In piena crisi climatica non si può continuare a perseguire vecchi modelli di sviluppo fallimentari mentre dovremo modificare radicalmente stili di vita, di produzione e di consumo e ripensare i modelli di città. È questo uno dei concetti fondamentali affermato da chi studia l’evoluzione delle città e il rapporto fra urbanizzazione e crisi ambientale. L’architetto Romeo Farinella dell’Università di Ferrara ne ha fornito su questa pagine una documentata ricostruzione storica e una convincente prospettiva per il futuro parlando di “decarbonizzazione per la città postindustriale”.
Ma se il quadro teorico su come si dovrebbe intervenire è chiaro e largamente condiviso, molto diversa è la situazione sul piano pratico. Al punto che non solo una grave inerzia paralizza progetti coerenti con quanto enunciato, ma addirittura si stanno realizzando pesanti interventi di gentrificazione e speculazione camuffati da un’eco-retorica che abusa impropriamente del termine “rigenerazione”.
Si parla di rigenerazione ma si legge distruzione di valori che andrebbero ripensati e valorizzati. Farinella cita due casi esemplari: il primo è quello celeberrimo del quartiere Isola-Garibaldi a Milano con il super premiato palazzo Bosco Verticale (“retorica verde”), il secondo – e solo di sfuggita – è il progetto Féris di Ferrara.
L’opposizione al progetto Féris
il progetto Féris è stato presentato come un progetto di “rigenerazione” dell’area dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli situata entro le mura rinascimentali della città di Ferrara, e prevede la costruzione di un parcheggio in via Volano ai piedi delle Mura e a un ipermercato in via Caldirolo di fronte alle Mura
Il Forum Ferrara Partecipata, nato su proposta della Rete Giustizia Climatica che unisce alle associazioni ambientaliste della Rete altre organizzazioni, forze sociali e cittadini, sulla base di analisi dei dati e delle informazioni disponibili, ritiene questo progetto radicalmente sbagliato, ambientalmente non sostenibile, non innovativo anzi regressivo perché ripropone modelli di sviluppo ormai vecchi e superati, privo di utilità pubblica perché avvantaggia solo i profitti dei privati, incoerente con gli obiettivi dell’agenda 2030 e in contrasto anche con le linee guida del futuro piano urbanistico.
Il progetto
L’area complessiva dell’ex-caserma è di 34.177 mq, di cui 30.097 patrimonio privato di Cassa Depositi e Prestiti e 3.400 mq pubblici (la piazza d’armi).
Verrebbe realizzato uno studentato per quattrocento posti negli edifici a nord e a ovest (13.180 mq), nell’edificio a est residenze private (3084 mq) per un totale di recupero degli edifici storici per 17.260 mq.
Sarebbe prevista inoltre l’edificazione di due nuovi edifici da 10mila mq di fianco a Palazzo Schifanoia, due nuovi grandi edifici (1280 mq per commercio di vicinato, 8730 per per uffici pubblici o studentato, probabilmente entrambi ) con un grande aumento delle volumetrie perché l’altezza degli edifici sarebbe di 18,5 metri mentre i vecchi manufatti che verrebbero abbattuti sono 8mila mq con un’altezza di pochi metri. La cavallerizza verrebbe poi trasformata in una food court ( locali per ristorazione, locali benessere….).
Il progetto prevede inoltre un nuovo parcheggio di 8.545 mq in un’area nel Vallo delle Mura vincolata a verde nell’attuale piano urbanistico.
Ma non basta: si vuole costruire un ipermercato di 9.450 mq, di cui 3.750 di area vendita, tra via Turchi, via Castagno e via Frutteti di fronte alle Mura in un terreno vincolato a verde nel piano regolatore e una delle ultime storiche aree in cui la campagna si affaccia sulla città. L’altezza massima dell’edificio è di molti metri e tutto questo nuovo cemento viene parzialmente camuffato, “armonizzato”, con un tetto verde.
Perché Féris è sbagliato
Non c’è un rilevante interesse pubblico: le residenze e lo studentato non hanno neanche prezzi calmierati. C’è un grande interesse per il privato che vedrebbe grandemente aumentato il valore immobiliare.
In passato si era parlato di campus universitario in collaborazione con l’università, di funzioni collegate ai poli museali, di un centro congressi alla Cavallerizza, adesso si legge di residenze a libero mercato e negozi: tutti interventi finalizzati alla redditività dei soggetti privati che gestiranno quelle attività.
