ChatGPT e Midjourney sono due sistemi di intelligenza artificiale, definiti generativi perché in grado di generare contenuti. Il primo è integrato in una chat ed è in grado di rispondere alle domande che gli vengono poste, dimostrando ampia conoscenza dello scibile umano e l’abilità di mantenere una conversazione attiva ricordandosi quanto già stato detto, il secondo è un sistema in grado di generare immagini anche estremamente realistiche partendo da una descrizione testuale del contenuto dell’immagine (forse qualcuno ricorderà la foto di Papa Francesco in piumino bianco).
Visto il livello di qualità di quanto prodotto da questi sistemi, si è acceso un forte dibattito riguardo ai possibili futuri scenari che possono aprirsi, soprattutto dal punto di vista politico, etico e occupazionale. Per molti appare chiaro che una nuova rivoluzione tecnologica stia avvenendo sotto i nostri occhi, che porterà a un notevole cambiamento nella vita di tutti, al pari delle precedenti rivoluzioni industriali e tecnologiche. E sarebbe la seconda nel giro di pochi decenni, visto quanto hanno cambiato le nostre vite tecnologie come i personal computer e Internet, diventati di reale pubblico utilizzo solo meno di trent’anni fa.
Istituzioni preoccupate per la perdita di milioni di posti di lavori qualificati
Molte istituzioni, sia pubbliche sia private, stanno iniziando ad analizzare come queste nuove tecnologie influiranno sul nostro mondo. Ad esempio Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, ha recentemente affermato che sistemi come ChatGPT (il più famoso, ma sicuramente non l’unico disponibile) potrebbero rendere superflui 300 milioni di posti di lavoro, andando a colpire maggiormente lavori qualificati ad alta retribuzione, citando tra le aree più probabilmente a rischio quella legale, finanziaria e assicurativa.
Geoffrey Hinton, uno dei pionieri della ricerca sulle reti neurali e il deep learning, dopo essersi licenziato da Google, ha potuto liberamente dichiarare alla BBC che i chatbot sono “piuttosto spaventosi” e che “ora non sono più intelligenti di noi, ma credo che lo diventeranno presto.”
Il CEO di IBM Arvind Krishna ha dichiarato che il 30% delle posizioni di back-office dell’azienda potrebbero essere completamente automatizzate dall’IA, e pertanto intende arrestare le assunzioni di questi ruoli.
Un centro di ricerca americano, il Pew Research Center di Washington, ha invece svolto un’indagine su cosa ne pensino gli americani riguardo alla possibilità che questi sistemi di intelligenza artificiale possano cambiare le modalità con cui i lavoratori vengono assunti e valutati. Il 62% degli intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale avrà un impatto importante sui lavoratori in generale nei prossimi 20 anni, ma solo il 28% di loro ritiene che questo impatto li riguarderà personalmente. Nel report annuale Work Trend Index di Microsoft, il 62% degli italiani intervistati sull’uso dell’IA al lavoro dichiara che l’IA potrebbe ottimizzare in senso positivo il lavoro, consentendo di liberarsi di compiti in eccesso. Inoltre, è emersa in molti casi una particolare fiducia nel fatto che una intelligenza artificiale possa essere meno discriminativa di un umano durante il processo di valutazione del lavoratore.
IA male addestrate possono esibire comportamenti razzisti e sessisti
È già stato dimostrato come queste intelligenze artificiali possano manifestare comportamenti razzisti e sessisti: in uno studio condotto dalla Johns Hopkins University assieme al Georgia Institute of Technology e l’Università di Washington un sistema di intelligenza artificiale, seguendo stereotipi comuni, associava le persone di colore alla criminalità o le donne ai lavori domestici.
Va evidenziato però che questo comportamento non è dato da macchine “cattive” ma da dati “cattivi” (in gergo, biased). Tutti questi sistemi infatti vengono addestrati per simulare e imitare un certo comportamento. Se i dati usati per addestrare questi sistemi contengono informazioni errate o stereotipi, chiaramente una macchina che è priva di proprio intelletto e capacità di critica potrà solo riportare queste inesattezze.
In conclusione, se l’automazione e l’IA offrono da un lato numerosi vantaggi, è vero che possono comportare la sostituzione di alcune mansioni umane. Questo può portare a una perdita temporanea di posti di lavoro in determinati settori e industrie. Tuttavia, è importante notare che la storia ha dimostrato che l’innovazione tecnologica porta anche alla creazione di nuovi posti di lavoro e opportunità.
Certamente cambierà la natura del lavoro. Servono adattamento e formazione
L’automazione e l’IA possono migliorare l’efficienza e la produttività, consentendo alle persone di concentrarsi su compiti di valore più elevato e di sviluppare nuove competenze. È probabile che vedremo un cambiamento nella natura del lavoro, con un maggiore bisogno di competenze specifiche nel campo dell’IA e della tecnologia. Ciò richiederà una continua formazione e adattamento da parte dei lavoratori per rimanere rilevanti nel mercato del lavoro in evoluzione.
Inoltre, l’automazione e l’IA possono anche creare opportunità economiche e sociali. Ad esempio, possono contribuire alla riduzione del lavoro fisicamente gravoso, consentendo alle persone di concentrarsi su attività creative e soddisfacenti. Inoltre, l’automazione può aumentare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, migliorando la vita delle persone.
Per gestire gli impatti della perdita di lavoro causata dall’automazione, è importante adottare politiche e strategie che favoriscano la riqualificazione e la transizione dei lavoratori verso settori in crescita. Iniziative come la formazione continua, l’aggiornamento delle competenze e i programmi di supporto possono svolgere un ruolo cruciale nel garantire che le persone siano pronte ad affrontare le sfide e sfruttare le opportunità dell’era dell’IA.
Questo articolo contiene testo generato da ChatGPT…sapete individuarlo?
Le implicazioni della IA in Medicina sono state studiate dalla Società italiana di Radiologia in un documento del 2020 laddove cioè il rapporto professionista-paziente è naturalmente connesso all’utilizzo di apparecchiature sempre più tecnologiche e sempre più efficienti. Vengono affrontate molte questioni da quella deontologica a quella legale e relazionale. Una IA può essere certa di aiuto nella interpretazione e refertazione. Il lungo documento nella conclusione riporta una frase della Pontificia Accademia per la Vita con la firma della Carta “Rome call for ethics”: “Ora più che mai, dobbiamo garantire una visione in cui l’intelligenza artificiale è sviluppata con un focus non sulla tecnologia, ma piuttosto per il bene dell’umanità e dell’ambiente, della nostra casa comune, e dei suoi abitanti, che sono indissolubilmente connessi.”
Credo che il progresso tecnologico sia inarrestabile e che l’economia continuerà a fare di tutto per utilizzarlo a scopo di profitto. Se si accettano questi due presupposti non si può che vedere un futuro piuttosto fosco per una grande parte dei posti di lavoro, oltre alle temibili conseguenze negative in riferimento alle discriminazioni, alla finanza, agli armamenti
ecc. , a meno di un intervento delle istituzioni, a livello mondiale , che ne regolamentino l’uso e gli indirizzi. Per ora non mi sembra di vedere iniziative in tal senso