Il 2023 potrebbe essere l’anno in cui l’Unione europea dirà definitivamente addio al glifosato. Mentre sempre più gruppi ambientalisti e la stessa Commissione chiedono uno stop a fertilizzanti chimici, pesticidi ed erbicidi, si avvicina il 15 dicembre, data in cui scadrà l’autorizzazione all’uso del discusso erbicida, che era stata rinnovata nel 2017.
Se gran parte dei grandi produttori chiede un rinvio, molti attivisti e ricercatori spingono per il divieto, anche sulla base di nuove ricerche, come quella appena pubblicata sulla rivista “Agronomy for Sustainable Development” dalla Scuola Superiore S. Anna e dall’Università di Pisa.
È l’erbicida più utilizzato al mondo, ma non sappiamo come agisce sulla salute
Il glifosato (o glifosate) è attualmente l’erbicida più utilizzato al mondo. Nonostante questo, come si legge nel documento pubblicato nel marzo del 2022 dalla Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO) con il titolo “A review of the impacts of crop production on the soil microbiome”, “il modo preciso in cui il glifosato agisce sul terreno rimane controverso”.
Nel documento vengono citate ricerche con risultati contrastanti, arrivando alla conclusione secondo cui “quando si ponderano gli effetti del glifosato, è necessario comprendere che anche i più piccoli cambiamenti generati da questo erbicida a livello di microbiota del terreno possono tradursi in impatti molto più importanti sulla qualità del suolo, sulla salute delle piante, sulla diffusione dei patogeni”.
Queste ricadute potrebbero interessare anche la salute animale e umana: nel 2015 infatti il glifosato è stato inserito dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro tra (International Agency for Research on Cancer – IARC) tra i “probabili cancerogeni”, mentre residui della sostanza sono stati ritrovati nelle acque e in tutta la catena alimentare.
Agroecologia alternativa dalla Scuola S. Anna
La ricerca della Scuola S. Anna e dell’Università di Pisa aggiunge ora nuovi elementi al dibattito. Con uno studio triennale centrato sulla coltivazione dei girasoli, i ricercatori hanno rilevato infatti come utilizzare una copertura di piante erbacee come la veccia riduca la presenza di piante indesiderate e fornisca azoto aggiuntivo. Usando questo metodo, le erbacee vengono solo devitalizzate utilizzando uno strumento chiamato roller crimper, senza utilizzo di erbicidi. La resa rimane invariata, come anche il possibile profitto, con vantaggi evidenti non solo per la nostra sicurezza ma anche per la biodiversità legata agli ambienti agricoli.
“La nostra ricerca dimostra che è possibile ridurre o eliminare l’uso del glifosato mantenendo o aumentando le rese e il reddito delle colture – ha dichiarato ad Agenda17 Paolo Barberi, docente di Agronomia e coltivazioni erbacee della Scuola Superiore Sant’Anna – attraverso una opportuna combinazione tra conoscenze ecologiche ed utilizzo ottimale di nuove tecnologie a basso costo e basso impatto ambientale.
È importante far presente che questi risultati si possono ottenere solo riprogettando il sistema di coltivazione in modo più diversificato, inserendo ad esempio una coltura di copertura come la veccia che è in grado di apportare numerosi servizi ecosistemici come la soppressione delle piante infestanti, l’aumento della fertilità del suolo e l’apporto di nutrienti mediante la sua elevata capacità di fissare l’azoto atmosferico e restituirlo al terreno sotto forma di fertilizzante naturale sfruttabile dalle colture che seguiranno.”
“Il nostro è un esempio perfettamente in linea con gli attuali indirizzi programmatici della Commissione Europea – continua Bàrberi – che puntano chiaramente a una riconversione ecologica dell’agricoltura per una forte riduzione degli input quali concimi e pesticidi.
I nostri risultati si inseriscono nel solco di un numero crescente di ricerche che dimostrano che l’agroecologia è un approccio vincente, non solo dal punto vista ambientale ma anche economico. Il nostro auspicio è che, in questa fase cruciale di definizione della nuova Politica agricola comune, l’Italia e tutti gli altri Stati membri sappiano e vogliano cogliere queste opportunità per dare una spinta decisiva verso una vera sostenibilità dei sistemi agro-alimentari.”
Gli interessi contrari e la guerra in Ucraina
Non tutti sembrano però pronti ad accogliere i risultati di studi come questo. Molti investitori del settore agricolo e gli stessi produttori di erbicidi e pesticidi continuano ad opporre all’introduzione di norme restrittive sul glifosato la prospettiva di un drastico calo della produzione, con conseguente maggior dipendenza dalle importazioni in un momento di crisi come quello determinato dalla guerra in Ucraina.
Già quest’estate, un gruppo di dieci Paesi membri dell’Europa centrale e orientale tra cui Bulgaria, Austria, Ungheria ha chiesto alcune deroghe e clausole da applicare agli obiettivi di riduzione complessiva dei pesticidi del 50% entro il 2030 previsti dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, proprio considerate le difficoltà legate al conflitto in corso. In vista di dicembre, prima di esprimersi sul glifosato la Commissione europea dovrà inoltre recepire due importanti pareri tecnici: quello dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (European Chemicals Agency – ECHA), che ha per il momento escluso la classificazione del glifosato come cancerogeno, e quello dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority – EFSA), ancora non pubblicato.
L’altra faccia della medaglia https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2022/02/16/glifosate-e-ogm-tecniche-sostenibili-con-sorpresa/74073
Grazie per il commento. E’ importante notare che i piani Farm to Fork e Biodiversità dell’Unione europea (così come il mondo ambientalista) non si focalizzano solo sulla riduzione delle emissioni (di cui si parla nel pezzo linkato), ma anche e soprattutto sul mantenimento di habitat agricoli funzionali alla conservazione di specie come impollinatori e avifauna, che forniscono importanti servizi ecosistemici (impollinazione, prevenzione della diffusione di patogeni). Per questo l’UE punta a ridurre pesticidi e erbicidi.