Ci scrive Fabio, in risposta alla nostra Newsletter “Istruzioni per non far votare” nella quale evidenziavamo la preoccupante distanza fra il dibattito elettorale e la reale entità e gerarchia dei problemi che ci troviamo davanti : “… sì ma alla fine non ho capito: avete un’idea su quale partito far convergere i voti per tentare di veicolare la politica alle scelte auspicate nei vs articoli? Avete un consiglio su di un voto in tal senso davvero utile?”
Ora, ovviamente, non è nostro compito proporre ai lettori cosa indicare domenica sulla scheda elettorale. Possiamo però approfondire brevemente il ragionamento che nella Newsletter abbiamo abbozzato, e questo probabilmente aiuta a rispondere alla domanda.
Partiamo dalla previsione – assai realistica – che ci saranno moltissimi elettori che si asterranno. Se ciò sarà confermato, significa che avremo un governo democraticamente espresso da una maggioranza di elettori che rappresenta però una piccola minoranza di cittadini. Basta fare un conto elementare: se voteranno sei elettori su dieci aventi diritto, il vincitore – dato anche il sistema elettorale – potrebbe ottenere una larga maggioranza di seggi pur avendo raccolto il consenso di una piccola minoranza.
Dunque, la prima cosa che si potrebbe fare sarebbe convincere a votare chi oggi è restio a farlo. Per fare questo bisogna proporre agli elettori problemi e soluzioni che li interessino. Prendiamo il caso dei giovani. È un caso significativo ed emblematico perché il massimo di astensione è previsto per le loro fasce di età, e perché dai loro interessi e dal loro comportamenti di oggi dipende il futuro. Ebbene, numerose indagini a livello nazionale e internazionale segnalano che l’ambiente è in cima alle loro preoccupazioni. Ma nonostante questo – un target preciso focalizzato su un tema chiaro facilita sempre la comunicazione- e nonostante le cronache ripropongano di continuo le conseguenze del cambiamento climatico, nei programmi elettorali e nel dibattito pubblico si trovano solamente riferimenti vaghi – e fra loro molto simili – a una generica “sostenibilità”, sempre coniugata, peraltro, all’obiettivo dello “sviluppo”. Come possano stare insieme non è detto. E proprio qui sta il primo problema: il patrimonio di fiducia necessario per riconoscersi nell’obiettivo “sviluppo sostenibile” è stato già tutto sperperato.
A questo punto, e qui proviamo ad avvicinarci maggiormente all’esigenza posta da Fabio, conviene forse fare un’altra cosa. Prendiamo proprio il problema ambientale, declinandolo ora però in questioni chiare e circoscritte: singoli elementi importanti e puntuali rispetto ai quali misurare la distanza fra nostre idee e le proposte dei partiti. Ad esempio, temi come: rigassificatori, estrazione del gas in Adriatico, nuove centrali nucleari e così via fino ai nuovi impianti per le olimpiadi invernali di Milano-Cortina. I partiti su questi temi sono abbastanza chiari, le posizioni sono spesso lontane e ognuno può facilmente vedere chi è più vicino alle proprie idee in proposito.
Altro tema cruciale è quello della sanità. L’epidemia di Covid-19 è stato – ed è tuttora – il grande banco di prova della sanità pubblica. Anche qui è abbastanza facile trovare elementi per orientarsi. C’è chi durante la pandemia ha visto negli scienziati e nei vaccini la strada da percorrere (pur con tutte le difficoltà e incertezze del caso) e chi ha costantemente presentato un quadro in cui le scelte erano pericolosamente inficiate da interessi, fino ad adombrare il complotto. C’è chi candida virologi e chi vorrebbe commissioni d’inchiesta, chi ha espresso ministri della salute e chi ha governato la sanità della propria Regione (quello che invece non troverete è la reale riorganizzazione della sanità territoriale, enunciata all’inizio della pandemia, come la principale riforma del sistema).
La guerra in Ucraina. Anche qui è abbastanza facile separare chi ha spinto per il massimo dell’intervento armato da chi è stato manifestamente più prudente.
Insomma, questo è il nostro metodo, e quello che facciamo è fornire ai nostri lettori i dati, gli elementi di contesto, le opinioni autorevoli sia degli esperti sia di chi per impegno diretto ha acquisito un “sapere laico”.
Molto abbiamo pubblicato su questi tre temi, e su tutti gli altri che articolano l’Agenda 2030 dell’Onu.