Mercato libero e mercato tutelato sono state, per molti anni, le uniche possibili alternative per rifornirsi di energia elettrica.
Mercato è sempre stata la parola chiave per indicare il modello, che regola la produzione, la vendita e l’acquisto dell’energia.
In una logica di mercato i cittadini (e gli acquirenti in genere) possono scegliere tra diversi fornitori e servizi, ma il loro coinvolgimento nelle scelte e nelle dinamiche di produzione, vendita e distribuzione è pressoché nullo. Nell’attuale modello di mercato dell’energia elettrica i cittadini si limitano a essere consumatori finali, spesso senza avere nessuna idea e comunque nessuna voce in capitolo su come l’energia che consumano viene prodotta, su come viene distribuita e su come si forma il prezzo che pagano.
Nell’attuale modello di mercato dell’energia i consumatori sono generalmente esclusi sia dalle scelte di chi l’energia la produce e la vende sia dalle politiche che regolano il mercato stesso: l’advocacy dei consumatori, la possibilità di influenzare le scelte politiche e la conseguente destinazione delle risorse pubbliche all’interno dei sistemi economici e sociali, è di norma molto limitata.
Il modello di mercato, nella sua evoluzione storica, a partire dalla nazionalizzazione dell’industria elettrica del 1962, ha garantito negli anni una fornitura di energia elettrica, a livello nazionale, continua, affidabile e a basso costo ma la crisi energetica che stiamo vivendo e la grande sfida della transizione energetica ormai inderogabile sembrano mettere definitivamente in evidenza una fragilità di fondo che lo rende incapace di reagire efficacemente e tempestivamente alle difficoltà.
Il modello di mercato non è però, oggi, l’unico possibile. Autoproduzione, autoconsumo, comunità energetiche e cooperative energetiche: il mondo dell’energia sta evolvendo verso nuove forme di aggregazione di interessi, di produzione, di vendita e di consumo dell’energia elettrica.
Oltre il mercato: un nuovo scenario possibile grazie al Clean Energy for All European
La cornice di questo nuovo modo di vedere il mondo dell’energia è il “Clean Energy for All European”, un pacchetto di proposte legislative, con cui l’Unione europea nel 2019 ha posto le basi per mantenere gli impegni dell’accordo di Parigi finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Il Clean Energy for All European si basa su tre pilastri: efficienza energetica, riportare l’Europa in prima fila sulle rinnovabili e mettere i cittadini europei al centro del processo di transizione energetica permettendogli di avere un ruolo sempre più attivo e responsabile.
La posizione del cittadino viene quindi ribaltata rispetto alle logiche di mercato che lo avevano relegato, nei venti anni precedenti, al ruolo di semplice consumatore. Nel 1999 infatti, con il decreto Bersani, terminava il monopolio pubblico di Enel e si apriva la liberalizzazione del mercato dell’energia.
“I consumatori devono essere al centro del rinnovato sistema energetico dell’UE. Il miglioramento delle regole darà loro più flessibilità e protezione, ma consentirà loro anche di decidere come produrre la propria energia, stoccarla, venderla o metterla in comune. Grazie a questo maggiore controllo e accesso all’energia, i consumatori potranno beneficiare di una migliore qualità della vita e risparmi sulla spesa. Tale democratizzazione dell’energia allevierà la povertà energetica e proteggerà i cittadini più vulnerabili.”
Si legge nel Clean Energy for All European.
Non solo consumatori o produttori, oggi ci sono anche Energy Citizens e Prosumers
Su questa nuova linea si introduce il concetto di Energy Citizens o Prosumers, cittadini (ma anche altri soggetti pubblici e privati) che evolvono dal loro stato di semplici consumatori (consumers) assumendo anche il ruolo di produttori (producers) del bene che consumano: in questo caso l’energia elettrica.
Tale ruolo attivo è stato poi delineato nel dettaglio in alcune direttive europee il cui recepimento negli stati membri ha rilanciato l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia elettrica in forma singola (già in parte presente in Italia con il vecchio Conto energia) e aperto la strada alla produzione per l’autoconsumo in forma collettiva: dai semplici gruppi di cittadini che abitano un singolo immobile (per esempio gli abitanti di un condominio) fino alla creazione di entità giuridiche basate sulla partecipazione degli utenti, le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) che possono aggregare cittadini e realtà pubbliche e produttive che si legano ad una stessa cabina elettrica primaria di trasformazione.
