L’estate è stata caratterizzata da numerosi divieti di balneazione per elevata concentrazione di Escherichia Coli ed enterococchi intestinali, un fenomeno solitamente legato alle piogge abbondanti e che si esaurisce di in 24-48 ore, ma che quest’anno ha avuto caratteristiche diverse. Come dichiarano ad Agenda17 Grazia Marina Quero e Pierluigi Penna, ricercatori del Centro nazionale di ricerca per le risorse biologiche marine (Cnr-Irbim) di Ancona: “Quest’ estate la situazione è stata più complessa: si sono avute alte concentrazioni di batteri fecali anche senza pioggia”.
Ondate di calore marine
Uno degli fattori che può aver favorito la concentrazione, nonché la permanenza dei batteri fecali può essere l’elevata temperatura del mare.
“Solitamente il calore rimane nella parte superficiale dell’acqua – spiegano i ricercatori – i batteri entrano in mare come particelle, si muovono con le correnti, vengono abbattuti da raggi ultravioletti e da altri fattori ambientali. Quest’anno le ondate di calore continue nel Mare Adriatico hanno fatto permanere una temperatura di ventisette gradi fino a venti metri di profondità, con picchi di trenta gradi sottocosta.”
La temperatura ideale dei batteri è quella del corpo umano ed è presumibile che il protrarsi in mare di temperature simili abbia permesso ai batteri di sopravvivere più a lungo.
Siccità tra i possibili fattori di proliferazione dei batteri
Un altro elemento che può aver contribuito al fenomeno è il “ristagno”, ovvero la ridotta ossigenazione delle acque. A provocarlo da una parte può essere stata la siccità dei fiumi immissari, quindi la mancanza di apporto di materiale capace di svolgere il suo naturale ruolo di autodepurazione, dall’altra le pochissime perturbazioni estive.
”Se i nutrienti provenienti dai fiumi – afferma Penna – sono nelle giuste quantità, nutrono correttamente il fitoplancton, che è alla base della catena alimentare in mare. Ma se il ‘concime’ è troppo, questo causa proliferazione di alghe (bloom algale) che porta, in ultima istanza, a un consumo eccessivo di ossigeno. Inoltre le poche perturbazioni estive non hanno favorito il raffreddamento delle acque marine profonde acuendo la stagnazione.”
Occorrerebbero ulteriori dati per comprendere quanto la siccità dei fiumi e l’elevata temperatura del mare possono aver contribuito all’alterazione di questo equilibrio ecosistemico.
“I batteri fecali – conclude Quero – sono microrganismi viventi sensibili non solo ai raggi UV, ma anche ad altri fattori come la salinità dell’acqua e la presenza di predatori. Per studiare il fenomeno nella sua complessità occorrerebbero modelli previsionali che tengano conto di tutte queste variabili, così come servirebbe risalire alle sorgenti di contaminazione per capire da dove arrivano i batteri che poi finiscono in mare.”