Covid-19. La collaborazione tra Caritas e Ausl vince l’esitazione vaccinale di immigrati e indigenti Solidarietà e partecipazione: la “vaccinazione di fiducia” funziona, secondo Carlo Zanotti. Più di mille vaccinati a Ferrara

Covid-19. La collaborazione tra Caritas e Ausl vince l’esitazione vaccinale di immigrati e indigenti

Solidarietà e partecipazione: la “vaccinazione di fiducia” funziona, secondo Carlo Zanotti. Più di mille vaccinati a Ferrara

“È stato uno di quegli esempi di collaborazione e sinergia tra servizio pubblico e organizzazioni non governative, come la Caritas, che rappresentano un vantaggio reciproco, oltre che per gli utenti. Da un lato, infatti, l’azienda sanitaria Ausl può erogare un servizio sanitario avvalendosi dei volontari, mentre dall’altro le organizzazioni come la nostra vedono i valori di solidarietà e partecipazione, che sono i nostri valori fondanti, accolti da un servizio pubblico che non sempre, purtroppo, è attento a questi aspetti”. È quanto dichiara ad Agenda17 Carlo Zanotti, medico volontario presso il Poliambulatorio Betania della Caritas di Ferrara, che, come altri medici volontari Caritas, ha partecipato alla campagna vaccinale all’hub di Ferrara Fiere, rispetto all’esperienza di collaborazione con l’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) per estendere la campagna di vaccinazione Covid-19 a immigrati e indigenti, quindi persone in condizioni di povertà, assenza di un’abitazione o difficoltà di accesso alle cure.

L’esitazione vaccinale, infatti, nonostante sia stata alimentata soprattutto dalla confusione nell’informazione e dalle criticità che i cittadini riscontrano nel sistema informativo, ha tuttavia anche altre motivazioni, in particolare tra gli stranieri e le persone socialmente emarginate. 

I soggetti socialmente fragili vaccinati grazie alla campagna promossa da Caritas di Ferrara e Ausl (©Giorgio Ricci, Caritas Diocesana Ferrara)

Il programma di vaccinazione avviato tra agosto 2021 e maggio 2022 da Caritas e Ausl di Ferrara nell’ambito della campagna vaccinale contro il Covid-19 si è dimostrato in tal senso molto efficace, consentendo di raggiungere 1378 soggetti che, altrimenti, non vi avrebbero avuto accesso.

Contatti telefonici e incontri in lingua per superare le barriere

Il Poliambulatorio della Caritas, nato nel 2015, si rivolge a immigrati e persone indigenti e, con lo scoppio della pandemia, ha continuato a erogare il proprio servizio in maniera continuativa, anche durante i lockdown. Durante la campagna vaccinale, poi, su richiesta dell’Ausl la maggior parte dei medici ha accettato di lavorare come volontari presso le varie sedi di vaccinazione.

“In quei mesi – spiega Zanotti – abbiamo constatato che le persone che accedevano al nostro ambulatorio, in particolare gli stranieri, avevano una certa resistenza a vaccinarsi. Così abbiamo proposto di gestire le loro sedute vaccinali direttamente all’interno della Caritas e questo ci ha permesso di recuperare i cosiddetti esitanti, in particolare gli immigrati irregolari, che hanno un certo timore a vaccinarsi per paura di essere registrati. Presso la Caritas, invece, dove erano abituati a recarsi per motivi di salute, si sentivano più rassicurati.”

È stata quindi di offerta a queste persone una vaccinazione che Zanotti definisce “di fiducia”. Inoltre, per superare dubbi ed esitazioni la Caritas si è avvalsa di contatti diretti e telefonici, incontri esplicativi in varie lingue e manifesti, che si sono rivelati molto utili.

La provenienza dei soggetti che hanno aderito alla campagna vaccinale (©Giorgio Ricci, Caritas Diocesana Ferrara)

Durante quei mesi, l’85% dei soggetti prenotati ha ricevuto la prima dose di vaccino, pari a 577 persone di età compresa tra i quattordici e i settantasei anni. La maggioranza proveniva dall’Est Europa (36%), seguita da Africa Sub-Sahariana (27,6%), Centro Asia (18,7%), Nord Africa (8,4%), Italia (5,9%), Sudamerica (2,7%) e Medio Oriente (0,6%). Di questi, successivamente, 527 soggetti hanno ricevuto la seconda dose e 274 la terza.

Non solo gli irregolari: per molti ci sono problemi talmente gravi che il vaccino non è una priorità

I soggetti vaccinati, però, non sono tutti irregolari. “Un cittadino straniero anche se dotato di permesso di soggiorno – spiega Zanotti – spesso è più influenzabile dai dubbi nei confronti della vaccinazione. Inoltre per qualsiasi persona, italiana o straniera, con difficoltà abitative e reddito molto basso, l’ultimo dei pensieri è vaccinarsi: vengono prima la ricerca di una casa e un lavoro.

A questo si aggiungono le difficoltà logistiche: spesso queste persone non hanno mezzi di trasporto, o magari finiscono di lavorare quando è buio, per cui faticano a raggiungere sedi lontane, mentre il centro, dove noi ci troviamo, è più facile e comodo. Anche questi fattori rappresentano delle difficoltà reali nell’accedere alla vaccinazione.”

Carlo Zanotti, medico volontario presso il Poliambulatorio Betania della Caritas di Ferrara (©estense.com)

Infine, un altro importante contributo è arrivato dall’accelerazione da parte dell’Ausl nelle procedure di rilascio dei codici Stp (straniero temporaneamente presente) ed Eni (europeo non iscritto): un cittadino temporaneamente presente nel nostro Paese, infatti, anche privo di permesso di soggiorno, se ha necessità di cure sanitarie urgenti e indifferibili può ottenere un codice che gli permette di avere ricette di farmaci prescrivibili dal Sistema sanitario nazionale, visite specialistiche o ricoveri ospedalieri, senza che gli sia richiesto il pagamento delle prestazioni.

“Il fatto di concederlo automaticamente a chi accedeva alle vaccinazioni – conclude Zanotti – ha permesso loro di avere un’assistenza sanitaria, valida sei mesi, che prima non avevano. Sicuramente la necessità del green pass ha contribuito, ma per persone prive di un impiego o con lavori molto irregolari e saltuari anche l’acquisizione del diritto all’assistenza sanitaria ha avuto un peso importante.”

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