L’estate 2022 è stata caratterizzata da numerosi divieti temporanei di balneazione: livelli al di sopra dei limiti fissati per i batteri Escherichia Coli ed enterococchi intestinali, indicatori di contaminazione fecale, hanno interessato la costa adriatica, ligure e tirrenica nei mesi di giugno e luglio. Eppure secondo l’ultimo rapporto dell’European Environment Agency (EEA) che, in ottemperanza alla Direttiva europea monitora la balneabilità delle acque utilizzando gli stessi parametri, nel quadriennio 2018-2021 in Italia risultano in eccellenti condizioni l’88% delle acque, tra marine e lacustri.
Abbiamo chiesto un parere a Giuseppe Castaldelli, docente di ecologia presso il Dipartimento di scienze dell’ambiente e della prevenzione dell’Università di Ferrara.
“Al momento non ci sono dati sufficienti per risalire alle cause puntuali per cui si sono verificati questi specifici sforamenti in punti diversi della costa italiana – afferma Castaldelli -. Sono molti i fattori che andrebbero analizzati e messi in relazione: ad esempio il grado di impatto antropico, la gestione dei sistemi di depurazione, le correnti, le caratteristiche ecologiche di canali e fiumi recettori e quelle fisiche del mare antistante. Quello che possiamo fare è formulare ipotesi plausibili sul perché siano avvenuti questi fenomeni.”
I fiumi si depurano grazie ai microrganismi
L’approccio ecologico impone dunque di risalire a monte del problema, dal mare al fiume.
“Il fiume è un ecosistema – spiega Castaldelli – e in condizioni di relativa naturalità e stabilità la comunità microbica presente, vegetale e animale, ha la capacità di trasformare e digerire i reflui, in caso di un evento piovoso.”
Questo ruolo di tamponamento è svolto dal corso d’acqua anche quando, in caso di eventi piovosi importanti, si può verificare il sovraccarico delle reti fognarie, che oltre un certo valore sono autorizzate per legge a “sfiorare” ovvero a recapitare il flusso d’acqua al corpo idrico recettore.
“I fiumi forniscono da sempre gratuitamente all’umanità questo servizio ecosistemico – prosegue – grazie alla presenza di vegetazione acquatica, ma soprattutto grazie a quello che non vediamo: il numero infinitamente alto di microrganismi. Maggiore è il grado di naturalità dell’alveo, maggiore è la possibilità per il fiume di auto depurarsi. Ma perché la comunità microbica si sviluppi e agisca serve il mantenimento delle condizioni di invaso e di portata del corso d’acqua.”
La siccità mette a rischio l’equilibrio ecologico
La siccità di quest’estate ha reso, quindi, instabile il sistema.
“L’eccezionale scarsità idrica di quest’anno – continua Castaldelli – ha portato in secca numerosi fiumi e ha limitato seriamente lo sviluppo di una comunità microbica. Nei casi più gravi è come se il fiume fosse diventato un condotto di cemento, che non riesce più, in quelle condizioni, a svolgere il suo ruolo di autodepurazione.
Un ecosistema instabile non significa maggiormente inquinato, ma è meno in grado di espletare il suo ruolo di mantenimento dell’equilibrio ecologico. Un ecosistema fluviale perturbato è probabile che manifesti infatti maggiori evidenze di sforamento dei parametri perché è meno in grado di mitigare gli impatti.”
Tutto il sistema dei fiumi italiani, compreso il Po, ha sempre esercitato una grossa capacità di autodepurazione a monte, ma quest’anno i livelli di crisi idrica hanno intaccato anche l’alto corso dei fiumi, spesso andato parzialmente o del tutto in secca. In questa condizione, ad esempio, se si verificasse un fenomeno piovoso importante a decine di chilometri dal mare e, con esso, lo sfioramento del sistema fognario, i batteri arriverebbero dritti al mare, perché non troverebbero un ecosistema fluviale in salute a fargli da argine.
La grave siccità che ha interessato tutto il sistema delle reti idriche dal monte al mare è quindi, secondo Castaldelli, un’ipotesi plausibile delle evidenze di sforamento dei parametri di balneabilità delle acque costiere da tenere in conto per il futuro, visto che l’alternanza tra siccità ed eventi piovosi estremi sarà sempre più frequente.