L’evoluzione delle Cooperative energetiche
Su scala territoriale e numerica più estesa, ad ampliare il quadro delle possibilità di aggregazione tra cittadini, ci sono le Cooperative energetiche.
Le cooperative sono forme societarie di capitali che hanno lo scopo di soddisfare la domanda di un bene da parte di un gruppo di consumatori associati. Storicamente, in campo energetico, le cooperative nascono tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, soprattutto in ambito alpino e legate a una fonte idroelettrica. Con la nazionalizzazione del settore elettrico e la nascita di Enel, nel 1962, molte di queste cooperative sono state nazionalizzate.
In tempi più recenti Cooperative energetiche sono nate per realizzare piccoli e medi impianti che potevano essere finalizzati all’autoconsumo di realtà pubbliche (per esempio scuole) o alla vendita dell’energia prodotta a società che operano nel mercato elettrico e conseguente riacquisto di energia dalla stessa società in una sorta di autoconsumo virtuale.
C’è infine una tipologia di Cooperativa energetica, particolarmente nuova nel panorama italiano, che non necessita dell’appoggio ad altri operatori di mercato e può fornire elettricità ai soci emettendo bolletta.
Una realtà di questo tipo può quindi produrre energia con impianti di sua proprietà e/o comprare energia da altri fornitori e poi fornirla ai propri soci che riceveranno la bolletta direttamente dalla cooperativa.
Il caso “ènostra”
È questo il caso di “ènostra” , la più grande cooperativa energetica italiana. Ènostra fornisce ai propri soci solo energia sostenibile e, scegliendo direttamente i propri fornitori, anche etica e 100% rinnovabile.
Oltre alla compravendita di energia la cooperativa si impegna a supportare i soci nella creazione di Cer e investe nella realizzazione nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolici e fotovoltaici) attraverso capitale collettivo, raccolto tra i soci tramite uno specifico fondo di produzione. I soci che partecipano al capitale collettivo possono accedere a una tariffa dedicata a prezzo stabile che si basa sugli effettivi costi di produzione e gestione degli impianti della cooperativa stessa, venendo così equiparati a tutti gli effetti a dei prosumers.
Si tratta di uno schema che, rispetto all’autoconsumo singolo o collettivo, consente di sganciarsi completamente dalle logiche e dalle dinamiche di mercato dell’energia.
Le Cooperative energetiche possono diventare interlocutori tecnici e politici
Ma c’è un altro aspetto che risulta particolarmente interessante in un’ottica di cambiamento delle logiche di mercato: ènostra, forte dei suoi oltre 11mila soci, è riconosciuta come interlocutore tecnico e politico a diversi livelli (advocacy): dal livello locale, in cui si interfaccia e collabora con Comuni e Province fino a livello nazionale ed europeo, interloquendo con Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) e con le istituzioni nazionali e comunitarie.
Lo scorso mese di dicembre, per esempio, ènostra ha partecipato, con un proprio contributo elaborato e condiviso con i soci attivi, alla consultazione pubblica indetta dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica in merito all’attuazione della disciplina per la regolamentazione degli incentivi dell’energia prodotta dalle Comunità Energetiche e dai sistemi di autoconsumo.
Tutte queste realtà che si stanno sviluppando su scale territoriali e numeriche diverse, dall’autoconsumo singolo e collettivo, alle comunità energetiche rinnovabili fino alle cooperative energetiche, stanno delineando un nuovo modello energetico che basandosi non sul profitto ma sulla condivisione dei benefici (economici, sociali e ambientali) risulta diametralmente opposto al modello di libero mercato incentrato su pochi grandi produttori.
Un nuovo modello di produzione, consumo e deliberazione
Si sta sviluppando un nuovo ecosistema, o meglio dei nuovi ecosistemi dell’energia che si fondano sull’idea che sia necessario tenere insieme la produzione, la vendita, i servizi energetici e le attività di formazione e informazione. È un modello che si basa su tre principi cardine tra loro strettamente correlati: la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la produzione diffusa e diversificata e un nuovo ruolo dei cittadini che partecipano attivamente, si informano, si confrontano, discutono e prendono decisioni consapevoli.
È un modello che non punta a sostituirsi ai grandi produttori che, probabilmente, continueranno a essere necessari ma che punta a indicare una strada e influenzare le attuali dinamiche: dimostrare che esiste un modello alternativo che funziona per incentivare e spingere un cambiamento dell’intero sistema energetico.
Articolo molto interessante ed esaustivo. Complimenti
Interessante e da approfondire