La fine della pandemia, dichiarata all’inizio di maggio dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)Tedros Ghebreyesus, ha significato la fine delle restrizioni che per tre anni hanno regolamentato i rapporti sanitari internazionali, il trasporto di merci o il trasporto di persone da un paese all’altro, ma non vuol dire che il virus non circola e che non ci sia più un rischio correlato alla sua diffusione. Se il virus continua a circolare i pazienti fragili sono sempre a rischio di una patologia severa, quindi di ospedalizzazione e di morte. In Italia nell’ultimo mese si sono registrati quasi 42.600 nuovi casi e 246 decessi.
Bisogna imparare la lezione perché è un virus sconosciuto al sistema immunitario
“L’Oms – afferma l’infettivologo Donato Greco, già componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid-19 – insieme alla dichiarazione di cessata pandemia ha prodotto una lesson learnd molto importante che suggerisce agli Stati membri di prepararsi a rispondere alle prossime possibili pandemie imparando dalla lezione terribile del Covid-19, che ha causato circa sette milioni di morti a livello globale ed è costata al nostro Paese quasi 191.000 decessi e 26 milioni di contagi.
Dunque – Greco – è fondamentale imparare la lezione per prepararsi alla prossima pandemia perché è ormai chiaro a tutti che le malattie infettive ricorrono periodicamente e possono sempre emergere nuovi germi mutati che trovano la popolazione indifesa come è stato per SARS-CoV-2.
L’agente di Covid-19 appartiene alla famiglia dei virus del raffreddore che conosciamo da sessant’anni, ma diversamente dagli altri SARS-CoV-2 è un nuovo ceppo di coronavirus totalmente sconosciuto al nostro sistema immunitario per cui ha fatto i guasti che tutti conosciamo e ora non possiamo davvero dire che sia finita ma dobbiamo prepararci.”
Lo ha ricordato a chiare lettere anche l’Agenzia europea per le malattie infettive (European Centre for Disease Prevention and Control – Ecdc) che ha prodotto un documento ritagliato sul continente europeo nel quale si sottolinea l’importanza di aumentare enormemente la sorveglianza.
Oggi disponiamo di sistemi di diagnostica e sorveglianza genomica in tempo reale inimmaginabili pochi anni fa, così come abbiamo a disposizione vaccini oramai molto efficaci e sicuri e una terapia orale altrettanto efficace, essenziale specialmente per le persone anziane.
Non è una semplice influenza stagionale ma una malattia severa
Finita la pandemia, dunque, non finisce l’epidemia di Covid-19 che diversamente dall’influenza, non rispetta la stagionalità, negli scorsi anni abbiamo assistito a importanti picchi di questa infezione anche durante le stagioni calde.
Un’altra differenza importante, prosegue Greco, “è che mentre i virus dell’influenza hanno una scarsa recettività per i pochi recettori situati in profondità nei polmoni per cui di norma l’infezione si ferma alla gola, SARS-CoV-2 ha un particolare tropismo per i recettori delle basi polmonari, per cui nel Covid-19 la polmonite primaria è enormemente più frequente rispetto alla rara polmonite primaria dell’influenza”.
Purtroppo pur registrando un calo dell’infezione nel mese di maggio si sono registrati una decina di decessi la settimana che hanno interessato persone di età superiore agli ottantacinque anni , con 3-5 patologie importanti, nella maggioranza dei casi con vaccinazioni incomplete o addirittura ancora non vaccinati.
Piano nazionale di prevenzione in ritardo. Bisogna inserire la vaccinazione anti SARS-CoV-2
Ormai è accertato che il vaccino anti Covid-19 è molto efficace nel prevenire la malattia grave, ma ha durata breve da qui la necessità di effettuare i necessari richiami.
Quella della vaccinazione resta una raccomandazione universale non solo per gli anziani, perché la vaccinazione contribuisce anche a contenere la circolazione virale e quindi a ridurre il rischio complessivo della comunità, da qui l’indicazione ad una vaccinazione almeno annuale.
È necessario procedere con urgenza all’inserimento della vaccinazione anti SARS-CoV-2 nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025, ancora in attesa di approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni dopo un iter di oltre un anno e mezzo, il più recente rinvio lo scorso 24 maggio motivata dall’impossibilità di garantirne la copertura economica.
