Per capire cosa è accaduto in occasione della pandemia di Covid-19, l’autorevole rivista The Lancet ha istituito una commissione (Lancet Commission), che ha recentemente pubblicato, sotto la guida di Jeffrey Sachs, economista ed esperto di politiche pubbliche della Columbia University di New York City, il rapporto “Lezioni per il futuro dalla pandemia di Covid-19”.
È un lavoro molto articolato e importante, a cui prestare grande attenzione – soprattutto in questo periodo segnato da una ripresa delle infezioni causate dalla nuova variante Omicron, – per almeno un paio di motivi. Il primo motivo di attenzione è che, come ha affermato ad Agenda17 Donato Greco, epidemiologo già consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), siamo di fronte ad un’epidemia “anomala” che non si può arrestare, come dimostra anche l’aumento dei casi in corso in Cina con i primi decessi dopo sei mesi. Il secondo motivo è che lo studio della Commissione segnala gravi carenze ed errori, oltre che nelle azioni dei Governi nazionali, proprio nella politica dell’Oms, il massimo organismo della salute mondiale, quello da cui dipende, in ultima istanza, la capacità di governare anche per il futuro fenomeni di portata planetaria. E il quadro che emerge è inquietante.
Il rapporto della Commissione, istituita nel luglio del 2020, è il risultato di due anni di collaborazione tra undici task force a livello mondiale, 100 consulenti e ventotto esperti internazionali di politiche pubbliche, governance, epidemiologia, vaccinologia, economia, finanza internazionale, sostenibilità e salute mentale che hanno fatto il punto sulla gestione della pandemia da parte di Oms e Governi e sugli insegnamenti per il futuro.
Uno sbalorditivo numero di morti che richiede una sostanziale riforma dell’Oms
La pandemia da Covid-19 ha causato, a livello globale, 7,4 milioni di morti. Tale dato comprende però solo le morti “ufficiali”, inserite nei database; secondo diversi studi, una stima realistica del numero di decessi causati da SARS-CoV-2 (il coronavirus responsabile della malattia) farebbe più che raddoppiare il dato. L’Istituto di metrica sanitaria IHME (Institute for Health Metrics and Evaluation) stima che il vero bilancio delle vittime sia di circa 18 milioni di morti dall’inizio dell’emergenza.
I sistemi sanitari pubblici disallineati e la scarsa qualità della risposta delle politiche pubbliche negli Stati Uniti e in Europa hanno portato a circa 4mila decessi per milione, “la più alta tra tutte le regioni dell’Oms”, ha scritto la Commissione.
Invece, i Paesi del Pacifico occidentale, compresi l’Asia orientale e l’Oceania, hanno fatto molto meglio. Si parla in questo caso di 300 morti cumulative per milione, il risultato di “strategie di contenimento relativamente riuscite”, osserva il rapporto.
“Questo sbalorditivo bilancio delle vittime è sia un dramma, sia un enorme fallimento globale a più livelli” ricorda la Lancet Commission che ha chiesto “una sostanziale opera di riforma dell’Oms e della politica sanitaria globale”.
Secondo il presidente della Commissione Jeffrey Sachs “troppi governi non hanno aderito alle norme di base di razionalità istituzionale e trasparenza; troppe persone hanno protestato contro le precauzioni di base per la salute pubblica, spesso influenzate dalla disinformazione; e troppe Nazioni non sono riuscite a promuovere la collaborazione globale per controllare la pandemia. È assolutamente essenziale applicare le conoscenze e le lezioni di questa esperienza per evitare che si ripeta”.
Prima lezione della pandemia: tracciamento saltato per colpa di governi inetti e dell’Oms
Una prima lezione da trarre dall’esperienza della pandemia è che quando una malattia altamente infettiva scoppia in una popolazione vulnerabile, una risposta rapida è essenziale e lo è ancor di più quando molte infezioni sono asintomatiche, come nel caso del Covid-19. Un singolo nuovo caso è diventato migliaia di casi in breve tempo.