Si cementificherebbe ulteriormente con due nuovi edifici alti 18 metri. Si rinuncerebbe a ripristinare il giardino di Palazzo Schifanoia. Si aumenterebbe il traffico e l’inquinamento. Manca la tutela del bene comune.
Manca qualsiasi visione di sviluppo della città che tenga conto delle importanti caratteristiche del quartiere, dell’identità di un’area che si è conservata nel corso della storia ricca di monumenti e musei.
Per quanto riguarda il nuovo parcheggio, realizzarlo ai piedi delle Mura rappresenta un grave danno paesaggistico a questa parte del patrimonio della città.
Un parcheggio sul vallo delle Mura nega il valore del “vuoto” necessario per valorizzare il paesaggio e le fortificazioni storiche, è sbagliato paesaggisticamente perché irrispettoso del contesto, ma è sbagliato anche secondo ogni criterio nuovo di mobilità.
È un modello di mobilità vecchio, incentrato sull’uso dell’automobile privata, che porta le auto in centro invece di puntare sul trasporto pubblico. Non è un parcheggio scambiatore perché i parcheggi scambiatori stanno ai limiti esterni della città e sono collegati da navette pubbliche.
L’area in questione dovrebbe essere invece acquistata dal Comune e lasciata a verde a completamento del progetto delle Mura, si perde l’occasione unica di acquisire i terreni e di decementificarli restituendo alle Mura storiche quell’area.
Per quanto riguarda l’ipermercato, non si possono “sigillare”, cementificare altri 15mila mq di area verde. Non ce lo possiamo più permettere: le aree verdi ci proteggono dalle ondate di calore e favoriscono il deflusso delle acque nelle situazioni sempre più frequenti delle bombe d’acqua.
Non serve alla città già invasa da centri commerciali, con il più alto rapporto in regione tra superficie di vendita e abitanti. Si trova in un’area in cui, nel raggio di poco più di un chilometro, ce ne sono altri cinque. Non genera posti di lavoro e non riduce il costo del “carrello della spesa”.
Mancano sostenibilità ambientale, rigenerazione e utilità pubblica
È un progetto che consuma suolo. Un nuovo ipermercato che cementifica terreno agricolo non è un progetto rigenerativo. Non possiamo più aumentare il costruito a scapito delle aree agricole e naturali. Arrestare il consumo di suolo rappresenta una strategia fondamentale per contrastare il dissesto del territorio e la perdita di biodiversità, per mitigare gli effetti drammatici del riscaldamento globale.
Non si può in piena crisi climatica continuare ad operare con le vecchie logiche di più sviluppo e continuare a consumare territorio come sempre è stato fatto. Il Comune aveva preso un impegno e non possiamo accettare questa incoerenza: “Stop consumo di suolo” non può restare uno slogan, “Far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” non può restare una vuota promessa perché i fenomeni di desertificazione, siccità e inondazioni li stiamo già vivendo.
Sappiamo che per ridurre i rischi di allagamento gli interventi di deimpermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane sono una priorità tra gli interventi da mettere in campo per permettere l’assorbimento delle acque piovane.
Non è un progetto rigenerativo un nuovo parcheggio a detrimento del trasporto collettivo, in aperta controtendenza con quanto si sta sperimentando in tante città del nord Europa sempre più “car free”.
Non è rigenerativo recuperare la caserma aggiungendo nuova edificazione e senza un disegno complessivo di città
Non c’è utilità pubblica (vantaggio per la collettività) nel progetto che accorpa l’area di via Cisterna del Follo, l’ipermercato in via Caldirolo e il parcheggio. Non c’è nessun bene pubblico per il parcheggio in via Volano e per un altro centro commerciale.
Per l’area della caserma, quali finalità pubbliche vengono garantite? Si legge di residenze a libero mercato e negozi, tutti interventi finalizzati alla redditività dei soggetti privati che gestiranno quelle attività.
Questo progetto regala solo valore immobiliare al privato senza che ci sia l’interesse pubblico: non c’è neanche lo studentato a prezzi calmierati.
Non c’è rispetto per il patrimonio storico del Progetto Mura e dell’asse monumentale Schifanoia-Bonacossi.