Farmaci antivirali disponibili gratuitamente utilizzati poco o tardivamente
Un secondo aspetto non meno importante, sottolinea Greco, è il ruolo che i medici di famiglia devono avere nel somministrare tempestivamente ai loro pazienti, specie se anziani, la terapia antivirale anti Covid-19.
Si tratta di un farmaco salvavita ed il trattamento è tanto più efficace quanto più precoce. Siamo in presenza di una malattia infettiva respiratoria severa e se si arriva in quarta/quinta giornata senza un trattamento si rischia di avere una prognosi sfavorevole. “Devo dire purtroppo- afferma l’infettivologo – che in Italia buona parte delle persone ricoverate o decedute non ha avuto un trattamento adeguato nei tempi giusti. Si tratta di una cattiva prassi da correggere immediatamente, tanto più che il farmaco è fornito gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale e sono disponibile scorte ampiamente sufficienti per il trattamento dei casi in tutto il Paese”
Massima attenzione verso popolazione anziana e con patologie croniche
E’ dunque importante mantenere un’attenzione speciale verso gli anziani e le persone in condizioni di maggiore rischio di complicanze a causa di patologie concomitanti.
“La strage di anziani che si è avuta in tutto il Mondo non appare giustificata, sono state fatte azioni decisamente illogiche invece di proteggere gli anziani. Da qui la necessità di incrementare la qualità dell’ospitalità dei nostri anziani, attrezzare le residenze che li ospitano con misure di sorveglianza molto più attenta garantendo, se necessario, misure di isolamento.” afferma Greco.
Per il resto è il caso di tornare ad abitudini di vita normali abbandonando l’eccesso di disinfezione di oggetti e superfici che ha caratterizzato la fase pandemica, salvaguardando la sempre valida abitudine del lavaggio delle mani oltre ed un minimo di distanziamento per gli anziani e l’uso di mascherine in locali protetti come quelli sanitari.
In Italia manca un’analisi indipendente per trarne le necessarie lezioni
“Purtroppo in Italia – prosegue Greco – diversamente da quanto avvenuto in buona parte dei Paesi europei , non è stata prevista una Commissione tecnica indipendente col compito di analizzare quanto successo durante la pandemia dal 2020 in poi , in grado di identificare le buone pratiche, gli errori e soprattutto suggerire le correzioni: la lesson learned.”
Del tema si stanno occupando i magistrati (procedimento giudiziario per i morti di Bergamo e Brescia ) e i politici (Commissione Parlamentare).
“Varrebbe invece la pena – secondo Greco – fare un’analisi tecnica dettagliata e onesta del percorso fatto e dei suggerimenti conseguenti, senza condannare a priori chi si è sacrificato duramente (alcuni milioni di operatori sanitari, con alcune centinaia di medici ed infermieri deceduti) per rispondere a un’emergenza che, ripetiamolo, era ed è ancora piena di incognite.”
A rilento i provvedimenti sul sanità territoriale e reti diagnostiche previsti da Pnrr
Anche per quanto riguarda l’attuazione di provvedimenti fondamentali come il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il potenziamento della medicina territoriale e l’ideazione e potenziamento delle reti diagnostiche, che dovrebbero rispondere alle criticità evidenziate in corso di pandemia in un Paese fortemente impreparato, al di là dell’impegno e della volontà degli operatori, si è entrati in una fase di attendismo che caratterizza non solo l’amministrazione centrale ma anche quelle regionali.
“Certamente non possiamo dire che è tutto come prima, farlo sarebbe un grave errore – conclude Greco-. Il Paese ha capito che le malattie infettive non sono un argomento marginale, ma certamente non sono l’unica priorità della Repubblica. Ricordiamo che la mortalità più importante nel Paese è ancora quella cardiovascolare e da cancro 250mila morti di cuore, 136mila morti di tumori tutti gli anni. Per le malattie infettive non abbiamo numeri così importanti, ma corriamo rischi sociali non inferiori: gli effetti della pandemia di Covid-19 sono andati ben oltre l’impatto sanitario, con gravi ripercussioni sul fronte economico e sociale. Dunque occorre dedicare tempo e risorse alla preparazione rispetto alle possibili prossime pandemie e non ci si può limitare ai presidi di carattere sanitario (tenere gli armadi pieni di mascherine, disinfettanti…) ma deve diventare parte integrante della cultura di tutti i cittadini.”