David Quammen, saggista scientifico noto in tutto il Mondo per aver anticipato in “Spillover” molti aspetti dell’attuale pandemia, non ama il ruolo di Cassandra. Ma è indubbio che nel suo lavoro ha avuto la capacità di mettere a fuoco alcuni punti su cosa non ha funzionato in passato e su cosa potrebbe essere utile per il futuro, partendo dall’esplicito presupposto che la scienza è un processo umano, con passi avanti e talvolta indietro, ma in direzione di una comprensione sempre più chiara del mondo fisico: un processo provvisorio, insomma, ma il migliore approccio possibile per avvicinarsi a una verità complessa, composta di molti tasselli e molte voci.
Per quanto riguarda ciò che non ha funzionato, Quammen, nel nostro Paese per una serie di presentazioni del suo nuovo libro “Senza respiro. La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale”, ha parlato di “mancanza di immaginazione”. Il concetto gli era stato riportato dallo scienziato Ali Khan (allora presso il Centers for Disease Control and Prevention’s e ora all’Università del Nebraska), in un’intervista avvenuta dopo la pandemia: gli scienziati e i funzionari pubblici avevano le informazioni per capire che era necessario prepararsi a un evento del genere, ma alcuni politici, pur essendone a conoscenza, non hanno avuto l’immaginazione per riconoscere che il costo di una pandemia sarebbe stato molto più grave e più serio del costo della preparazione che era stata raccomandata.
Ciò è stato particolarmente vero in alcuni casi, mentre ad esempio a Singapore, già colpita molto duramente dalla Sars, e in Corea del Sud, già colpita dalla Mers, questa immaginazione è stata utilizzata.
Clamorosi errori di previsione, ma non è detto che abbiamo imparato la lezione
“Prepararsi sarebbe costato decine di miliardi di dollari, ma adesso sappiamo – ha dichiarato Quammen– che il costo della pandemia è migliaia di volte più di 10 miliardi: è di 10mila miliardi, per non citare i sei milioni e mezzo di persone che sono decedute e i 600 milioni di casi, con impatti devastanti a livello economico. Quindi è stata questa mancanza di immaginazione da parte dei leader politici che ha fatto sì che non si agisse sulla base di informazioni che gli scienziati ci davano”.
Tuttavia, aver attraversato questa nuova pandemia potrebbe non essere di per sé sufficiente per affrontare la prossima.
“Ho chiesto a tanti scienziati – ha raccontato il saggista statunitense –se saremo più pronti la prossima volta. Metà di loro mi ha detto ‘no’, l’altra metà ha detto ‘spero di sì ’, nessuno ha detto: ‘Ah, certo che sì!’. Quindi tanto rimane da fare, tantissimo.”
Un punto all’attivo della scienza però, consolidato in questi ultimi anni, è quello di aver imparato l’importanza dell’epidemiologia genomica, cioè l’importanza non soltanto di testare le persone per trovare la positività, ma sequenziare anche il genoma del virus individuale che sta infettando quella persona positiva.
“A settembre i sequenziamenti erano dodici milioni – ha continuato –. Potrebbe essere considerato un esercizio inutile, ma questo ci ha consentito di tracciare le varianti Alfa, Omicron, le sotto varianti di Omicron. Possiamo cominciare a capire di più proprio grazie a questo sequenziamento.”
Due strategie di prevenzione: previsione e scoperta vs sorveglianza e risposta
Ci sono poi due scuole di pensiero su come arrivare più preparati alle prossime criticità: quella della previsione e della scoperta e quella della sorveglianza e della risposta. “La previsione e la scoperta significa che team di scienziati in tutto il mondo penetrano ecosistemi selvatici come quelli che ho seguito io quando facevo ricerca per Spillover – ha spiegato Quammen –. Quindi vanno nelle caverne, catturano gli animali e poi prelevano i virus. Poi li osservano, cercano di prevedere quale sarà il più pericoloso nel futuro.”
Dall’altro lato, la strategia della sorveglianza e della risposta è più concentrata, più focalizzata: implica il recarsi nel luogo dove gli umani hanno contatti con gli animali selvatici, per esempio nella foresta tropicale che viene distrutta per il legname, oppure nei mercati di animali selvatici, che vengono venduti vivi in una situazione di affollamento e di poca pulizia, oppure anche negli allevamenti industriali.“
La sorveglianza e la risposta implica un campionamento attivo e intelligente degli animali in questi luoghi pericolosi per rilevare la presenza di situazioni di spillover, di salto di specie, quando le persone non sono ancora malate, prima che ci sia un focolaio, prima che ci sia un’epidemia. Questi tipi di risposta sono entrambi validi, ma i fondi sono limitati, non abbiamo abbastanza scienziati che si occupano di patologie veterinarie e quindi dobbiamo scegliere l’approccio migliore. L’importante, secondo me, è concentrarsi soprattutto sulla sorveglianza e sulla risposta” ha concluso Quammen sul punto.
Tra i muri da superare per essere più preparati c’è anche una maggiore trasparenza tra le comunità scientifiche dei vari Stati per condividere le informazioni oltre i confini nazionali. “Ci sono attualmente dei limiti, e questi possono essere causati dalle norme e dai regolamenti, imposti agli scienziati a livello nazionale, oppure da un ambiente politico tossico che ha continuato a peggiorare dall’inizio della pandemia. Dobbiamo sicuramente superare questi limiti” ha affermato Quammen.
Strategia vaccinale ingiusta e pericolosa
Una questione analoga riguarda i vaccini, definiti dal divulgatore scientifico “sicuri ed enormemente benefici per gli esseri umani” e vaccinarsi “la cosa più importante da fare come società e come individui”.
