“L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili rappresenta la via fondamentale per attuare gli obiettivi che ci siamo posti entro il 2050” ha dichiarato il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in occasione della presentazione dello studio di Elettricità Futura, Enel e Althesys “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation. Il Piano 2030 del settore elettrico prevede infatti benefici economici pari a 360 miliardi di euro, che dovrebbero ricadere sulla filiera e sull’indotto, a cui si aggiungerebbero 540 mila nuovi posti di lavoro nel settore elettrico.
Lo studio mette in evidenza la correlazione positiva tra l’aumento della generazione di energia da rinnovabili, lo sviluppo della filiera italiana elettrica e le ricadute positive in termini economici e sociali e di indipendenza energetica. Inoltre, mostra evidenti dati migliorativi rispetto alle stime condivise lo scorso giugno all’Assemblea pubblica di Elettricità Futura, che valutava un beneficio economico di 309 miliardi di euro e 470 mila nuovi posti di lavoro.
In Italia c’è una buona filiera, ma va implementata
Per centrare l’obiettivo 2030 Italia, l’obiettivo è di passare da uno a dieci Gigawatt (GW) installati per anno da qui al 2030. La capacità produttiva da rinnovabili è stata infatti pari a circa cinquantotto GW nel 2021 e a circa sessanta nel 2022. Va quindi più che raddoppiata per arrivare all’obiettivo e tenere il passo con i nuovi consumi (mobilità elettrica, digitalizzazione civile e industriale).
Ad oggi, nel nostro Paese ci sono 700 aziende attive nel settore delle tecnologie per le energie rinnovabili, nella cosiddetta filiera Digital, Efficient, Sustainable, Innovative, Renewable Energy (DESIRE), legata cioè all’offerta di energia da fonti rinnovabili e tecnologie per la digitalizzazione ed elettrificazione dei consumi.
Esiste quindi nel nostro Paese un buon tessuto di imprese che forniscono servizi e tecnologie per produrre e distribuire un’energia sostenibile, anche se la maggior parte di esse rimane concentrata al Nord (58%).
Il valore di questa produzione, per le sole aziende specializzate, è di circa 12,4 miliardi di euro, con oltre 37 mila addetti.
Punti di forza di questa filiera sono le infrastrutture di rete e le componenti, in netta crescita, oltre alla presenza in tutti i segmenti (solare, eolico, bioenergie, geotermico, idroelettrico, cavi e apparecchiature per impianti di cogenerazione), mentre rimangono alcune lacune nella produzione di pannelli fotovoltaici e impianti eolici completi, nella mobilità elettrica e negli accumuli.
Tra i punti di debolezza, inoltre, vanno rimarcate la carenza di materie prime, la bassa spesa per la ricerca e sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, ancora poco efficiente. Va poi posta particolare attenzione ai processi a carico della pubblica amministrazione, con una pianificazione molto carente sulla transizione e un eccesso di burocrazia.
Incentivare la ricerca sulle nuove tecnologie
Per migliorare la filiera, vanno allestiti nuovi siti di accumulo pari a ottanta GWh (Gigawattora). Qui verrà in aiuto il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha stanziato 11,5 miliardi di euro per la ricerca, grazie ai quali sarà possibile incrementare del 7% i fondi preventivati annualmente fino al 2026. Tali risorse non devono andare disperse, favorendo quindi pochi obiettivi ma ben specifici come la produzione, la distribuzione e l’uso razionale dell’energia (attualmente assorbe solo il 3% dei fondi pubblici per la ricerca).
Si dovrà poi procedere a una profonda riforma e ammodernamento del sistema Paese, dalla digitalizzazione alla sburocratizzazione. Andrà formulata una pianificazione accurata e affidabile per la transizione energetica e, nello specifico, sveltiti i processi di autorizzazione dei progetti allestiti, oltre a una semplificazione delle norme relative ai vincoli ambientali e archeologici.
“Il Piano prevede di allacciare alla rete ottantacinque GW di nuove rinnovabili da qui al 2030, portando all’84% le rinnovabili nel mix elettrico. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi otto anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro” ha sottolineato Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura.