Dall’obbligo alla scelta, si può riassumere così l’evoluzione che ha subìto la scuola in carcere. Chi viene a scuola ora lo fa scegliendo liberamente tra le diverse attività trattamentali previste dall’ordinamento carcerario, ma spesso l’istruzione in carcere è per molti il primo approccio in assoluto all’istruzione!
La “scuola dentro” è innanzitutto la voce. A Ferrara, quasi la metà dei detenuti è straniero (40 %) e quasi uno su due di loro possiede una conoscenza di lingua italiana solo al limite della sopravvivenza. Ecco che la prima alfabetizzazione è quella in lingua italiana, parlata e scritta. Il titolo rilasciato dal Cpia, Centro provinciale per l’istruzione degli adulti, ha valore legale per la certificazione delle competenze linguistiche di livello A2 secondo il Quadro comune europeo.
Dall’obbligo alla scelta: un secolo e mezzo verso il reinserimento sociale
Dal lontano “Regolamento generale degli stabilimenti carcerari” del 1891 che prevedeva l’istruzione come attività obbligatoria tesa alla “rieducazione” dei detenuti, all’art. 27 della Costituzione, il quale prevede che le pene devono “tendere alla rieducazione del condannato”, al 34 secondo il quale “l’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita”.
Per rendere effettivo questo diritto-dovere, dal 1972 gli insegnanti carcerari sono inseriti in ruoli “ordinari” e i programmi scolastici seguono quelli ministeriali previsti per le scuole pubbliche.
È proprio negli anni Settanta che si affaccia, infatti, un nuovo concetto di istruzione carceraria, intesa come risocializzazione positiva del detenuto in vista del suo reinserimento nella società. L’istruzione diventa una delle varie attività trattamentali insieme al lavoro, alla partecipazione ad attività culturali, religiose, ricreative e sportive.
Accanto ai corsi di alfabetizzazione, assimilati ai corsi per adulti che si tengono nelle scuole pubbliche e ne prevedono le stesse condizioni per sostenere gli esami, viene peraltro riconosciuto il diritto di istituire scuole di istruzione secondaria di secondo grado negli istituti di pena e viene agevolato il compimento dei corsi degli studi universitari.
Successivamente, leggi e normative confermano che l’istruzione non è più un obbligo rieducativo ma un diritto e un’opportunità per i detenuti che ne facciano richiesta.
Un diritto che, tuttavia, non deve essere sottoposto alla discrezionalità dell’amministrazione carceraria, ma fruibile, indipendentemente da qualunque carattere ‘premiale’, così come obbligatoria dovrebbe essere l’istituzione delle classi, indipendentemente dal numero minimo per la formazione delle classi stesse
… il ruolo dei Cpia
Il Cpia rappresenta la più grande innovazione inserita nel sistema scolastico italiano da dieci anni a questa parte, infatti è del 2012 la prima normativa che istituisce il sistema nazionale dell’apprendimento permanente attraverso l’Istituzione dei Cpia i quali assumono il carattere organico di scuole statali autonome invece di essere sezioni di altri istituti, come accadeva dal 1998.
Sono oggi i Cpia che, in ogni provincia, gestiscono anche l’istruzione carceraria relativamente ai percorsi di scuola dell’obbligo, ovvero la primaria, la scuola secondaria di primo grado e il primo biennio della scuola secondaria. In accordo con gli istituti di scuola secondaria organizzano anche il percorso completo di istruzione all’interno del carcere.
La scuola “dentro” riapre al “mondo fuori”
L’insegnamento è davvero per molti studenti detenuti non soltanto un apprendimento di lingua o di disciplina o di pratiche laboratoriali, ma è soprattutto un contatto con l’esterno che avviene ogni giorno in tempo reale, una continuità con il mondo fuori a cui gli studenti possono aspirare di accedere con strumenti nuovi, che non sono semplicemente i titoli di studio ma molto spesso è appunto l’accesso linguistico e culturale a un Paese di cui hanno sperimentato, a volte, soltanto la parte peggiore.
Gli studenti detenuti che iniziano il percorso scolastico dentro possono, una volta usciti, anche in situazione di arresti domiciliari, completare il percorso di studi fuori presso il Cpia.
Chi quotidianamente supera gli otto cancelli che portano alla propria aula si rende conto di quanto “fuori” ci sia dentro e di quanto “dentro” ci sia fuori.
Dentro “la pedagogica” il rapporto studente-docente riporta infatti i detenuti alla dimensione umana, indipendentemente dai reati commessi, che i docenti evitano in tutti i modi di conoscere, proprio perché la scuola diventa una bolla di vita “normale”, sia per chi apprende che per chi insegna.
Un film per conoscere e capire
“La Scuola come Scelta” è anche il titolo del docu-film con il quale il Cpia di Ferrara ha voluto far conoscere la misconosciuta realtà di istruzione carceraria e soprattutto testimoniare come la barriera di separazione tra il dentro e il fuori sia molto più sottile di quanto si possa immaginare.
Il docu-film, girato con la sensibilità del regista Alejandro Ventura che ha sperimentato sulla propria pelle l’esperienza migratoria, coglie con delicatezza la fatica delle testimonianze di studenti dietro le sbarre, persone che raccontano cosa ha significato per loro l’accesso all’istruzione, magari per la prima volta nella loro vita.
Il film è stato immesso nel circuito scolastico a disposizione dei docenti di educazione civica ed è a disposizione dei provveditorati scolastici e delle università, soprattutto delle facoltà giuridiche, formative dei funzionari giuridico-pedagogici che lavoreranno nelle amministrazioni carcerarie.