Tuttavia, la vaccinazione non ha raggiunto tutta la popolazione mondiale, provocando diseguaglianze in termini di diritto alla salute e una vulnerabilità nella lotta contro il virus. “In questo mondo connesso, le patologie infettive presenti in qualsiasi Paese diventeranno le malattie di tutti i Paesi” ha puntualizzato.
A questo proposito, Quammen ha segnalato il malumore di alcuni scienziati provenienti dai Paesi del continente africano: “Sono stato a una conferenza sulle patologie infettive a Singapore, e tra i delegati dell’Africa alcuni dicevano: ‘In Europa negli Stati Uniti, avete sviluppato questi vaccini straordinari, ne avete prodotti giusto per voi, con il 60%-70% della vostra popolazione vaccinata. Poi avete avuto dei vaccini che non usavate e ce li avete mandati, ma non ci fidiamo più di voi. Aiutateci a far crescere scienziati esperti in vaccinazione perché possiamo sviluppare noi i nostri vaccini in Congo, in Gabon…: a quel punto avremo meno rifiuto da parte della popolazione‘ ”.
Per quanto riguarda l’esitazione vaccinale, Quammen si appella alla formazione delle generazioni più giovani con la scienza, la storia, il pensiero critico.
“Io sono assolutamente convinto che la disinformazione non possa essere soppressa – ha dichiarato–. Quello che dobbiamo fare noi è combatterla con una informazione migliore. Anche perché se venisse completamente bloccata, fermata la disinformazione, chi deciderebbe cosa è disinformazione e cosa non lo è? Rischieremmo di eliminare l’informazione.”
Un altro aspetto cui prestare attenzione è l’atteggiamento più “rilassato” che sta cogliendo la popolazione ora che in percentuale il Covid-19 fa meno vittime, grazie anche alle vaccinazioni.
I rischi: dimenticare e nuove mutazioni di virus negli allevamenti intensivi
“Stiamo rischiando di dimenticare che ci sia stata la pandemia e che il Covid sia esistito. Anche dopo l’influenza del 1918, la spagnola, le persone volevano dimenticare.
Quando io ero bambino negli anni Cinquanta Sessanta non avevo mai sentito parlare di questa epidemia che ha ucciso 50 milioni di persone in tutto il mondo. È stato solo molto più tardi, quando ho iniziato a interessarmi alla storia delle malattie infettive che ho scoperto di questa storia.
Un’altra malattia di cui nessuno vuole parlare è il morbillo: non è stato debellato, sono sessant’anni ormai che ci stiamo vaccinando ma ci sono ancora oggi migliaia di bambini che muoiono per questa patologia, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo. In Paesi in cui i tassi di vaccinazione sono molto alti tendiamo di dimenticarcene, ma se i vaccini continueranno a essere percepiti con sospetto e smetteremo di vaccinare i nostri bambini torneranno anche da noi focolai di morbillo come ci sono negli Stati Uniti e in Italia.
È normale che le persone vogliano dimenticare, ma non devono farlo assolutamente. Dobbiamo anzi iniziare a prepararci e dobbiamo continuare a combattere, dobbiamo ricordarci di avere l’immaginazione necessaria.”
Quammen non vuole fare previsioni, ma osserva che gli occhi della comunità scientifica sono puntati sull’influenza aviaria, da tempo sorvegliata speciale.
“L’H5N1 – afferma – è un virus che aggredisce gli uccelli selvatici e può passare al pollame e che occasionalmente si manifesta anche nei mammiferi, tra i quali gli esseri umani. Sarebbero sufficienti quelle 4-5 mutazioni per diventare davvero un virus molto rischioso per un essere umano.
All’interno degli allevamenti intensivi si creano ambienti e contesti che rendono facile l’evoluzione del virus. Ci sono al mondo 26 miliardi di polli che convivono in questi allevamenti e questo significa concedere loro la possibilità di entrare in contatto con organismi che mutano, si replicano, hanno la possibilità di evolversi. Sono consapevole dell’altissimo rischio portato dagli allevamenti intensivi.”
Eppure, un mondo senza virus non sarebbe un mondo migliore.
“L’esperimento mentale che faccio– ha raccontato – è il seguente: io invito il lettore a immaginare un mondo senza virus e naturalmente la risposta è che non ci sarebbe più il Covid, l’Ebola, il virus dell’influenza, la Febbre gialla, l’HIV tutte queste malattie scomparirebbero dalla faccia della Terra e chiedo al lettore: ‘ti sentiresti meglio?’. La risposta naturale è ‘sì’ e io rispondo: ‘Non dovresti!’, perché in realtà i virus sono gli angeli oscuri dell’evoluzione e hanno fatto delle cose assolutamente insospettate e controintuitive che hanno portato elementi molto positivi. Sono responsabili di alcuni dei cambiamenti più importanti nella storia dell’evoluzione, sono in grado di spostare i geni da una specie all’altra, sono i più importanti depositari di informazioni genetiche e sono fonte di funzioni primarie nell’evoluzione.”
Dunque, si tratta ancora una volta di sorvegliare.
“Credo che sia necessario creare una rete di sorveglianza internazionale per la ricerca di nuovi virus anche nelle persone sane che potrebbero esserne portatrici. Non sono in grado di prevedere la prossima pandemia, ma sarà sicuramente legata a una tipologia influenza, legata al coronavirus, o al morbillo, o a un passaggio da un animale selvatico all’uomo. E questo succederà per quello che noi stiamo facendo a questo pianeta e alla natura del nostro pianeta.”
grazie della bella sintesi del nuovo libro “Senza respiro” che sto leggendo avidamente quasi come fosse un romanzo, tanto è appassionante. Quammen fa aprire gli occhi a come dobbiamo davvero impegnarci a raggiungere gli obiettivi di Agenda 2030.