Secondo la Commissione, “la capacità del sistema sanitario pubblico di identificare casi, tracciare contatti e isolare individui infetti può essere sopraffatta in poche settimane di trasmissione incontrollata nella comunità. Le risposte nazionali sono state spesso improvvisate, a volte al limite dell’assurdo. Diversi leader nazionali hanno rilasciato dichiarazioni totalmente irresponsabili nei primi mesi dell’epidemia, trascurando le prove scientifiche e rischiando inutilmente vite nell’ottica di mantenere in funzione l’economia.”
L’Oms ha ricevuto aspre critiche per aver ripetutamente sbagliato mancando “in audacia”. La Commissione ha raccomandato che l’Oms “sia trasformata e sostenuta da un sostanziale aumento dei finanziamenti”, nonché “investimenti maggiori e più efficaci sia per la preparazione alla pandemia che per i sistemi sanitari nei Paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione alle cure primarie, ottenendo una copertura sanitaria universale e più in generale il controllo delle malattie”. Inoltre “i capi di Stato di ciascuna area devono essere chiamati a prendere decisioni e deve essere redatto un nuovo accordo globale sulla pandemia.”
Seconda lezione: troppo attenzione al distanziamento sociale, poca a mascherine e ricambio d’aria
Un’altra lezione è che la mancata comprensione della via di trasmissione virale ha portato a calcoli errati con effetti pesanti e a cascata. All’inizio dell’epidemia, la Commissione afferma che “le autorità sanitarie si sono concentrate quasi esclusivamente sulla trasmissione degli spray”, l’idea cioè che il virus si diffonde quando le persone espirano goccioline che cadono per gravità a una distanza di uno o due metri.
Ciò ha portato a enfatizzare il distanziamento sociale, un’ampia pulizia delle superfici e il lavaggio delle mani. In effetti, il virus si stava diffondendo invece negli aerosol respiratori, particelle microscopiche che rimangono sospese nell’aria, come il fumo di sigaretta.
L’incapacità di concentrarsi fin dall’inizio sul canale di trasmissione corretto ha avuto come conseguenza che “l’uso di coperture per il viso, ventilazione e filtrazione dell’aria come misure efficaci di riduzione del rischio non sono state adeguatamente incoraggiate” continua il rapporto.
Terza lezione: condividere brevetti e vaccini contro l’interesse individuale di Governi e organizzazioni
Una terza lezione è che una pandemia richiede cooperazione mentre gli individui, i Governi e le organizzazioni spesso si preoccupano dei propri ristretti interessi. I Paesi ricchi, compresi gli Stati Uniti, hanno acquistato dosi di vaccino salvavita mentre le Nazioni più povere aspettavano in fondo alla fila. A gennaio la quota di popolazioni completamente vaccinate era del 71% nell’Unione Europea, del 63% negli Stati Uniti e del 10% in Africa.
Per affrontare la pandemia da Covid-19 è fondamentale stabilire una strategia vaccinale globale più in armonia con la salute pubblica e misure finanziarie per controllare il contagio, osserva il rapporto. “Più velocemente il Mondo può agire per vaccinare tutti e fornire supporto sociale ed economico, migliori sono le prospettive per uscire dall’emergenza pandemica e raggiungere una ripresa economica duratura.
Tutti i Paesi rimangono sempre più vulnerabili ai nuovi focolai di Covid-19 e alle future pandemie se non condividiamo i brevetti e la tecnologia dei vaccini con i produttori di vaccini nei Paesi meno ricchi e non rafforziamo iniziative multilaterali che mirano a rafforzare l’equità a livello globale dei vaccini” ricorda María Fernanda Espinosa dell’Accademia Robert Bosch di Berlino, coautrice del rapporto.
Sul rapporto della Commissione abbiamo raccolto l’opinione di Emidia Vagnoni, docente di Economia aziendale e management, e Direttore del Centro di ricerca economia sanitaria presso Università di Ferrara.
L’Oms va migliorata recependo le indicazioni della Commissione ma è importante, secondo Vagnoni
Il rapporto è, secondo Vagnoni, “un punto molto lucido a distanza di tre anni, che punta il dito anche sul ruolo avuto dall’Oms, senza però disconoscerne l’importanza come istituzione tanto da esortarne il rafforzamento”. Si tratta di un documento importante e “Un bel patrimonio a disposizione della nostra società su come affrontare le emergenze attuali e future.” (1.Continua)