Il 20 giugno, la proposta di legge sul ripristino della natura indicata come Nature Restoration Law è arrivata al Consiglio d’Europa, dove è stata approvata dai ministri dell’ambiente degli Stati membri: venti i voti a favore, solo cinque i contrari – tra cui l’Italia con il ministro Pichetto Fratin – due gli astenuti. Il voto del 20 era molto atteso: la Restoration Law è una proposta di legge imponente e senza precedenti, che se adottata renderà giuridicamente vincolante in tutti gli Stati membri dell’Unione il contrasto alla perdita di biodiversità, il ripristino degli habitat naturali e la lotta al cambiamento climatico. Il testo della legge è uscito dal Consiglio emendato in vari punti, ma tutto sommato integro nel suo impianto generale.
Ma il futuro della Restoration Law non è ancora certo. L’attuale ciclo di votazioni è infatti iniziato il 15 giugno, quando aveva dovuto esprimersi la Commissione ambiente del Parlamento europeo. Osservatori e gruppi ambientalisti hanno seguito gli eventi del 15 giugno con il fiato sospeso: la Restoration Law è estremamente divisiva, e gli eurodeputati avevano presentato un totale di 2500 emendamenti.
Il primo e più importante emendamento del Partito popolare europeo (Ppe), che prevedeva una totale cancellazione della Restoration Law, è stato respinto con il risultato di quarantaquattro a quarantaquattro. Un pareggio che, in questo tipo di votazioni, coincide con la bocciatura. Il pareggio si è ripetuto su molti dei successivi emendamenti “di compromesso”; alcuni, tuttavia, sono passati, intaccando la portata della legge su temi come la rinaturazione delle città e il verde urbano.
Per avere un quadro completo dell’aspetto della Restoration Law dopo il passaggio dalla Commissione ambiente è necessario ora aspettare il 27 giugno, quando verranno concluse le votazioni sui singoli emendamenti; seguirà poi il voto finale del Parlamento. L’iter si concluderà probabilmente prima dell’autunno con il Trilogo, in cui Commissione, Parlamento e Consiglio si riuniranno per confrontare il testo originario presentato dalla Commissione con quelli emersi da Parlamento e Consiglio e approvare la versione finale.
Il percorso di questa legge appare particolarmente accidentato. Già le Commissioni pesca e agricoltura del Parlamento si erano espresse con voti contrari, seppure non decisivi. Tra i soggetti più critici troviamo sempre Ppe, Identità e democrazia (Id), Partito dei conservatori e dei riformisti europei (Ecr), più pochi indipendenti.
Ma la tensione è alta anche tra le file dello schieramento contrario alla Restoration: ha fatto discutere in questi giorni il caso di Stanislav Polcak, eurodeputato della Repubblica Ceca membro del Ppe, che ha chiesto di essere sostituito nella votazione perché da sempre favorevole alla legge. La stessa Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione e sostenitrice della legge, proviene dal Ppe. La posizione delle destre si è infatti inasprita solo negli ultimi mesi, dando voce a un malcontento proveniente soprattutto da alcuni settori produttivi e corporazioni in campo agricolo e industriale.
Gli scienziati: approvare subito la legge contro le catastrofi naturali e l’estinzione delle specie
Dall’esterno, intanto, è in corso un’impressionante mobilitazione a livello di comunicazione e lobbying per convincere gruppi politici, singoli eurodeputati e ministri dell’ambiente a sostenere la Restoration Law. Sono a favore della legge infatti non solo grandi associazioni ambientaliste come World Wide Fund (WWF) e BirdLife Europe, ma anche gruppi di agricoltori e cacciatori, accademici e, almeno a parole, colossi come Nestlè e Coca Cola Europe.
“La Nature Restoration Law rappresenta la punta di lancia di uno dei tre assi dello European Green Deal – ha scritto nei giorni scorsi Ariel Brunner, direttore di BirdLife Europe – lo sforzo di reinventare l’economia europea attorno alla transizione energetica, la salvaguardia della biodiversità e il passaggio a un’economia circolare. Risponde agli appelli sempre più disperati della comunità scientifica che parlano di sesta estinzione di massa, offre risposte concrete alle catastrofi che il cambiamento climatico sta già abbattendo su di noi: più alberi in città per fare fronte alle ondate di calore, più spazio ai fiumi e più zone umide per ridurre e rendere meno devastanti le alluvioni, foreste più naturali che resistono meglio agli incendi, ecosistemi spugna capaci di trattenere l’acqua a lungo, ricaricando le falde ed aiutandoci a superare le siccità.”
Per rendere tutti questi obiettivi realtà, la Restoration Law prevede la stesura e applicazione di Piani nazionali di ripristino, con obiettivi stringenti al 2030 e al 2050. Come si legge nella proposta della Commissione europea, gli interventi combineranno salvaguardia degli habitat, abbassamento delle emissioni e adattamento al cambiamento climatico, andando ad agire in particolare sugli ambienti “più in grado di catturare e stoccare il carbonio nonché di prevenire e ridurre l’impatto delle catastrofi naturali.”