Diversi fattori ci fanno sperare che l’epidemia del vaiolo delle scimmie si possa contenere e risolvere in tempi relativamente brevi. Il fatto che sia un virus a DNA dovrebbe renderlo abbastanza stabile e tendenzialmente poco prono a mutazioni, anche se a metà settembre sono stati individuati negli Stati Uniti alcuni campioni da persone infettate in cui parti del DNA virale risultano mancanti o in diverso ordine rispetto alla sequenza nota finora. I ricercatori dello studio, al momento in fase di valutazione, non sembrano allarmati.
Queste mutazioni inoltre, non dovrebbero compromettere l’efficacia del farmaco tecovirimat, un promettente antivirale per il trattamento del vaiolo delle scimmie. È comunque importante continuare a monitorare la situazione da vicino per comprendere eventuali implicazioni epidemiologiche.
Inoltre, la trasmissione avviene principalmente per contatto stretto e non per via aerea – a differenza di SARS-CoV-2, che ha causato la pandemia da Covid-19.
Dalla nostra parte abbiamo anche la disponibilità di un vaccino e l’esistenza di centri per MST (malattie sessualmente trasmissibili) che possono supportare la campagna vaccinale e di sensibilizzazione sui comportamenti per evitare il contagio e la diffusione.
L’epidemia di discriminazione potrebbe essere invece più difficile da contenere. L’attenzione al linguaggio, evitando l’utilizzo di elementi potenzialmente discriminatori è un buon punto di partenza. Ma questo richiede uno sforzo e impegno attivo poiché, come dimostrato da involontarie leggerezze nei comunicati ufficiali, alcune cose fanno fatica a cambiare.
Un cambio di mentalità e atteggiamento è fondamentale anche per evitare l’insorgere di future epidemie. “Le malattie infettive saranno sempre con noi, ma le epidemie sono un’opera dell’uomo”, ha detto nel 2018 Gregg Gonsalves, epidemiologo di Yale, riferendosi a un focolaio di Ebola nell’Africa occidentale.
Carlo Contini, professore Ordinario di Malattie Infettive e Tropicali e Direttore della Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’Università di Ferrara invita a prestare attenzione in particolar modo alle zoonosi, cioè malattie che derivano dal mondo animale, che rappresentano oltre il 70% delle malattie infettive nell’uomo oggi “Il Covid-19 ha riportato alla ribalta l’importantissimo problema delle zoonosi un punto su cui non c’è sufficiente chiarezza, ma soprattutto non c’è sufficiente cognizione di quello che può rappresentare per il futuro della nostra umanità”. Il vaiolo delle scimmie ne è un altro esempio, che ne avrà molti a seguire se non ci sarà un maggior controllo delle attività antropiche sulla fauna e la flora, conclude Contini.
Il problema non è solo il rapporto tra uomo e natura, ma anche tra le persone stesse; come dimostrato dal vaiolo delle scimmie e dalla pandemia da Covid-19, l’accesso equo alle cure è spesso problematico. “Noi continuiamo a erigere mura sanitarie intorno all’Europa, agli Stati Uniti, al Canada, lasciando il resto arrangiarsi -dichiara ad Agenda17 Sandro Mattioli, presidente dell’associazione Plus, persone LGBT+ Sieropositive. – Ma il tema della salute che riguarda tutti, e allora deve riguardare tutti. Se noi continuiamo a non interessarci, quello che accade nel continente è che abbiamo giusto un po’ più a sud, non ne usciremo vivi.”
Una visione globale, che permette interventi tempestivi in tutte le regioni del Mondo potrebbe essere uno degli strumenti fondamentali per evitare l’insorgere di future epidemie, con le relative conseguenze sulla salute e sulla società.