Organizzare una serie di incontri per andare verso un approccio olistico e sistemico, in cui una rete di cittadini e l’Università possono collaborare per comprendere come pensare e realizzare una città migliore, viva, sana: è questo l’obiettivo della collaborazione, nata alcuni mesi fa, tra il Laboratorio didattico e di ricerca del Dipartimento di architettura di Unife, coordinato da Romeo Farinella, e il Forum Ferrara partecipata.
Il Forum è l’unione di più associazioni attive a Ferrara e di semplici cittadini ed è sorto in opposizione al progetto approvato dal Comune di Ferrara “Fe.ris”, che prevedeva la realizzazione di un nuovo parcheggio a ridosso delle mura meridionali, di un nuovo studentato alto 18,5 metri accanto a Palazzo Schifanoia e l’edificazione di un ipermercato appena fuori le mura orientali, con relativo parcheggio.
Grazie a questa collaborazione, tra il 10 marzo e il 10 maggio si sono svolte una serie di conferenze sulla città, con l’intento di sviluppare alcune riflessioni e stimolare un dibattito sull’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU): rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
I diritti dei cittadini e la tutela del suolo tra i temi del primo incontro
Nel corso degli incontri si sono affrontate quattro diverse tematiche: il consumo di suolo, le nature urbane e gli spazi pubblici, la salute urbana e infine i processi partecipativi di progettazione.
Il primo incontro è stato introdotto da un intervento di Farinella con una considerazione sui diritti dei cittadini: quello alla casa, ma anche e soprattutto quello alla città e all’uso degli spazi, spesso leso da un approccio neoliberista competitivo nel disegno e nella gestione degli stessi.
A tal proposito, Gabriele Bollini, urbanista, ha dimostrato che il consumo di suolo non è di fatto rallentato in Emilia Romagna, dal momento che la legge regionale del 2017, con cui si sono poste delle limitazioni, non è ancora vincolante: la sua entrata in vigore è stata infatti prorogata finora ogni anno. Ha inoltre sottolineato l’urgenza di avviare un cambiamento e l’importanza delle parole che usiamo, facendo riferimento al testo “100 parole per salvare il suolo” di Paolo Pileri, docente di Urbanistca al Politecnico di Milano.
One health: serve un approccio globale, anche nella città
Nel secondo seminario Anna Lambertini, architetto e docente di Architettura del paesaggio presso l’Università di Firenze, ha affrontato il concetto di paesaggio, che pur non attenendo al costruito, lo contiene. “La disciplina dell’architettura del paesaggio – afferma – è qualcosa che riguarda più specie, e non solo quella umana. Si tratta dunque di progettare un habitat per tutte le specie.”
La complessità della disciplina è anche quella della composizione delle nostre stesse città dove viviamo, luoghi eterogenei, composti di “spazi di vita”, e non mancano esempi di interessanti progetti che hanno recuperato ciò che è stato dimenticato o trascurato, portando nuova luce alla città.
Nel terzo appuntamento Andrea Ubiali, giovane medico interno al Forum, ha sottolineato come “le diverse crisi che stiamo affrontando nell’epoca contemporanea, cioè la crisi epidemiologico-demografica, la crisi del sistema sanitario e la crisi climatica, siano correlate e vadano risolte assieme, con un approccio globale.”
Sul filo di questa premessa, secondo Elena Dorato, ricercatrice e architetto dell’Università di Ferrara, si può parlare anche di una quarta crisi, quella della città, anch’essa correlata alle prime tre. In particolare, per quanto riguarda la salute urbana, un tema cruciale è la riconfigurazione del sistema della mobilità: “oggi – sostiene Dorato – scontiamo le conseguenze di una progettazione delle città mirata alla velocità e all’utilizzo efficiente dell’auto privata, che genera inevitabilmente grande inquinamento e di conseguenza grande danno alla salute dei cittadini. È fondamentale iniziare a ripensare il sistema urbano per aiutare le persone a muoversi attivamente e con piacere, a beneficio della città, che diventa più viva e bella, e della salute di chi vi abita.”
Diego Carrara, economista esperto di politiche abitative e direttore dell’Azienda casa Emilia Romagna di Ferrara, ha declinato questa impostazione secondo le problematiche di vivere a Ferrara oggi: affitti sempre più alti e numerose persone sotto la soglia della povertà, per cui anche in questo ambito si dovrebbe intervenire con politiche pubbliche che portino beneficio a tutti coloro che compongono la città.
Partecipazione e conflitto: l’importanza di coinvolgere i cittadini
L’ultimo incontro, moderato dalla giornalista Dalia Bighinati, è stato dedicato all’importanza dell’ascolto dei cittadini e dell’interlocuzione tra essi e le istituzioni.
Carlo Cellamare, urbanista e docente presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha svolto esperienze di dialogo con i cittadini di alcuni quartieri della capitale, proprio partendo da queste ha spiegato che “parlare di ‘rigenerazione’ o ‘riqualificazione’ può essere troppo ambiguo in questi momenti di confronto tra cittadini: è necessario chiarire come ognuno pensa il futuro della città e il suo modello di sviluppo. Chiaramente non sarà facile che tutti siano d’accordo e molto spesso ci sono temi che creano grande divisione, come quello della mobilità.”
Alfredo Alietti, sociologo e docente dell’Università di Ferrara, ha sottolineato a questo proposito l’importanza dei processi avviati dal Forum Ferrara partecipata, che si collocano in un’ottica partecipativa politica, riflettendo su come non ci possa appunto essere vera partecipazione senza conflitto: partecipazione è anzi proprio la capacità di portarlo avanti.
Una lezione speciale: l’esperienza di Curitiba, Brasile
Una “speciale” lezione è stata infine dedicata a realtà urbane diverse che si trovano ad affrontare problemi analoghi. Il tema dell’incontro è stato infatti la descrizione, da parte di Debora Rocha, docente e dottoranda presso l’Universidade Federal do Paraná, Curitiba, Brasile, delle azioni portate avanti da un gruppo di cittadini di Curitiba per rivendicare lo spazio pubblico di un parco. La narrazione del lungo processo di riconquista di questo spazio dà speranze ma anche amarezze, dato che – anche se riuscita – è stata in parte ridimensionata.
Da quell’esperienza emerge l’importanza del prestare attenzione al modo in cui si comunicano le esigenze dei cittadini: non bisogna porsi pensando che si hanno nemici o amici, in maniera assoluta, ma cercare sempre di capire come trovare un terreno comune e dei punti di contatto senza perdere di vista l’obiettivo di migliorare la realtà. È vero però che il silenzio delle figure con cui si vorrebbe dialogare è anch’esso una chiara comunicazione. Il riferimento è agli attori dei processi di governance e delle politiche pubbliche.
Queste riflessioni risultano particolarmente pertinenti in questo momento, dato che le azioni portate avanti dal Forum sono varie, ma l’appoggio dell’Università è in realtà parziale, in quanto proviene solo da alcune figure (le stesse che hanno organizzato e partecipato agli incontri) e inoltre continua a mancare una risposta efficace da parte dell’amministrazione pubblica e di molti attori coinvolti nei processi decisionali. Tuttavia, come sottolineava Debora Rocha, fondamentali sono la continuità e la costanza del lavoro di chi lotta per una città diversa, e queste non sembrano mancare a chi è coinvolto nell’iniziativa del Forum.
(aggiornamento 21:00 del 20/07/23)
Grazie a tutti questi professionisti che in maniera competente danno voce ai numerosi cittadini preoccupati per la gestione degli spazi pubblici.