenta un centro di cultura contemporanea, spazio della comunità e luogo di incontro. Ospita una biblioteca e mediateca dedicate alla montagna, un punto di ristoro per accogliere i numerosi turisti amanti delle escursioni ed è la sede del centro di ricerca Alpstream, il primo centro di ricerca italiano dedicato allo studio dei fiumi alpini.
Il centro è gestito da una cooperativa di comunità, Viso a Viso, che è estremamente attiva nel proporre iniziative culturali di ampio respiro ed incentrate sulla rinascita territoriale, la dimensione sociale e sui giovani.
Proprio come in un circolo virtuoso, un’iniziativa costruttiva ne richiama un’altra tanto che, sempre tra le meire sparse tra i pascoli erbosi, è sorta una scuola di sostenibilità con laboratori di sperimentazione e didattica universitaria.
Il Monviso Institute è nato grazie all’intraprendenza del professore Tobias Luthe dell’Università di Coira, in Svizzera, e si pone l’obiettivo di ripensare e riprogettare il modo in cui vivere il futuro avendo come fulcro i temi di resilienza, rigenerazione, fusione di tradizioni locali e apertura verso il globale.
Come una sorta di incubatore di sostenibilità imprenditoriale che bilancia l’identità locale e l’ispirazione internazionale, il centro è frequentato da professionisti provenienti da diverse Nazioni e lavora sperimentando modelli comunitari, nuovi stili di vita alpino-urbani, progettando edifici sostenibili ed economie circolari socialmente rigenerative.